Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
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giovedì 20 settembre 2012

La camarilla del Codazzi: complotto fascista | Daniele Marconcini a Caracas

Paolo Scartozzoni, funzionario Mae e guitto, a Caracas
Tornando all'emergenza sanitaria, quella tanto strombazzata da los escualidos, nel febbraio del 2005, il signor Daniele Marconcini, si è sentito in dovere di aggiungere la sua voce alla confusione de los escualidos. Col risultato che l'allora ambasciatore ha dovuto smentirlo: "Di che parla costui?", si dev'essere domandato. 
Stranamente, ero clandestino da più di un mese, ma proprio in quei giorni, quando il signor Marconcini era a Caracas (7-12/02/2012), a me e ad altri colleghi hanno finalmente fatto fare i documenti (11/02/2005) per circolare nel Paese. In realtà, documento è un termine improprio: la causa che ho intentato al Codazzi, ha dimostrato che quella gentaglia non mi ha mai regolarizzato. Per farlo avrebbe dovuto: 
  • registrarmi alla Camera del Lavoro venezuelana 
  • col contratto di lavoro, farmi avere i documenti 
Quegli ebeti della Giunta Direttiva del Codazzi, quell'ammasso di dementi, non hanno fatto né l'una, né l'altra procedura e, passato un certo periodo non l'avrebbero potuto più fare. Non senza autodenunciarsi, beninteso. Il risultato fu che per farmi avere la cedula, la carta d'identità, hanno dovuto corrompere un Pubblico Ufficiale. La mia cedula  aveva l'aspetto del documento coi timbri e tutto il resto ma non ne aveva la sostanza.
Quando ho provato a far rinnovare quel documento, nel 2006, all'Alcadia, nessuno voleva metterci le mani.  
Ovviamente.

Paolo Scartozzoni e Guido Brigli - acqua + terra = FANGO

lunedì 27 agosto 2012

Piero Armenti - l'emergenza sanitaria e l'emergenza legalità | Massoneria e disinformazione

In Venezuela esiste una grandissima emergenza sanitaria

Le Pharaon, olio su tela 2005 Caracas - Gianluca Salvati

La Lombardia è pronta a dare il suo aiuto, ma è necessario fare un censimento per capire la vera portata del problema sanitario, includendo anche gli italiani senza cittadinanza.
di Piero Armenti - La Voce d´Italia -

CARACAS- Ë durata solo pochi giorni (dal 7 al 12 febbraio) la visita di Daniele Marconcini a Caracas, ma sono stati giorni intensissimi, di incontri fitti con esponenti della diplomazia italiana (si sottolinea il pranzo a casa del Console Generale Fabrizio Colaceci), con imprenditori, e con esponenti delle varie associazioni della comunitá italo-venezoelana. Una full immersion, per portare a termine una missione che Marconcini stesso definisce "semplicemente esplorativa", in cui è riuscito a confermare le proprie sensazioni: la comunitá italiana in Venezuela è una comunitá preoccupata ed in parte scontenta. Daniele Marconcini, Presidente dell’Associazione Mantovani nel Mondo, non è sicuramente uno alle prime armi, ha trascorso una vita impegnandosi nel mondo dell’emigrazione e della politica (come dirigente prima nel PCI e poi nei DS), emigrazione e politica, dicevamo : un binomio strano, pericoloso se i rappresentanti di questi due pianeti inseguono obiettivi diversi, ma che appaiono coincidenti a parole. Daniele Marconcini questo lo sa, e qui in Venezuela è venuto nella sua doppia veste, come rappresentante del mondo dell’emigrazione in generale, ma soprattutto come delegato della Regione Lombardia ( piú precisamente rappresenta la Consulta dell’Emigrazione del Consiglio Regionale lombardo). E’arrivato su invito di Gianni Cappellin, presidente dell’Associazione dei Lombardi in Venezuela, per mandare innanzitutto un messaggio ben preciso: la Lombardia è pronta a rispondere ai bisogni degli italiani in Venezuela, e a farlo dall’alto della propria posizione privilegiata: è la regione d’Italia più ricca, un terzo del Prodotto interno Lordo ( Bruto) di tutto il "Bel Paese" proviene da lì.  Le sue parole sono intrise soprattutto di spirito pratico (tipico "lumbard"), né sofismi né giri di parole, è una lunghezza d’onda, la sua, ben chiara, su cui si sintonizza a perfezione la pragmaticità italovenezolana.

