Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.

lunedì 17 dicembre 2012

Fascismi vecchi e nuovi: Mirko Tremaglia, Guido Brigli & Paolo Scartozzoni - omissis | Anna Grazia Greco - Piero Armenti | Franco Chirico & Kiko Arguello

Nei primi mesi del 2004, è partita una campagna allarmistica sullo stato della democrazia in Venezuela. Gli articoli in questione hanno avuto un picco tra maggio e giugno del 2004, quando dalla stessa testata si domandava a gran voce cosa accadesse in Venezuela.


La campagna è culminata con una lettera di Guido Brigli, tramite Daniele Marconcini, al ministro (per gli italiani all'estero) Mirko Tremaglia.
La lettera comincia con un italianissimo omissis, che è tutto un programma di opacità e mala fede.

Non entro nel vivo delle questioni sollevate, perché conoscendo il personaggio (Guido Brigli)  e chi rappresenta (l'associazione “Agustin Codazzi”), direi che il 98% dei contenuti della lettera sono fumo, il resto è cenere. Ma vorrei fare un paio di considerazioni sul contesto e su alcuni attori di questa farsa.

Caracas, maggio 2004
  •  Anna Grazia Greco è dirigente della scuola “Agustin Codazzi”, essendo venuto a mancare, nello stesso anno, il dirigente incaricato dal Mae, il professor Bruno Teodori. Da tempo Anna Grazia Greco volteggiava su Caracas come un samuro (avvoltoio locale ndr.) per tenervi non meglio precisate "conferenze"
  • Piero Armenti è appena giunto a Caracas a fare pratica di giornalismo. Vive da sua zia, poco lontano dall'appartamento che affaccia su Sabana Grande, dove avrà per vicina, molto casualmente ma molto opportunamente, M.
  • Io insegno in Marocco, dove ho già detto che non sarei ritornato a lavorare per il successivo anno scolastico; inoltre, nel dicembre del 2003 è giunta una telefonata a casa mia a Napoli, da parte di una scuola argentina: c'è un posto di insegnante per me. Dunque metto in conto, avendone l'opportunità, di andare a lavorare in America latina
  • Franco Chirico, responsabile della comunità di catecumeni frequentata dei miei genitori da più di 20 anni, ha la famiglia a Caracas, curiosamente a poche centinaia di metri dove troverò casa. I nipoti di Franco Chirico hanno frequentato la scuola Agustin Codazzi, ovvero dove sono stato chiamato ad insegnare. Ciò significa che hanno frequentato quegli ambienti, almeno per 15 anni: la scuola "Agustin Codazzi" di Caracas, infatti, ha classi dalla materna alle superiori. Ma, molto casualmente, il sant'uomo non ne ha mai fatto cenno.
Nulla dies sine linea: Guido Brigli e Paolo Scartozzoni

mercoledì 12 dicembre 2012

Storia di un quadro: "Lotta di cani" | Antonio Nazzaro, Andrea Dorato, Kyong Mazzaro

Nell'agosto del 2008 ritornai in Venezuela per riscuotere il meritato assegno estorto a quei papponi escualidos dell'associazione delinquenziale “Agustin Codazzi”. In quel periodo c'erano a Caracas diversi conoscenti, Piero Armenti, per esempio, che non mi è capitato di rivedere, neanche per sbaglio... In compenso ho potuto rivedere e riabbracciare la sua ex ragazza. Piero Armenti le stava facendo credere che voleva stabilirsi in Venezuela, mentre, proprio in quei giorni avevo avuto conferma del fatto che, di lì a poco, sarebbe andato via dal Venezuela. Definitivamente. 
Delle persone conosciute negli anni 2004-2006 a Caracas, ho incontrato Antonio Nazzaro, ex impiegato al Centro Italiano di Cultura, che in quel momento si barcamenava in alcuni non meglio precisati progetti pseudoculturali. Non sono riuscito a capire di cosa si occupasse Antonio Nazzaro né, principalmente, come. Ma, guardando le sue produzioni video, direi che lo scopo delle sue creazioni non fosse chiaro neanche a lui stesso. 
In compagnia di Nazzaro, c'erano alcune persone brillanti come Andrea Dorato e Kyong Mazzaro.


Andrea Dorato era l'“animatore culturale” dell'esclusivo club per aspiranti artisti “Antonio Nazzaro & company”. Un giorno ho visto Andrea Dorato scansionare alcune pagine da un libro per poi caricarle su un blog, pubblicandole seduta stante. Al momento non ho capito il senso di quell'operazione. Aveva scelto una pagina e via: scansione e pubblicazione. Senza alcun lavoro di rifinitura o di adeguamento ad immagini presenti o ad altri testi. Un'altra volta, in un momento di finto cameratismo, Andrea Dorato mi confessò di essere stato un ex squatter, ovvero quel tipo di giovani, per lo più di sinistra che occupano locali e case sfitte. L'affermazione mi lasciò perplesso: apparteneva a quel genere di confidenze non richieste che stonavano, e non poco, col marchio di fabbrica di chi le pronunciava... Si, perché il colore di Andrea Dorato virava decisamente al nero seppia (quel fascistello).

Lotta di cani (Kyong Mazzaro), olio su tela 1999 - Gianluca Salvati 

La giovane e brillante Kyong Mazzaro, mezza coreana e mezza italiana, restava la più enigmatica, forse per l'aspetto esotico, o più semplicemente, per l'estrazione familiare, ovvero quella sorta di imprinting dovuto all'ambiente di provenienza: costei si muoveva con la fissità e la calma vigile di un rettile. Al momento la Kyong Mazzaro si dava ai blog, almeno questa era la spiegazione che dava alla sua presenza. In realtà di lì a poco si è data alla carriera universitaria, dalla Sapienza di Roma alla Columbia University negli States.

Grazie a Kyong Mazzaro ho capito perché certe categorie di persone godono di privilegi sproporzionati alle loro mansioni, si pensi, ad esempio,  alle baronie accademiche in Italia.
Lì in mezzo, tra quella gente brillante non c'era neanche un microgrammo d'arte. Neanche per sbaglio. 
Era tutto una totale fiction. Tutto un fottuto bluff. Uno specchietto per allodole. Io ero un tordo capitato lì per caso, ma poi neanche tanto per caso: non era un caso che fossi finito lì a Caracas nel 2004, anzi... Col senno di poi, direi che la cosa fosse stata preparata con largo anticipo...

lunedì 26 novembre 2012

Piero Armenti & Antonio Nazzaro: storie di ordinaria disinformazione


In un' intervista ad Antonio Nazzaro, ex impiegato dell'Istituto Italiano di Cultura di Caracas, Piero Armenti offre l'ennesimo saggio di ordinaria disinformazione:


In particolare quando chiede al Nazzaro che elementi ha per la sua “autodenuncia” e questi gli risponde che alla Bolivar y Garibaldi, accettano di tutto, compreso (lui) professori non abilitati e senza titoli. Mentre al Codazzi, sotto la mala gestione di Anna Grazia Greco, continua il Nazzaro, prendono solo professori abilitati... 
Piero Armenti resta in silenzio per qualche infinito secondo a questa patetica affermazione. Piero Armenti sa bene, a meno che non abbia seri problemi di amnesia (in tal caso sarebbe bene che cambiasse lavoro) che al Codazzi c'era una percentuale risibile di insegnanti abilitati. In particolare, nell'anno scolastico 2004/2005, su un totale di 6 insegnanti provenienti dall'Italia, c'ero solo io con l'abilitazione. 
L'anno successivo eravamo in 2.
M, la collega che viveva affianco alla casa di Piero Armenti, per esempio, lei non era abilitata. Immagino che in due anni di quasi convivenza questa informazione gli sarà arrivata. Inoltre, è altrettanto curioso che Piero Armenti ignorasse le denunce piovute sul Codazzi da parte di quel gruppo di insegnanti, M. compresa.
Sarebbe interessante sapere per quale motivo a Piero Armenti stanno tanto a cuore quel branco di escualidos idioti dell' “Agustin Codazzi”.


l'intervista ad Antonio Nazzaro è di Piero Armenti, l'apprendista


sabato 24 novembre 2012

Minerva Valletta e la señora Baffone: "Il problema" - Escuela Agustin Codazzi Caracas

Quando Lucia Veronesi ci fece ritirare i volantini in cui, almeno, si spiegavano le ragioni di  proteste e probabili scioperi da parte di noi insegnanti, mi salì un'incazzatura unica. Non mi andava di fargliela passare liscia a quei lestofanti della Giunta Direttiva. Cosicché, su due piedi, inventai una contromossa. Feci scrivere un problema per casa in cui si descrivevano, per sommi capi, i motivi di conflitto con quei delinquenti in doppiopetto. In sintesi, dei professori erano stati chiamati da alcuni imbroglioni in Venezuela. E dopo, gli imbroglioni, per non smentirsi, non volevano pagare i professori...
Era appena una piccola parte della verità, neanche la cima dell'iceberg, ma era l'inizio di qualcosa.
Da quel momento in poi, tra me e loro ci sarebbe stata la guerra: da allora, quegli infami un problema ce l'avevano per davvero... il problema ero io.


Das Problem, Selbstporträt
 
Quella sera ci fu l'ennesima riunione perditempo con quei mangia pane a tradimento, dell'associazione delinquenziale senza scopo di lucro “Agustin Codazzi” (con conto cifrato su banca svizzera, la Credìt Suisse – filiale di Lugano). 
Prima che entrassimo, alcuni elementi della Giunta erano chiusi in una sala a discutere. Dire che discutevano è un eufemismo: in realtà, a giudicare dal trambusto di voci, pareva che si stessero scannando. Non li avevo mai sentiti gridare, avevano dei modi molto cardinalizi: sempre abbottonati e felpati, difficilmente gli sfuggiva una parolina in più; quella sera, invece, erano molto alterati e stavano gridando. 
Quando ne uscì Guido Brigli mi fece addirittura pena tanto era conciato: sembrava che l'avessero appena picchiato.


Autoritratto, penna su carta - Gianluca Salvati

 
Colpiti e affondati, dunque: il problema era andato a segno...  Ed era appena l'antipasto.
Il “problema” ebbe il merito di far venire fuori i diversi attori di quella patetica farsa
Le gemelline dell'intrigo, Minerva Valletta e Adline Borges, il giorno successivo provarono inutilmente ad attaccarmi, dimostrando come fossero legate mani e piedi a quei filibustieri cerebrolesi della Cricca Codazzi e la sua dirigente Anna Grazia Greco.
Fu una vera sorpresa riscontrare quanto le due gemelline, Adline Borges e Minerva Valletta, si identificassero con quella feccia. 
Altrettanto curiosa è la posizione assunta da Minerva Valletta 2 anni dopo, ad appena 4 giorni dal mio rientro dal Venezuela in Italia nel settembre 2008...


Minerva Valletta, moglie dell'autista dell'Ambasciata italiana signor Bagordo

Il giorno seguente, la preside, Lucia Veronesi, mi convocò per chiedermi spiegazioni: “Cosa c'è che non va? - le dissi – Non ho fatto il nome di nessuno (di quei cornuti figli di puttana), ma se non fosse completamente persuasa, farò aggiungere la formuletta: ogni riferimento a fatti reali e a persone esistenti è puramente casuale”
Caso chiuso.

Lucia Veronesiun lievissimo battito d'ali



lunedì 19 novembre 2012

Massoneria | Escuela Agustin Codazzi: "Nulla dies sine linea" | Bruno Teodori - Gli speciali del Corriere | Lucia Veronesi

Il cervello negli Usa, il cuore in Italia

"Nulla dies sine linea" - american staffordshire terrier

[...]  Bruno Teodori é il preside della scuola italiana “Agustin Cudazzi” di Caracas , una delle due piú grandi (l’altra é la “Bolivar y Garibaldi”) della capitale, in cui si studia la nostra lingua. Ma la “Cudazzi” é l’unica scuola italiana legalmente riconosciuta. Un osservatorio privilegiato perciò, quello di Teodori, per capire i giovani italovenezuelani.
«Soprattutto quelli della terza generazione hanno stabilito un legame molto forte con l’Italia», dice. «Ce ne accorgiamo dal numero crescente di iscrizioni. É un legame sentimentale che ha tante e intuibili motivazioni. Il richiamo razionale é esercitato invece dagli Stati Uniti».

Murales, acrilici su parete 2010 - Gianluca Salvati

In che senso? Teodori: «Nel senso che la presenza culturale ed economica gli Stati Uniti qui é altrettanto forte. Cosa vuole, sono al di là del Mare dei Caraibi, diciamo un’ora di volo. Moltissimi giovani, venezuelani toutcourt e italovenezuelani, vanno lì a studiare e inevitabilmente ne tornano influenzati, soprattutto dalle dinamiche economiche, e dai tanti aspetti del business possibile». E allora, preside? «E allora, possiamo dire che i giovani italovenezuelani hanno il cervello negli Stati Uniti e il cuore in Italia. Ma non considero questa circostanza una limitazione, anzi».
Perché? «Perché il pragmatismo statunitense unito alla fantasia, all’inventiva e alla sensibilità italiane possono tornare utili a tutti nel momento in cui questi giovani diventeranno dei manager: al Venezuela, agli Stati Uniti e all’Italia. Nell’epoca in cui sono tramontati i nazionalismi culturali e sono stati abbattuti gli steccati ideologici, dobbiamo pensare a un nuovo soggetto sociale che abbia in sè il meglio del passato e il meglio del futuro. Mi sembra che i giovani italovenezuelani, con il cervello negli States e il cuore in Italia, rappresentino quello che cerchiamo».