Paolo Scartozzoni, mentre prova un esercizio circense

d- Cosa ha fatto in questi giorni?
- Sto incontrando tutti gli organismi che rappresentano la comunitá italiana, per cui ho incontrato l’Ambasciatore il Console, gli Imprenditori. Mi sto facendo un’idea su cosa possa fare la Lombardia e la prima cosa che ho notato è che in Venezuela esiste una grandissima emergenza sanitaria, quindi noi rispetto a questo riteniamo che si debba attuare urgentemente un censimento su tutti coloro che si trovano in uno stato di indigenza"

d- Eppure l’Ambasciatore non sembra dello stesso avviso, la Comunitá italiana sembra stare in ottima forma.
- Su questo non sono d’accordo. La veritá è che non ci sono dati affidabili. Abbiamo verificato che attualmente c’è un intervento di sostegno limitato alle persone di passaporto italiano, per cui secondo i nostri dati sono assistite solo 1000 persone, ma non abbiamo nessun dato sull’emergenza sanitaria che colpisce la comunitá dei discendenti. E’ evidente che l’impegno deve essere anche rispetto ai discendenti, visto che negli anni settanta molti italiani hanno perso la cittadinanza per poter lavorare qui in Venezuela, ma non per questo hanno smesso di essere italiani.

d- Non potrebbero essere riaperti i termini per riacquisire la cittadinanza?
- Per il momento non sembra esserci questa possibilitá. Proprio per capire allora quale è l’effettiva portata dell’emergenza bisognerebbe monitorarla, fare un censimento, capire magari anche quanti sono gli italiani che hanno perso la cittadinanza ma sono bisognosi di aiuti, è necessario che i rappresentanti del Venezuela nel CGIE chiedano che venga immediatamente attivato un fondo di sostegno socio-assitenziale per il Venezuela al quale potrebbero dare un loro apporto le regioni.

d- Quale potrebbe essere il contributo della Lombardia?
- La regione Lombardia, per esempio, patrocina gemellaggi, come quello appena firmato con l’ospedale di Rosario in Argentina. L’idea è quella di obiettivi nazionali a cui le regioni possono dare il proprio contributo

d- Che tipo di interventi nel settore sanitario potrebbero aiutare la comunitá italiana?
- Innanzitutto bisognerebbe verificare chi sono coloro che non possono pagarsi una assicurazione sanitaria, e poi studiare la possibilitá di appoggiare economicamente i progetti.

d- Ad esempio?
- Ad esempio nell’aria di Valencia c’è un progetto per costruire una clinica polifunzionale per italiani, nelle cui strutture potrebbe trovare accoglienza anche la popolazione venezuelana, un altro esempio: abbiamo un’altra fondazione chiamata Oasis che vuole creare una sede ambulatoriale. Basta guardare in profonditá, per vedere che ci sono una serie di iniziative ottime, che peró vengono svolte senza un coordinamento, e senza il sostegno delle autoritá italiane. Inoltre ho potuto appurare che allo stato attuale arrivano per le associazioni, a sostegno degli indigenti, contribuiti di circa di 120-130 mila euro: sono cifre inconsistenti rispetto all’emergenza.

d- Oltre problema sanitario,quali sono le altre prioritá?
- La seconda questione che bisogna analizzare è quella della salvaguardia dell’imprenditoria italiana qui presente, il 60% dell’imprenditoria locale é di origine italiane. Ho visto che, al di lá dei giudizi sul governo attuale, la comunitá italiana si sente pesantemente condizionata dall’attuale situazione politica, quindi le sue richieste sono chiare: garanzie dal governo venezuelano per mantenere la propria presenza sul territorio.

d- Le sembra che ci sia un particolare accanimento contro l’imprenditoria italiana?
- No, ma in generale vi è una profonda sfiducia per la propria sicurezza personale, e il governo italiano dovrebbe intervenire per verificare una maggior salvaguardia della comunitá italiana. Le stesse sedi diplomatiche dovrebbero cambiare atteggiamento: ritengono di poter svolgere la loro azione solo verso cittadini italiani, o imprese che hanno sede in Italia, noi riteniamo che dovrebbero essere ricomprese anche i cittadini italiani che hanno perso la cittadinanza.

d- In che modo il governo potrebbe essere d’aiuto?
Si dovrebbe aprire un tavolo di confronto tra le esigenze che pone il governo Chavez, legittimamente eletto , e le esigenze che pone la Comunitá italiana. Ci auguriamo che il Presidente Chavez prima o poi arrivi in Italia e che su un tavolo di governo si esamino le opportune ipotesi. Bisogna tener conto che qui la imprenditoria italiana è medio-piccola, ed é verso questa realtá che vanno concentrati gli sforzi istituzionali e diplomatici. Perché in fondo la imprenditoria italiana in Venezuela è la comunitá italiana stessa.
Piero Armenti//La Voce d´Italia


Copia della Lettera inviata dal Presidente Marconcini alla Regione Lombardia


Alla cortese attenzione del Presidente del consiglio Attilio Fontana
e p.c.
Al Presidente delegato della Consulta dell'Emigrazione Marcello Raimondi
All'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale Lombardo
Ai Gruppi Consiliari della Regione Lombardia

Signor Presidente come puo' vedere dalla rassegna stampa, i problemi in Venezuela per la comunita' lombarda ed italiana sono seri e complessi. Questo dovrebbe portarci ad unire sempre più le forze come mondo lombardo ed italiano all'estero, rafforzando il loro rapporto con le istituzioni nazionali e regionali. La nostra comunità, considerata generalmente su posizioni antigovernative, ha una posizione critica sul Governo Chavez non in forma preconcetta ma basata su fatti concreti, soprattutto sulla eccessiva concentrazione del potere politico ed economico nelle mani del governo e sull'assenza di una vera e propria opposizione, la quale nonostante la protesta di piazza degli ultimi anni, non riesce ad esprimere ne' un leader ne' una seria alternativa al Chavez. Una situazione che sta creando elementi legislativi inquietanti sia sulla libertà d'impresa, sulla libertà di stampa che che sulla proprietà privata (non quella dei latifondi per intendersi). Questo con una militarizzazione evidente della società venezuelana con un modello di controllo sociale "cubano" (ben 26mila i cubani sono presenti nel paese nei Comitati di quartiere e di Circoscrizione) e una pressochè totale assenza dell'Europa e dell'Italia nei vari progetti di sviluppo del paese. Detto questo dobbiamo,a mio avviso, discutere principalmente sui fatti e sulle esigenze della comunità italiana e lombarda, evitando giudizi ideologici e semplicistici e su questi dare un parere. Può darsi che alla fine questo governo faccia bene ma per poterlo affermare, servono risposte positive ed urgenti che la comunità italiana non ha ancora avuto. Una comunità che vive nella paura,un dato di fatto anche questo indiscutibile. Una sindrome "libica" che si sta impadronendo dei nostri italiani preoccupati di perdere tutto da un giorno all'altro. Una situazione minimizzata dalle nostre rappresentanze diplomatiche nel paese con una prudenza che appare ai più, un'assenza ingiustificata nel rappresentare le esigenze della Comunità presso il Governo italiano. La comunità italiana rappresenta il 60% della piccola e media impresa venezuelana.  Un effetto certamente esasperato dallo scontro politico causato da tre anni di manifestazioni di piazza e dal referendum revocatorio indetto dall'opposizione per costringere alle dimissioni l'attuale Presidente della Repubblica Chavez. Fatto che, forse, non ha consentito gli approfondimenti democratici dovuti creando forme di autodifesa da parte del governo insediato che stanno ingessando la vita pubblica e sociale del paese. Ora però Chavez ha vinto il referendum e questo non può essere dimenticato. Egli può governare sino alla fine del suo mandato legittimamente. Per questo ora è arrivato il momento del dialogo e del confronto nelle sedi più appropriate che per quello che riguarda la nostra comunità non possono che essere istituzionali. Un approfondimento che non può più essere dilazionato da parte di tutti : istituzioni e componenti sociali. Le faccio presente nel concludere, la necessità di tutelare le imprese lombarde ed italiane presso il nostro Governo con un riconoscimento nel futuro Statuto della Regione della cosiddetta "mobilità lombarda nel mondo", elemento di recente novità radicatisi negli ultimi decenni che si aggiunge alla tradizionale emigrazione di fine secolo e degli anni '50. Una presenza importante che meriterebbe una specifica legislazione di sostegno, favorendo un rapporto sempre più stretto con l'imprenditoria lombarda.
Certo di un suo riscontro presso le sedi competenti,porgo i miei più cordiali saluti.