Paseo por la calle, olio su tela 1997 - Gianluca Salvati

Nella notte tropicale l’aereo fa un lungo giro prima di imboccare la rotta per l’Australia. Caracas è laggiù, foresta di luci che si allontana. La Svizzera dei Caraibi cerca di uscire dalla stagione dei rimpianti: lo fa scommettendo ancora sugli italiani. Solo che questa volta toccherà ai figli e ai nipoti rincorrere il futuro.

La caduta, olio su tela 1996 -  Gianluca Salvati

venerdì 16 novembre 2012

Lucia Veronesi e los escualidos del Codazzi | Quell'armata Brancaleone di imbranati - Anna Grazia Greco, Caracas

Cricca Codazzi: due escualidos che litigano per un posto al sole
Come ho già avuto modo di scrivere, il secondo anno (2005/06) al Codazzi proseguì con lo stesso andazzo dell'anno precedente: nessun contratto, nessuna risposta. Con l'aggravante che l'unico contratto propostoci verso ottobre, era in valuta locale, e, per come era concepito, ci avrebbe portato via un terzo dello stipendio. Insomma, quei geni della cricca Codazzi erano proprio una gran massa di teste vuote: non solo non ci avevano avvisato prima della novità della valuta locale, ma pretendevano anche di specularci sopra. Roba da mandarli al diavolo. 
(Di questo ovviamente potevamo anche ringraziare Anna Grazia Greco, la fuorilegge, che manipolava il tutto e poi restava a vedere cosa accadeva...)
La nostra obiezione alla firma di quel contratto-truffa, senza alcun preavviso, fece si che quei cani della Giunta Direttiva del Codazzi lo prendessero a pretesto per non pagarci affatto. Infatti durante il secondo anno non ricevemmo stipendio per ben 4 mesi!

rovine
Quando il livello di schifo misto a disillusione raggiunse il limite, organizzammo una serie di proteste che coinvolgevano anche l'utenza: i genitori degli alunni. Avevamo preparato uno scritto, che un dato giorno avremmo consegnato in classe.
La cosa fu intercettata dalla presidenza, qualcuno aveva fatto una soffiata e i volantini furono sequestrati; chi non li aveva consegnati, fu scoraggiato a farlo. Io, per esempio non avevo avuto neanche lo sfizio di consegnarne uno. Tanto lavoro per nulla. 
Ovviamente la preside, Lucia Veronesi, era in prima linea, completamente contraria alla nostra azione, ma non è che potesse agire diversamente. Non la si poteva paragonare alla Greco o a quelli della Giunta, c'era un abisso fra lei e loro: Lucia Veronesi era fatta di tutt'altra pasta...

Lucia Veronesi, stencil art (Oaxaca - Mexico)

martedì 13 novembre 2012

Daniele Marconcini - Lucia Veronesi | Politica culturale in Venezuela

L'A.M.M. incontra i Lombardi del Venezuela

Bradipo,  Parque de l'Oeste, Caracas

COMUNICATO 1 
Si è svolto a Mantova un incontro tra l'Associazione Mantovani nel Mondo guidata dal Presidente, Daniele Marconcini e dal Vicepresidente, Antonello Confente e una delegazione proveniente dal Venezuela, formata dal Presidente dei Lombardi Gianni Cappellin dalla rappresentante della Camera di Commercio italo-venezuelana Lidia Bruttini e dalla rappresentante del Comites di Caracas Rosita Belgiovane De Di Geronimo. La riunione è stata giudicata della massima importanza dall'Associazione,considerato il grave clima tensione che vive il Venezuela che a breve dovrà affrontare un referendum per la revoca del mandato al Presidente Chavez. Un clima che vede il totale isolamento istituzionale della comunità lombarda a cui Marconcini, in qualità di rappresentante del Consiglio Regionale nella Consulta dell'Emigrazione, ha espresso la sua solidarietà e il suo impegno affinchè sia data la dovuta attenzione ai problemi che essa ha. Si è quindi deciso di creare un gruppo venezuelano - lombardo con sede a Milano che segua e affronti i i bisogni dei nostri corregionali. A tale proposito si invitano tutti coloro che sono interessati in Italia a contattare l'A.M.M. Il primo obbiettivo è quello di predisporre una proposta socio-assistenziale simile a quella in fase di elaborazione che verrà presentata per l'Argentina, facendo un censimento dei bisogni,favorendo i gemellaggi tra Ospedali venezuelani e lombardi. L'AMM inoltre appoggerà il progetto per la costruzione di una struttura sanitaria di pronto intervento, predisposta dalla Fondazione presieduta dalla signora Rosita B. Di Geronimo verificando presso la Regione Lombardia la fornitura di apparecchiature sanitare dismesse che potranno essere inviate in Venezuela. A conclusione dell'incontro l'Associazione dei Lombardi in Venezuela ha dato l'adesione al Portale dei Lombardi, predisposto dall'AMM, con finanziamento regionale, per stimolare un'aggregazione dei lombardi venezuelani anche in Italia e per dare la massima diffusione alle problematiche della comunità.
COMUNICATO 2 

Salviamo le scuole italiane in Venezuela
L'AMM ha ricevuto dalla delegazione dell'Associazione dei Lombardi in Venezuela, guidata dal Presidente Gianni Cappelin, un'appello a favore della Scuola Italiana Agostino Codazzi di Caracas, riconosciuta dal Governo italiano. Quest'ultima sta vivendo infatti un periodo particolarmente difficile per le turbolenze politiche che hanno determinato una forte svalutazione della moneta locale che ha scoraggiato le iscrizioni alla scuola da parte di molti giovani. Il presidente Guido Brigli ha indirizzato a Marconcini una richiesta da inoltrare alla Regione Lombardia affinchè essa inserisca la scuola in eventuali progetti culturali e di formazione con la possibilità di concedere borse di studio universitarie. Inoltre è stata sottolineata l'esigenza che la Scuola possa avere i propri titoli di studio riconosciuti in Venezuela con un ampliamento delle materie al fine di ampliare la gamma delle possibilità formative della stessa. L'AMM ha messo in contatto la delegazione lombarda con il Ministro Tremaglia.
Ricordiamo, grazie ad una nota pervenutaci dalla Preside Lucia Veronesi dell'Associazione Civile Scuola Agostino Codazzi, che il primo nucleo della Scuola "Agustin Codazzi" risale al 1936 quando un maestro invitato dal Governo italiano cominciò a fare lezioni a molti bambini italiani diventati in seguito eminenti professionisti in Venezuela. Dopo la seconda guerra mondiale sorse il progetto di fondare una istituzione il cui fine fosse l'educazione di bimbi di famiglie italiane. La Scuola fu fondata nel 1951 e funzionò come scuola elementare nella zona est di Caracas sino all'acquisto della "Quinta Elisa", complesso situato presso l'Avenida Los Pinos della Florida dove tutt'ora funziona parte dell'attuale struttura scolastica. Nel 1956 la scuola media "Leonardo da Vinci" e il Liceo "Venezuela" furono riconosciuti legalmente dal Ministero degli Affari Esteri (MAE) per cui le due scuole poterono funzionare con programmi italiani. Fin dal primo momento della sua fondazione la Scuola Augustin Codazzi tra i tanti obbiettivi ne ha avuto uno fondamentale, stabilito statutariamente nella "Asociacìon Civil Escuela Agustin Codazzi", e cioè quello di "mantenere nei bambini e adolescenti e per riflesso nelle loro famiglie, l'amore per il paese di origine, l'Italia, e per la cultura italiana.". Attualmente funziona la Scuola Elementare "Oscar Molinari", la Scuola Media "Leonardo da Vinci" e il Liceo Scientifico "Venezuela", parificate come scuole italiane con Comunicazione ministeriale n.267/26839. Recentemente è stato attivato il Liceo Internazionale della Comunicazione.
L'AMM lancia un appello a tutto il mondo del volontariato degli italiani all'estero e alle istituzioni nazionali e regionali per salvare questo grande patrimonio italiano in Venezuela.