Daniele Marconcini
Presidente dell'AMM
Rappresentante del Consiglio Regionale Lombardo
nella Consulta dell'Emigrazione

In Italia esiste una grandissima emergenza legalità

Nonostante fossi stato convocato da una funzionaria del Ministero degli Esteri, Anna Grazia Greco, mi sono ritrovato stranamente senza contratto e in fin di vita (dic. 2004)
Ora, quel contratto non è mai arrivato, né una parvenza di regolarizzazione, come hanno dimostrato le sentenze del Tribunale di Caracas. Né mi risulta una presa di posizione in mio favore da parte dell'Istituzione da cui ero stato convocato. Al contrario, nel 2008, alcuni infami di quella stessa istituzione normalmente chiamata Farnesina, hanno osato mettere in dubbio il mio equilibrio psichico.
Da che base partisse questa diffamazione istituzionale, non è dato saperlo. Mistero al ministero.
Credevo che questi sistemi fossero propri dei regimi reazionari, le tristemente rinomate dittature, ma ho avuto tempo e modo per ricredermi.

Anche se ritengo di aver subito delle vere e proprie ingiustizie, voglio essere superiore e lanciare un messaggio di distensione a questa gentaglia.
In fin dei conti, come hanno cercato di convincermi gli indottrinatori al catechismo, bisogna amare i propri nemici come se stessi, o qualche minchiata simile.
E allora voglio dire a quegli inservienti di regime al soldo del Ministero degli Esteri e a qualche mummia in avanzato stato di decomposizione che li ha diretti:

"... y todavia, todos ustedes me lo chuparon..."

Gianluca Salvati 

Una risata vi seppellirà, olio su tela 1996


Extranjero - E 82.360.383, cedula de identitad (tarocca)
Documento ottenuto illegalmente, dopo più di un mese
di clandestinità, tramite corruzione di Pubblico Ufficiale
e in assenza di registrazione alla Camera del Lavoro.
Per non parlare delle difficoltà affrontate in Italia per
ottenere il riconoscimento del punteggio maturato e
 dell'affannosa quanto inutile ricerca dei legittimi contributi
maturati in quegli anni di lavoro al limite dello sfruttamento.

lunedì 28 maggio 2012

Donne di mafia - Le gemelline dell'intrigo: Minerva Valletta & la señora Baffone

In realtà non sono parenti, anche se nella sostanza sono speculari l'una all'altra, per questo le chiamo le gemelline dell'intrigo. La prima è la Minerva Valletta, moglie del signor Bagordo, autista dell'ambasciata italiana di Caracas.
Minerva Valletta è anche la cugina del cantante neomelodico Franco de Vita, già commendatore del lavoro nel 2010, che nel 2004 pubblicava il Cd Stop.


Stop, Franco de Vita
 Il 2004 è anche l'anno in cui ho cominciato a lavorare per il Ministero degli Affari Esteri alla scuola Agustin Codazzi di Caracas. In quella scuola ho conosciuto le due piantagrane, sempre sopra le righe, di Minerva Valletta e Adline Borges 


Minerva Valletta, moglie dell'autista dell'ambasciata sig. Bagordo
 La seconda è la señora Baffone, Adline Borges, avvocato ed ex moglie del signor Baffone, il quale dal 2006 è al Cairo (Egitto) per lavoro. Di cosa si occupi costui non ne ho idea, ma, data la genia, credo nulla di buono.

Consorterie: i gaglioffi del Codazzi e il Ministero Affari Esteri | Anna Grazia Greco: la truffa della "chiamata diretta"

Quando nel settembre 2004 fui chiamato dalla dirigente Mae (Ministero Affari Esteri) Anna Grazia Greco, dirigente scolastico presso il Consolato Generale di Caracas, per lavorare in nero come insegnante della scuola dell'associazione "Agustin Codazzi" (associazione senza scopo di lucro con conto cifrato su banca svizzera: Credit Suisse, filiale di Lugano), mi fu affidata la classe 2ª dove c'erano i figli delle gemelline dell'intrigo: Minerva Valletta e la señora Baffone. Per dirla in breve quelle due le ho avute costantemente fra i piedi, dal primo momento. 
Che fossero due piantagrane mi è stato chiaro fin da subito. La señora Baffone, per esempio, non ha avuto scrupoli nell'affermare in tribunale, insieme ad altri avvocati lestofanti, che la cricca Codazzi a me non mi conosceva. 
Per fortuna non tutti quelli dell'associazione Agustin Codazzi erano dei lestofanti, ma c'erano persone a posto che a suo tempo hanno saputo da che parte stare, come la preside Lucia Veronesi.


Nulla dies sine linea, motto massonico dell'ass. Agustin Codazzi - Anna Grazia Greco

Consorterie: la cricca del Codazzi | Clandestino in Venezuela - Paolo Scartozzoni e la pagliacciata della commissione Mae - Bruno Teodori

A raccontarla sembra una storia incredibile. Per fortuna, ciò che affermo lo posso anche documentare con ben tre sentenze dei tribunali del Venezuela, dato che a suo tempo mi sono rivolto alla Giustizia di quel Paese. Così ho appreso (ma l'ho scoperto in un secondo momento) di aver lavorato quasi due anni senza essere formalmente regolarizzato alla normativa del lavoro del Venezuela. Come risulta dalla prima sentenza, quei cornuti dell'associazione di chiaviche del Codazzi, si erano presi la briga di segnalare la relazione di lavoro presso gli organismi preposti solo a fine rapporto, nel 2006. 
Immagino che su quest'aspetto avrebbe dovuto vigilare la dirigente della Pubblica Amministrazione, Anna Grazia Greco
Cosa che non fece. Cosicché il contratto di lavoro era diventato un miraggio, e sto parlando di un contratto annuale, da precariato tout court
I colleghi mi dicevano che, l'anno precedente (2003/04), avevano ottenuto il contratto senza problemi. Già, ma c'era un altro dirigente, il professor Bruno Teodori, che conosceva il proprio mestiere e sapeva farsi rispettare da quella gentaglia.

omaggio a Bruno Teodori, una persona onesta
 Inoltre, mi ripetevano i colleghi: “Vedrai che il contratto ce lo faranno firmare prima di Natale...” Il contratto non giunse neanche per quella data (dicembre 2004), in compenso a me, in quel periodo arrivò l'accidente, un avvelenamento che mi stava quasi stroncando.

Cedula de identitad, (fasulla), ottenuta dietro corruzione di Pubblico Ufficiale

Crcs05: all'attenzione di Paolo Scartozzoni, funzionario Mae
 
 Minerva Valletta, olio su tela 2005 Caracas - Gianluca Salvati
Quando il 12 gennaio ritornai a scuola, ero clandestino a tutti gli effetti: il visto turistico era scaduto  da più di due mesi
Dopo circa un mese mi mandarono con altri colleghi a fare la cedula, la carta d'identità venezuelana. Quando provai a rinnovarla, nel giugno dell'anno successivo, scoprii che era pressoché impossibile: quelle latrine vaganti dell'ass. Agustin Codazzi avevano corrotto un funzionario per omettere gli intrallazzi e le irregolarità commesse. Come se l'idea di regolarizzarmi non fosse nei progetti di quella gentaglia neanche alla lontana. Dunque il mio rientro non era stato previsto e dovette risultare parecchio destabilizzante per quella feccia e per i loro padrini politici.
Tanto per avere un'idea del livello di insabbiamento adottati in favore di quelle specie di latrine stagnanti del Codazzi basta leggere l'articolo, molto parziale a dire il vero, scritto da Piero Armenti dopo la "visita ufficiale" della delegazione Mae. 

venerdì 9 settembre 2011

L'anfitriona del Codazzi: Enza Mejias, napoletana, amica di Minerva Valletta | Scene da un matrimonio

Nell'ottobre 2005 fui invitato al matrimonio di un conoscente italiano. La cerimonia si teneva nella regione di El Vighia, Venezuela nordoccidentale, al confine con la Colombia.


Avevo acquistato da pochi mesi la fotocamera digitale e scattai foto al lieto evento.


Quando ho rivisto quelle immagini, mi ha colpito la costante di espressioni guardinghe e immusonite che a suo tempo non avevo notato.




Aspetto degno di nota è che io, fino all'ultimo momento, ero incerto se andare o meno a quel matrimonio: si trattava di fare un lungo viaggio e in quel periodo non mi andava di muovermi.
Fu Enza Mejias, l'anfitriona del Codazzi, a convincermi ad andare: "...è un tuo amico!", mi disse. Non era vero, era un collega e non un amico. 
A proposito di amici, Enza Mejias era una grande amica di Minerva Valletta.

Minerva Valletta, moglie del signor Bagordo, autista dell'Ambasciata d'Italia a Caracas
Da buona anfitriona, nonché segretaria  per l'associazione di delinquenti patentati "Agustin Codazzi", Enza organizzò lì per lì una colletta per l'ex collega che si sposava, con tanto di teatrino: non c'era dubbio, era un talento nel suo genere. "Portaglieli con i nostri auguri", mi disse più o meno, consegnandomi i soldi alla fine della recita.