domenica 11 novembre 2012

Bruno Teodori e la capra, dirigente Mae al Codazzi prima di Anna Grazia Greco

Ogni qual volta ci si lamentava della pessima gestione della scuola Agustin Codazzi di Caracas, il pensiero andava a Bruno Teodori. Alcuni colleghi, me compreso, non avevano conosciuto il dirigente Mae Bruno Teodori, ma non era necessario perché la fama della sua equanimità persisteva: era un dato acquisito e tangibile. Quando invece c'era Anna Grazia Greco, già primadonna al liceo Cicognini di Prato, le cose hanno preso tutt'altra piega...
Non è una questione di genere, ovviamente, ma di capacità. Anna Grazia Greco era inadatta per quel ruolo, mi domando tutt'oggi chi ce l'abbia piazzata lì. Quella fuorilegge...


Ad ogni modo, noialtri sembravamo tanti figli orfani, orfani e  nostalgici, di Bruno Teodori. Ora, non sono in grado di stabilire cosa sia successo in quel 2004, quando il dirigente è venuto a mancare, ma, col senno di poi, quella vicenda mi risulta più torbida di tante altre accadute in quell'ambientino di serpenti a sonagli. Sulla scorta di quell'esperienza, sarei tentato dal dire che le persone veramente valide rappresentano un problema per il regime
Non di questo ha bisogno il potere, specie se si tratta di un potere tutto chiacchiere e distintivo. In tal caso, una persona valida rappresenta indubbiamente un intralcio: il regime predilige di fatto le capre agli elementi validi. 

Analisi comparativa fra un buon dirigente e una capra

Una capra non fa domande. Non ragiona. Nel caso ragionasse, si tratterebbe di pensieri molto elementari e schematici. Insomma il regime non ha bisogno di menti capaci di pensiero autonomo bensì di meri esecutori: meno sale in zucca hanno e meglio sono...
Povera Italia...

martedì 6 novembre 2012

Storia di un quadro: "Le Pharaon", olio su tela

"No comment!"


Il quadro Le Pharaon è un olio su tela realizzato a Caracas fra il febbraio e il maggio del 2005. Il dipinto si ispira sia a quell'autentico capolavoro che è il Cristo morto di Andrea Mantegna sia alla foto di Che Guevara ammazzato dai fascisti al soldo degli yankee.

Il tema non è casuale, pochi mesi prima di realizzarlo, tra il Natale 2004 e l'epifania 2005, avevo subito un avvelenamento che mi aveva tenuto appeso ad un filo per diversi giorni.
Non solo l'avvelenamento non era un fatto casuale ma era piuttosto eccezionale che per quei tempi, chiamato da una funzionaria del Ministero degli Esteri, fossi ancora senza contratto di lavoro; di conseguenza, dal 27 ottobre ero diventato clandestino a tutti gli effetti.
Clandestino e moribondo.

Come ho capito in seguito, non era un caso che fossi stato chiamato ad insegnare a Caracas dalla funzionaria del Ministero degli Esteri, Anna Grazia Greco. Questo trattamento anticostituzionale da parte di una dirigente della Pubblica Amministrazione, non ha impedito nel 2008, ad alcuni porci fascisti di quello stesso ministero, detto anche Farnesina, di diffamarmi. 
Ero ritornato a Caracas per riscuotere l'assegno della causa vinta contro il Codazzi e, a causa di costanti attenzioni da parte di certa gentaglia appartenente alla controparte, mi ero rivolto prima alle istituzioni italiane presenti sul territorio e successivamente all'unità di crisi ministero stesso, contattata dai miei familiari. E quale sorpresa vedere che tutte le mie affermazioni venivano costantemente distorte e rivolte contro di me, in sostanza quegli infami patentati mi stavano facendo passare per paranoico, quelle specie di impotenti, cornuti figli di troia che si nascondono dietro l'istituzione del Ministero degli Affari Esteri. 

Non avevo immaginato che potesse esserci un'unica mafia a gestire il tutto da Roma al Venezuela. Ma tant'è: non si finisce mai d'imparare...
Le sorprese non finiscono qui.

Al mio arrivo a Caracas nel 2004, avevo scoperto che un conoscente dei miei genitori, l'editore dei catecumeni Franco Chirico, aveva famiglia proprio nel quartiere dove avevo trovato lavoro e abitazione. 
Franco Chirico, quel sant'uomo, ha sempre minimizzato sulla questione sia coi miei genitori che con i miei familiari.
Di fatto, quando ho conosciuto nel 2008 la nipote di Franco Chirico, la sensazione che quella tipa insignificante fosse un presenza piuttosto familiare, ovvero di aver avuto quella sciacquetta davanti ai coglioni in diverse occasioni, ecco quella sensazione lì è stata molto netta e precisa.
Franco Chirico è il principale editore della setta cattolica dei catecumeni ed è amico di Kiko Arguello.
Kiko Arguello, già ex pittore fallito, è il leader dei catecumeni e loro santino ante litteram

sabato 3 novembre 2012

Storia di un quadro | Ritratto a la Monet - Aeroporto militare di Grazzanise - Terra di Lavoro

Nulla dies sine linea, Aeroporto militare di Grazzanise - Terra di Lavoro, 1988

La foto risale al mese di marzo del 1988, e, per quanto scattata con una macchina fotografica di bassa qualità, rappresenta un momento particolarmente significativo. Durante quel periodo, infatti, ho maturato la decisione di approfondire la nobile arte della pittura. 
Questa foto rappresenta, in un certo senso, l'appunto di un proposito in seguito attuato.

lunedì 15 ottobre 2012

Un attentato di Prima Linea | Antonio Sogliano - Gaetano Salvemini

Una sera del 1979 sentimmo un gran boato. Proveniva dalla zona alta del quartiere.
Il giorno dopo, quando ci recammo a scuola, non ci fecero entrare: era stata fatta esplodere una bomba al suo interno. Insomma, il fracasso del giorno prima proveniva proprio da lì.
Lo spiazzo antistante l'entrata della scuola era cosparso di schegge di vetro. Era la scuola media Sogliano, dei Colli Aminei, oggi Tribunale dei minori.
Non ho mai capito gran che della dinamica dell'attentato e dei suoi perché. Si disse che era stato realizzato da una cellula di Prima Linea. Le poche notizie confuse che ho trovato sul web, hanno già dimenticato che si trattava di una scuola pubblica. La Sogliano, la mia scuola.
Il giorno dopo rientrammo nelle aule: i riflessi smaglianti dei nuovi vetri delle finestre richiamarono la mia attenzione per qualche tempo.