Enza Mejias, napoletana - Escuela Agustin Codazzi, Caracas

Cosicché, con la benedizione di Enza Mejias, la segretaria napoletana della scuola "Agustin Codazzi" di Caracas,  onorata associazione culturale senza scopo di lucro, epperò, con conto cifrato su banca svizzera, Credite Suisse, filiale di Lugano, andai a El Vigia...

Enza Mejias, segretaria anfitriona - Escuela Agustin Codazzi Caracas
 





mercoledì 15 dicembre 2010

Diritti e doveri | Como, 6 ottobre 2010: Mariastella Gelmini - Franco Frattini

Gianluca Salvati  | via ...... - 22100 Como  |  cell. .........  |  email: ........
Ministero degli Esteri
Palazzo della Farnesina
Roma
e.p.c. Ministero dell'Istruzione


Spett.le ministro, mi chiamo Gianluca Salvati sono un maestro di scuola primaria che ha insegnato all'estero. Ho lavorato dal 2003 al 2004 a Casablanca (Marocco) e dal 2004 al 2006 a Caracas (Venezuela). Essendo stato chiamato da funzionari del suo ministero mi piacerebbe avere chiarimenti in merito ad alcune vicende:


·   Vorrei sapere dove sono i contributi di quei 3 anni di insegnamento, dato che NON HO AUTORIZZATO NESSUNO A DERUBARMI.
· Come mai il 29/08/2008, all'ambasciata italiana di Caracas, mi è stato riservato un trattamento da PERSONA NON GRADITA? Non ho mai commesso reati e pago regolarmente le tasse!
· Per quale motivo, nei giorni successivi al 30/08/2008, impiegati della Farnesina contattati dai miei familiari, hanno osato mettere in dubbio il mio equilibrio psichico ?


Distinti saluti
Como, 06/10/2010
Gianluca Salvati

on. Franco Frattini, ex  ministro degli Affari Esteri





venerdì 10 dicembre 2010

Consorterie: la cricca del Codazzi | Consolato Generale di Caracas – Anna Grazia Greco & la señora Baffone

Data la situazione poco amichevole che trovai in quei giorni, decisi di anticipare la partenza per l'Italia. Così, dopo aver provato senza successo alla sede dell'Alitalia, mi recai al Consolato Generale d'Italia, reame di Anna Grazia Greco.
Era un mercoledì mattina verso le 8, dunque il consolato non era aperto al pubblico. Alle 10 avevo appuntamento con una ex-collega in un bar di Chacao: lo stesso quartiere dove si trova il consolato. Per puro caso, recandomi al consolato, avevo assistito dal taxi a una scenetta molto istruttiva: la conoscente che dovevo incontrare parlava con una personcina di mia conoscenza la señora Baffone con la sua tirapiedi. La señora Baffone era la cognata di Minerva Valletta (vd. post Poco più di un megafono) ed era tra quegli avvocati del Codazzi che davanti al giudice avevano affermato di non conoscermi...
 

La foto qui allegata, appunto, dimostra invece, casomai ce ne fosse bisogno, che io la conoscevo bene.

la señora Baffone
Per l'animosità che dimostravano la señora Baffone e la mia ex collega, non lasciavano molti dubbi sul tipo di sorpresa che avrei ricevuto in quel bar di Chacao quella mattina: ad occhio e croce avrei detto che stessero studiando il modo migliore per farmelo andare di traverso, quel caffé...