Specchio, 2012 - Gianluca Salvati
(all the fucking rigths are reserved)
Dopo, anche il muro sbrecciato dalla bomba fu assorbito dalla routine che tutto avvolge. E tutto dimentica. Perché colpire una scuola pubblica?
Per anni ho creduto che Prima Linea fosse un gruppo eversivo di destra.
Invece no, era opera di proletari o presunti tali... questi “compagni che sbagliavano”, a volte erano proprio imperdonabili: l'attentato sembrava commissionato dalla peggiore destra. Quando si dice che gli estremi si toccano, si ribadisce una grande verità. Bisognava essere molto ingenui per non vedere dietro quell’evento la manina del regime infame.
Dicevo che non era chiara la dinamica, anche perché l'attentato fu sventato dal custode. I terroristi gli spararono ad una gamba, ma il fatto di essere stati scoperti pare abbia fatto saltare i loro piani, limitando i danni alle strutture dell’edificio. Ricordo quell'uomo, il custode, così lo chiamavo tra me e me. Non era un bidello, era evidente: avevo notato che vigilava già prima della bomba. Ricordo la sua foto apparsa sul Mattino nel letto d'ospedale nei giorni successivi l'attentato. E lo ricordo quando rientrò a scuola, claudicante ma sempre vigile: una presenza tanto preziosa quanto discreta.
La scuola si chiamava "Antonio Sogliano", aveva la succursale nei pressi di piazza Garibaldi, piuttosto lontana, l'anno dopo cambiò nome, diventò la scuola media "Gaetano Salvemini", l’apostolo delle plebi meridionali.

venerdì 28 settembre 2012

Los escualidos e i media | Massoneria e manipolazione dell'opinione pubblica | Lucia Veronesi

Los escualidos, opposizione imperialista al governo Chavéz, dispongono di grandi risorse economiche e sono presenti su diversi media del Paese, dalla Tv alla radio, da internet ai quotidiani. Il colonialismo culturale, infatti, rappresenta una fetta importante della politica estera americana. I format televisivi e gli articoli sono ovunque gli stessi. 
Per farsene un'idea basta visionare i media che fanno capo al noto piduista Silvio Berlusconi, l'amerikano.  

Los escualidos infatti hanno tante disponibilità ma poca fantasia: sono ripetitivi fino alla noia. Ora, tra quella gentaglia per cui ho lavorato a Caracas, i rappresentanti della Giunta Direttiva del Codazzi, c'era un'alta concentrazione di escualidos. Squallidi e mariuoli. Per quanto molti di essi ostentassero ammirazione per Hugo Chavéz, erano di fatto legati mani e piedi all'opposizione imperialista. Qualcuno vantava anche una rete televisiva facente capo al network de los escualidos
Un vero e proprio branco di chiaviche!
Questo spiega come mai, nonostante la continua ostentazione di beni materiali: auto, abiti, e l'apparente internazionalismo, quella gentaglia vivesse praticamente reclusa dentro ville-bunker, inaccessibili luoghi di lavoro ed esclusivi club tematici... In sostanza, le loro infami vite all'apparenza così brillanti, si svolgevano tra una cerchia molto striminzita di persone a loro simili: la minoranza infame.
In realtà, queste osservazioni sugli affiliati dell'ACE "Agustin Codazzi" di Caracas sono la calzante metafora di tutti los escualidos del mondo: polli di batteria che si credono albatros.

Vita grama de los escualidos sotto la gestione di Anna Grazia Greco

martedì 25 settembre 2012

La camarilla di mentecatti del Codazzi | L'incontro con Guido Brigli: l'avvertimento mafioso - Caracas, 4 maggio 2005 | Franco Chirico - Kiko Arguello

Il 4 maggio del 2005, avemmo una riunione con Brigli e Giovenco sullo stato dei lavori. Guido Brigli era il Capo della "Giunta Direttiva" del Codazzi di Caracas. Era il primo inconro dopo 6 mesi circa dalla prima lettera in cui si sollecitavano spiegazioni: per quale motivo eravamo senza contratto?
Guido Brigli svincolò la questione con un paio di frasi di circostanza del tipo che in Venezuela non era necessario lavorare con un contratto, dato che, in fin dei conti noi avevamo continuato a percepire lo stipendio... L'altro tipo, il Giovenco Adriano non disse niente, lui ascolava, l'avvocato. Era quello che durante le numerose e inutili riunioni dell'anno successivo, ostentava un registratore tascabile.
Guido Brigli fece poi alcune ossevazioni che, col senno di poi, avrei potuto definire profetiche. Oppure messaggi subliminali. paramafiosi, o qualcosa di simile, dato che il Venezuela è da tempo zona d'elezione per alcune consorterie, tanto per la massoneria (P2, la loggia infame), quanto per l'Opus Dei, altri campioni di legalità. 
Alla scuola Agustin Codazzi però si tenevano aggiornati, potevano vantare un conto cifrato su banca svizzera, Credite Suisse, filiale di Lugano.
Guido Brigli abitava nello stesso quartiere della scuola, ovvero poco distante da casa della famiglia di Franco Chirico, editore della setta cattolica dei catecumeni e amico personale di Kiko Arguello.
Quando una collega mi chiese come avevo fatto ad insegnare a Caracas, ovvero chi conoscessi da quelle parti, le risposi che non conoscevo nessuno. Ed era la verità. Ma lei affermava che senza una conoscenza non sarei stato chiamato a lavorare lì. Ovviamente aveva ragione lei, ma io non conoscevo nessuno, era un fatto e fino a prima di partire, non avevo idea delle radici di un Franco Chirico. Il sant'uomo, da parte sua, ha sempre fatto l'indiano rispetto a questa situazione, e parlo di uno che si intriga dei cazzi di parecchie persone.
Tornando all'incontro con Guido Brigli, durante l'incontro aveva parlato di:
  • un tipo che li aveva portati in tribunale affermando di essere un dipendente del Codazzi, e non era vero
  • aveva accennato al fatto che l'anno successivo sarebbe stato ancora più complicato lavorare in Venezuela a causa di una legge sui movimenti di cambio in valuta straniera.
Ebbene, le due osservazioni si sono avverate con una precisione da orefice...
La prima affermazione è stata la posizione assunta da quei mentecatti del Codazzi in tribunale, più o meno un anno dopo, con la differenza che la controparte ero io. Ed io, contrariamente dal caso citato da Guido Brigli, ero stato convocato dalla dirigente della scuola, Anna Grazia Greco, nominata dal Mae (Ministero degli Affari Esteri). 
Per non parlare della pagliacciata della commissione ministeriale giunta nel mese di marzo dello stesso anno, per confermare la paritarietà alla scuola e ad attestarne la rispondenza con gli standard della scuola pubblica italiana: eravamo senza contratto e, almeno io, neanche registrato alla Camera del Lavoro. Per questo motivo, anche il documento d'identità risultava fasullo: tarocco. Altro che paritarietà, per quei truffatori ci voleva e ci vuole l'ergastolo!
Anche la seconda ipotesi era andata incredibilmente a segno: Guido Brigli era stato profeta in patria, era proprio il caso di dirlo... 
Durante l'anno scolastico 2005/2006, con la scusa della legge venezuelana sul controllo delle operazioni in valuta estera, quei delinquenti non ci hanno pagato per ben 4 mesi...

Guido Brigli e la Giunta del Codazzi: la misma vaina

Escuela Agustin Codazzi, Caracas - Guido Brigli

Consorterie: Lucia Veronesi e la camarilla del Codazzi - Escuela Agustin Codazzi, Caracas

Nel maggio del 2005, non pensavo che sarei più tornato a lavorare a Caracas, principalmente per la concezione "arcaica" del lavoro espressa dai superiori, dalla dirigente Anna Grazia Greco ai gregari della Giunta direttiva del Codazzi
Nei loro modi di fare era implicita una completa mancanza di fiducia, per quanto non fosse facile comprenderne i motivi. Ovviamente la disistima era reciproca, quegli inetti erano capaci solo di creare dissidi e caos. Inoltre, la mancanza di chiarezza da parte di quella gente era diventato un cliché, altro che trasparenza nella Pubblica Amministrazione, sembravano la congrega dei frati neri e, a dirla tutta, ne sono successe di cose strane in quella scuola e non soltanto a me.
Premesso ciò, fu una vera sorpresa sentirsi dire dalla preside Lucia Veronesi, di presentare domanda per insegnare l'anno successivo, perché "i genitori sono contenti del lavoro che ha fatto"
Anche in quella istituzione educativa, c'era tanta gente a posto. Era il 16 maggio del 2005.


Consorterie | Lucia Veronesi e la camarilla del Codazzi

Consorterie | Lucia Veronesi e la cricca del Codazzi

giovedì 20 settembre 2012

Consorterie: Anna Grazia Greco, Antonio Nazzaro e Kyong Mazzaro | Bruno Teodori, dirigente Mae

Quando lavoravo alla scuola "A. Codazzi" di Caracas, ho avuto modo di conoscere, per interposta persona, il prof Bruno Teodori. Ciò accadeva specialmente quando, parlando della penosa gestione della scuola con qualche collega, si passava a ragionare sugli esempi più recenti. Nel 2004 e negli anni successivi, la pietra di paragone era la gestione del dirigente Bruno Teodori. Tutti i colleghi, venezuelani e italiani, concordavano sul fatto che la sua dirigenza faceva funzionare bene la scuola. I vari elementi della Giunta Direttiva, infatti, con il dirigente Teodori rimanevano al loro posto. Non si allargavano, come hanno fatto in seguito. E gli insegnanti non avevano bisogno di elemosinare i propri diritti. 
Da quel che ascoltavo, il prof Bruno Teodori era l'italiano più rimpianto di Caracas...

Caballero buscando a Kyong Mazzaro

Per sfortuna, il prof Bruno Teodori era venuto a mancare, se ben ricordo, a causa di un ictus nel 2004. 
Dai racconti, mi ero fatto l'idea di un uomo abbastanza avanti con gli anni, diciamo sopra la sessantina, tipo 65 portati male... E invece, appena ho provato a verificare le mie valutazioni, mi sono reso conto che mi ero sbagliato alla grande: in questi giorni ho scoperto che, quando il prof Teodori è scomparso, era poco più che quarantenne, aveva 43 anni. Dunque era nel fiore degli anni ed era anche uno sportivo.
A volte si è superficiali senza volerlo. Avrei dovuto spendere qualche dubbio in più su quella morte. Come ho fatto, in seguito, sul mio avvelenamento del 2004 a Caracas. 
Avevo 36 anni e se fossi morto, quella scuola sarebbe stata statisticamente un'eccezione alla media nazionale che è di 79 anni per ciascun individuo (e non di 79 anni divisi, più o meno, in 2).

Omaggio a Bruno Teodori

Paolo Scartozzoni & los escualidos del Codazzi: la finta emergenza sanitaria in Venezuela e l'emergenza legalità in Italia | Escuela Agustin Codazzi, Caracas - Anna Grazia Greco

Poco tempo dopo, alcuni organi d'informazione di stampo imperialista, che lì a Caracas erano all'opposizione sotto il nome di los escualidos, hanno cominciato a tambureggiare sui media nientemeno che un'emergenza sanitaria a livello nazionale. Una roba fantascientifica. E molto casualmente, quando mi sono ripreso dal pernicioso avvelenamento, nella clinica dell'azienda sanitaria Sanitas, hanno provato a convincermi che avevo avuto un dengue emorragico
Al momento sono anche riusciti a farmelo credere: ero convinto che quell'emergenza sanitaria esistesse davvero. Emergenza dengue, dunque.

Paolo Scartozzoni, funzionario Mae in visita a Caracas

Il contratto con la Sanitas l'avevo firmato dietro indicazione della "Giunta Direttiva" del Codazzi ed è anche l'unico contratto legale che possa vantare dopo ben 2 anni di lavoro con quella gentaglia. Si noti bene: convocato dal Ministero degli Esteri, tramite Anna Grazia Greco, che aveva preso il posto del dirigente Bruno Teodori.
Avevo dimenticato di aggiungere che, nel dicembre 2004, mentre stavo morendo, scaduto il visto turistico, ero diventato anche clandestino. Il che all'atto pratico vuol dire che un qualsiasi figlio di puttana, tipo quel cornuto figlio di troia dell'attuale capo della "Giunta Direttiva" del Codazzi, Adriano Giovenco, avrebbe tranquillamente potuto affermare che "loro" a me non mi conoscevano, dunque io ero andato fin lì per sport... 