In portineria chiesi della dott.ssa Greco. Il custode sembrò disponibile, chiese il mio nome e parlò al citofono. Mi rispose che la dottoressa era impegnata al telefono e dovevo attendere il carabiniere per il mio caso. Tradotto in italiano: la dottoressa Anna Grazia Greco non voleva vedermi.
Quando giunse il carabiniere in consolato, col suo scooter, sembrava il console in persona per com'era rilassato. Appena parlò col custode, però, gli si stravolse la faccia. Potei cogliere la sua espressione in pieno, perché, dandomi le spalle, in quel momento si era girato per guardarmi.
Il carabiniere salì in consolato. Quando tornò, impettito, in uniforme, si diresse verso di me che attendevo fuori dal cancello.
Mi presentai, gli spiegai della causa vinta contro la Giunta del Codazzi e delle situazioni che mi stavano accadendo in quei giorni. Gli dissi che volevo anticipare il rientro in Italia. L'appuntato, dopo avermi ascoltato, mi rispose che non avevo elementi per le mie affermazioni. Secondo lui, avrei dovuto riportare qualche segno tangibile, come ferite o altro... Disse che lui stesso era stato attraccato (=rapinato) diverse volte perché “... è il paese che è pericoloso...”. Inoltre, aggiunse che il consolato non è un'agenzia di viaggi, dove potevo cambiare le date dei voli a mio piacimento. 
Allora gli dissi: “...e se questi figli di puttana mi stanno preparando uno scherzetto?”, riferendomi a quei farabutti della Giunta del Codazzi, gli si stravolse nuovamente la faccia e questa reazione fu più eloquente di quanto potesse immaginare.
Chiesi della Greco. Mi disse che era in riunione col console (questa scusa la conoscevo già).
Certo, non potevo obbligarla a ricevermi, anche se costei mi aveva chiamato personalmente (settembre 2004) per insegnare al Codazzi. E non si era mai preoccupata per i professori: l'unico professore proveniente dall'Italia a vantare un contratto nel primo anno di insegnamento era un suo amico. In quel momento, quel mercoledì mattina, non pretendevo niente, potevo ben capire la sua frustrazione: non si aspettava che mi presentassi in consolato, sapendo che dovevo andare in quel bar di Chacao... Non a caso.
Non è necessario scaldare la poltrona di un ufficio diplomatico per elaborare correttamente le informazioni: che ci fosse il suo zampino dietro quell'incontro lo sapevo dalla sera prima, quando la mia ex-collega mi diede l'appuntamento. Ora ne ricevevo la conferma. Punto.
Gianluca Salvati

p.s. Non andai all'appuntamento in quel bar, ma avvisai comunque la mia conoscente

lunedì 3 maggio 2010

Max Mauro - Un pittore napoletano a Caracas - La Voce d'Italia

CARACAS– Che ci fa un pittore napoletano a Caracas? E’ la prima domanda che il cronista si pone incontrando Gianluca Salvati, artista figurativo con alle spalle diverse mostre collettive e una personale nella città di origine, che da due anni risiede nella capitale venezolana.
Sono arrivato come insegnante della scuola italiana Codazzi”, risponde con un sorriso aperto e il tipico accento della sua terra di origine questo giovane che non dimostra i suoi 38 anni. “A un certo punto della mia vita mi sono trovato di fronte a una scelta: vivere di pittura facendo delle opere commerciali oppure trovarmi un lavoro che mi consentisse di continuare a dipingere ciò che più mi piace, senza badare al mercato. Così ho rispolverato il diploma magistrale che ho conseguito prima di compiere gli studi all’accademia dell’arte di Napoli e mi sono immerso nell’insegnamento”. Prima di arrivare in Venezuela, Gianluca ha vissuto per un anno a Casablanca, in Marocco, lavorando sempre come insegnante di italiano. Sembra che la sua vita sia legata all’incontro con altre culture, allo spaesamento di chi decide di vivere lontano da casa. Un emigrante moderno o un artista alla ricerca di stimoli?
Mi piace entrare in contatto con altre culture, ma non è stata una decisione programmata quella di venire in Venezuela o andare in Marocco. Si è presentata l’occasione e l’ho colta, tutto qua. E’ chiaro che tutto quello che vedo e assorbo nei luoghi i cui vado mi trasmette qualcosa che in un modo o nell’altro poi traspongo nei quadri”. Nel suo periodo venezolano ha creato sette opere, sette quadri di forte impatto emotivo, perché tutti hanno per protagonisti figure umane, ritratte in posizione distesa, viste di fronte. “Una delle prime cose che mi hanno colpito a Caracas erano le persone distese in strada, mendicanti e barboni. Vedevo qui corpi e mi veniva istintivo di raccogliere degli schizzi o di fotografarli. Non l’ho fatto, per pudore o rispetto, ma poi, quando ho sentito il bisogno di dipingere, ho affittato uno studio e il risultato del mio lavoro sono questi quadri”.
Il rapporto di Gianluca con la pittura è molto intenso, ammette che è la cosa che gli piace più fare nella vita, ma trascorre lungo periodi senza dipingere. “Fin da piccolo ho avuto la passione per i colori e il disegno. La mia è una famiglia di musicisti: la nonna, il babbo, i miei due fratelli, tutti musicisti. Io sono l’unico che si dedica alla pittura, però passo dei lunghi periodi in cui non mi avvicino alla tela. Per dipingere serve tranquillità e in certi momenti devi lasciare maturare le sensazioni che vuoi trasmettere dipingendo, devi studiare, ricercare”.
Nei primi tempi non riusciva ad abituarsi al clima dei Caraibi e soprattutto all’assenza delle stagioni come si vivono in Italia, ma ora si è affezionato al paese. “Ci sono dei paesaggi spettacolari e il ritmo della vita è più rilassato, meno stressante. E poi stando in America Latina ho avuto modo di conoscere le opere di grandi artisti come il venezolano Jesus Soto o il messicano Rufino Tamayo. Mi piace molto anche l’artigianato indigeno, i lavori fatti a mano”, dice.
Chiusa l’esperienza alla scuola italiana, Gianluca sta ora seguendo un corso di grafica, altra sua passione, e programma il rientro in Europa. Prima di partire deve tuttavia prendere una decisione: che fare dei quadri realizzati in Venezuela? “Al principio non mi piacevano, poi ho cambiato idea e forse alcuni li porterò con me, anche se non è facile svolgere la tela, rischi di rovinarli. Insomma, non ho ancora ben chiaro che farne, forse li regalerò. Venderli? Non li ho pensati per questo”.
Pubblicato il 08 maggio 2006 da Max Mauro-9/5/06