Queste non sono speculazioni, né dietrologia, ma la banalissima realtà dei fatti. Nel 2006, infatti, in un tribunale, quei signori hanno fatto queste precise affermazioni. False. Con la piccola differenza che, essendo sopravvissuto, li ho potuti non solo contraddire, ma anche sputtanare con le loro stesse menzogne. Punto.


Ule, Escuela Agustin Codazzi Caracas - stencil art 2006

La camarilla del Codazzi: complotto fascista | Daniele Marconcini a Caracas

Paolo Scartozzoni, funzionario Mae e guitto, a Caracas
Tornando all'emergenza sanitaria, quella tanto strombazzata da los escualidos, nel febbraio del 2005, il signor Daniele Marconcini, si è sentito in dovere di aggiungere la sua voce alla confusione de los escualidos. Col risultato che l'allora ambasciatore ha dovuto smentirlo: "Di che parla costui?", si dev'essere domandato. 
Stranamente, ero clandestino da più di un mese, ma proprio in quei giorni, quando il signor Marconcini era a Caracas (7-12/02/2012), a me e ad altri colleghi hanno finalmente fatto fare i documenti (11/02/2005) per circolare nel Paese. In realtà, documento è un termine improprio: la causa che ho intentato al Codazzi, ha dimostrato che quella gentaglia non mi ha mai regolarizzato. Per farlo avrebbe dovuto: 
  • registrarmi alla Camera del Lavoro venezuelana 
  • col contratto di lavoro, farmi avere i documenti 
Quegli ebeti della Giunta Direttiva del Codazzi, quell'ammasso di dementi, non hanno fatto né l'una, né l'altra procedura e, passato un certo periodo non l'avrebbero potuto più fare. Non senza autodenunciarsi, beninteso. Il risultato fu che per farmi avere la cedula, la carta d'identità, hanno dovuto corrompere un Pubblico Ufficiale. La mia cedula  aveva l'aspetto del documento coi timbri e tutto il resto ma non ne aveva la sostanza.
Quando ho provato a far rinnovare quel documento, nel 2006, all'Alcadia, nessuno voleva metterci le mani.  
Ovviamente.

Paolo Scartozzoni e Guido Brigli - acqua + terra = FANGO

lunedì 27 agosto 2012

Piero Armenti - l'emergenza sanitaria e l'emergenza legalità | Massoneria e disinformazione

In Venezuela esiste una grandissima emergenza sanitaria

Le Pharaon, olio su tela 2005 Caracas - Gianluca Salvati

La Lombardia è pronta a dare il suo aiuto, ma è necessario fare un censimento per capire la vera portata del problema sanitario, includendo anche gli italiani senza cittadinanza.
di Piero Armenti - La Voce d´Italia -

CARACAS- Ë durata solo pochi giorni (dal 7 al 12 febbraio) la visita di Daniele Marconcini a Caracas, ma sono stati giorni intensissimi, di incontri fitti con esponenti della diplomazia italiana (si sottolinea il pranzo a casa del Console Generale Fabrizio Colaceci), con imprenditori, e con esponenti delle varie associazioni della comunitá italo-venezoelana. Una full immersion, per portare a termine una missione che Marconcini stesso definisce "semplicemente esplorativa", in cui è riuscito a confermare le proprie sensazioni: la comunitá italiana in Venezuela è una comunitá preoccupata ed in parte scontenta. Daniele Marconcini, Presidente dell’Associazione Mantovani nel Mondo, non è sicuramente uno alle prime armi, ha trascorso una vita impegnandosi nel mondo dell’emigrazione e della politica (come dirigente prima nel PCI e poi nei DS), emigrazione e politica, dicevamo : un binomio strano, pericoloso se i rappresentanti di questi due pianeti inseguono obiettivi diversi, ma che appaiono coincidenti a parole. Daniele Marconcini questo lo sa, e qui in Venezuela è venuto nella sua doppia veste, come rappresentante del mondo dell’emigrazione in generale, ma soprattutto come delegato della Regione Lombardia ( piú precisamente rappresenta la Consulta dell’Emigrazione del Consiglio Regionale lombardo). E’arrivato su invito di Gianni Cappellin, presidente dell’Associazione dei Lombardi in Venezuela, per mandare innanzitutto un messaggio ben preciso: la Lombardia è pronta a rispondere ai bisogni degli italiani in Venezuela, e a farlo dall’alto della propria posizione privilegiata: è la regione d’Italia più ricca, un terzo del Prodotto interno Lordo ( Bruto) di tutto il "Bel Paese" proviene da lì.  Le sue parole sono intrise soprattutto di spirito pratico (tipico "lumbard"), né sofismi né giri di parole, è una lunghezza d’onda, la sua, ben chiara, su cui si sintonizza a perfezione la pragmaticità italovenezolana.

Paolo Scartozzoni, mentre prova un esercizio circense

d- Cosa ha fatto in questi giorni?
- Sto incontrando tutti gli organismi che rappresentano la comunitá italiana, per cui ho incontrato l’Ambasciatore il Console, gli Imprenditori. Mi sto facendo un’idea su cosa possa fare la Lombardia e la prima cosa che ho notato è che in Venezuela esiste una grandissima emergenza sanitaria, quindi noi rispetto a questo riteniamo che si debba attuare urgentemente un censimento su tutti coloro che si trovano in uno stato di indigenza"

d- Eppure l’Ambasciatore non sembra dello stesso avviso, la Comunitá italiana sembra stare in ottima forma.
- Su questo non sono d’accordo. La veritá è che non ci sono dati affidabili. Abbiamo verificato che attualmente c’è un intervento di sostegno limitato alle persone di passaporto italiano, per cui secondo i nostri dati sono assistite solo 1000 persone, ma non abbiamo nessun dato sull’emergenza sanitaria che colpisce la comunitá dei discendenti. E’ evidente che l’impegno deve essere anche rispetto ai discendenti, visto che negli anni settanta molti italiani hanno perso la cittadinanza per poter lavorare qui in Venezuela, ma non per questo hanno smesso di essere italiani.

d- Non potrebbero essere riaperti i termini per riacquisire la cittadinanza?
- Per il momento non sembra esserci questa possibilitá. Proprio per capire allora quale è l’effettiva portata dell’emergenza bisognerebbe monitorarla, fare un censimento, capire magari anche quanti sono gli italiani che hanno perso la cittadinanza ma sono bisognosi di aiuti, è necessario che i rappresentanti del Venezuela nel CGIE chiedano che venga immediatamente attivato un fondo di sostegno socio-assitenziale per il Venezuela al quale potrebbero dare un loro apporto le regioni.

d- Quale potrebbe essere il contributo della Lombardia?
- La regione Lombardia, per esempio, patrocina gemellaggi, come quello appena firmato con l’ospedale di Rosario in Argentina. L’idea è quella di obiettivi nazionali a cui le regioni possono dare il proprio contributo

d- Che tipo di interventi nel settore sanitario potrebbero aiutare la comunitá italiana?
- Innanzitutto bisognerebbe verificare chi sono coloro che non possono pagarsi una assicurazione sanitaria, e poi studiare la possibilitá di appoggiare economicamente i progetti.