mercoledì 28 aprile 2010

Le vie dell'arte: pittura e massoneria | Il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci

Alcuni mesi fa ho avuto il piacere di ammirare, per la prima volta, il San Giovanni battista di Leonardo da Vinci. Il quadro era esposto a Milano ed era visibile gratuitamente grazie allo sponsor dell'iniziativa, la multinazionale Eni
Al termine della visita ho posto qualche domanda a una delle guide. Volevo sapere se quel dipinto avesse un particolare significato per i massoni. L'addetta non ha saputo rispondermi, ma si è prontamente inserito un suo collega per contraddirmi, come se la mia curiosità fosse un pretesto per creare fastidi. La mia domanda non era gratuita: la fondazione della massoneria risale al giorno di San Giovanni battista, per questo, sul momento, ho trovato delle attinenze con il quadro di Leonardo da Vinci. Di fatto, sia le guide che alcuni visitatori si sono premurati di affermare che quel quadro di Leonardo è un quadro religioso: “c'è anche la croce...”, ha aggiunto una signora.
Evidentemente devo avere la testa dura, perché non mi tornavano i conti. Ma la versione bigotta di Leonardo, malgrado il parere di preti e politici, mi sembrava una vera e propria minchiata. Un artista del suo calibro, genio universale, non poteva essere così naif da credere a tali favolette. Uno che ha sperimentato in prima persona l'ambiente insidioso della corte papale, dove lo si accusava di stregoneria, doveva aver ben chiara la differenza che c'è tra il fare e il predicare. A Roma, Leonardo non solo non ha avuto la possibilità di lavorare, ma poco ci mancava che lo nominassero buffone di corte. Per questo motivo, accettò l'invito del re di Francia a lavorare presso di lui. La fuga di cervelli dall'Italia è cominciata proprio con Leonardo da Vinci. Un genio che il mondo intero ci invidia, in fuga da un potere retrogrado e bigotto.


San Giovanni Battista, part. olio su tela - Leonardo da Vinci

Pochi giorni dopo, il dubbio mi si è risolto, complice un fascicolo allegato alla rivista Art e dossier sul disegno di Leonardo (autore Carlo Pedretti), al cui interno c'è un disegno molto eloquente, poco dissimile dal San Giovanni battista visto a Milano. La differenza consiste nella simbologia: anziché la croce e i simboli dell'eremita, il protagonista, nudo, mostra un'erezione. Dunque: Leonardo da Vinci ha tenuto con sé per tutta la vita il quadro di un suo amante. Un'immagine paganeggiante, benché travestita di simboli cristiani.

A quel punto i conti mi sono ritornati. Ho capito che certa gente non perderà mai il vizio di mistificare la realtà e manipolare le masse: sarà per questo che sono molto orgoglioso del mio relativismo.
Gianluca Salvati

Non credo in niente, non ho paura di niente: sono libero.
Nikos Katantzakis


San Giovanni Battista è stato utilizzato entro una certa linea d'interpretazione della storia della Massoneria come una prova della sua stretta affinità con società esoteriche attive molto prima del 1700 e del suo accesso ai relativi segreti. Il Santo infatti godeva di particolare venerazione da parte dei Templari (in questa linea interpretativa sopravvissuti alla loro soppressione ufficiale) e dei Rosa-Croce.

La Massoneria – Il vincolo fraterno che gioca con la storia. Edizioni Giunti
 

 

gianluca salvati

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Gianluca Salvati - Lotta di cani

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