d- Ad esempio?
- Ad esempio nell’aria di Valencia c’è un progetto per costruire una clinica polifunzionale per italiani, nelle cui strutture potrebbe trovare accoglienza anche la popolazione venezuelana, un altro esempio: abbiamo un’altra fondazione chiamata Oasis che vuole creare una sede ambulatoriale. Basta guardare in profonditá, per vedere che ci sono una serie di iniziative ottime, che peró vengono svolte senza un coordinamento, e senza il sostegno delle autoritá italiane. Inoltre ho potuto appurare che allo stato attuale arrivano per le associazioni, a sostegno degli indigenti, contribuiti di circa di 120-130 mila euro: sono cifre inconsistenti rispetto all’emergenza.

d- Oltre problema sanitario,quali sono le altre prioritá?
- La seconda questione che bisogna analizzare è quella della salvaguardia dell’imprenditoria italiana qui presente, il 60% dell’imprenditoria locale é di origine italiane. Ho visto che, al di lá dei giudizi sul governo attuale, la comunitá italiana si sente pesantemente condizionata dall’attuale situazione politica, quindi le sue richieste sono chiare: garanzie dal governo venezuelano per mantenere la propria presenza sul territorio.

d- Le sembra che ci sia un particolare accanimento contro l’imprenditoria italiana?
- No, ma in generale vi è una profonda sfiducia per la propria sicurezza personale, e il governo italiano dovrebbe intervenire per verificare una maggior salvaguardia della comunitá italiana. Le stesse sedi diplomatiche dovrebbero cambiare atteggiamento: ritengono di poter svolgere la loro azione solo verso cittadini italiani, o imprese che hanno sede in Italia, noi riteniamo che dovrebbero essere ricomprese anche i cittadini italiani che hanno perso la cittadinanza.

d- In che modo il governo potrebbe essere d’aiuto?
Si dovrebbe aprire un tavolo di confronto tra le esigenze che pone il governo Chavez, legittimamente eletto , e le esigenze che pone la Comunitá italiana. Ci auguriamo che il Presidente Chavez prima o poi arrivi in Italia e che su un tavolo di governo si esamino le opportune ipotesi. Bisogna tener conto che qui la imprenditoria italiana è medio-piccola, ed é verso questa realtá che vanno concentrati gli sforzi istituzionali e diplomatici. Perché in fondo la imprenditoria italiana in Venezuela è la comunitá italiana stessa.
Piero Armenti//La Voce d´Italia


Copia della Lettera inviata dal Presidente Marconcini alla Regione Lombardia


Alla cortese attenzione del Presidente del consiglio Attilio Fontana
e p.c.
Al Presidente delegato della Consulta dell'Emigrazione Marcello Raimondi
All'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale Lombardo
Ai Gruppi Consiliari della Regione Lombardia

Signor Presidente come puo' vedere dalla rassegna stampa, i problemi in Venezuela per la comunita' lombarda ed italiana sono seri e complessi. Questo dovrebbe portarci ad unire sempre più le forze come mondo lombardo ed italiano all'estero, rafforzando il loro rapporto con le istituzioni nazionali e regionali. La nostra comunità, considerata generalmente su posizioni antigovernative, ha una posizione critica sul Governo Chavez non in forma preconcetta ma basata su fatti concreti, soprattutto sulla eccessiva concentrazione del potere politico ed economico nelle mani del governo e sull'assenza di una vera e propria opposizione, la quale nonostante la protesta di piazza degli ultimi anni, non riesce ad esprimere ne' un leader ne' una seria alternativa al Chavez. Una situazione che sta creando elementi legislativi inquietanti sia sulla libertà d'impresa, sulla libertà di stampa che che sulla proprietà privata (non quella dei latifondi per intendersi). Questo con una militarizzazione evidente della società venezuelana con un modello di controllo sociale "cubano" (ben 26mila i cubani sono presenti nel paese nei Comitati di quartiere e di Circoscrizione) e una pressochè totale assenza dell'Europa e dell'Italia nei vari progetti di sviluppo del paese. Detto questo dobbiamo,a mio avviso, discutere principalmente sui fatti e sulle esigenze della comunità italiana e lombarda, evitando giudizi ideologici e semplicistici e su questi dare un parere. Può darsi che alla fine questo governo faccia bene ma per poterlo affermare, servono risposte positive ed urgenti che la comunità italiana non ha ancora avuto. Una comunità che vive nella paura,un dato di fatto anche questo indiscutibile. Una sindrome "libica" che si sta impadronendo dei nostri italiani preoccupati di perdere tutto da un giorno all'altro. Una situazione minimizzata dalle nostre rappresentanze diplomatiche nel paese con una prudenza che appare ai più, un'assenza ingiustificata nel rappresentare le esigenze della Comunità presso il Governo italiano. La comunità italiana rappresenta il 60% della piccola e media impresa venezuelana.  Un effetto certamente esasperato dallo scontro politico causato da tre anni di manifestazioni di piazza e dal referendum revocatorio indetto dall'opposizione per costringere alle dimissioni l'attuale Presidente della Repubblica Chavez. Fatto che, forse, non ha consentito gli approfondimenti democratici dovuti creando forme di autodifesa da parte del governo insediato che stanno ingessando la vita pubblica e sociale del paese. Ora però Chavez ha vinto il referendum e questo non può essere dimenticato. Egli può governare sino alla fine del suo mandato legittimamente. Per questo ora è arrivato il momento del dialogo e del confronto nelle sedi più appropriate che per quello che riguarda la nostra comunità non possono che essere istituzionali. Un approfondimento che non può più essere dilazionato da parte di tutti : istituzioni e componenti sociali. Le faccio presente nel concludere, la necessità di tutelare le imprese lombarde ed italiane presso il nostro Governo con un riconoscimento nel futuro Statuto della Regione della cosiddetta "mobilità lombarda nel mondo", elemento di recente novità radicatisi negli ultimi decenni che si aggiunge alla tradizionale emigrazione di fine secolo e degli anni '50. Una presenza importante che meriterebbe una specifica legislazione di sostegno, favorendo un rapporto sempre più stretto con l'imprenditoria lombarda.
Certo di un suo riscontro presso le sedi competenti,porgo i miei più cordiali saluti.

Daniele Marconcini
Presidente dell'AMM
Rappresentante del Consiglio Regionale Lombardo
nella Consulta dell'Emigrazione

In Italia esiste una grandissima emergenza legalità

Nonostante fossi stato convocato da una funzionaria del Ministero degli Esteri, Anna Grazia Greco, mi sono ritrovato stranamente senza contratto e in fin di vita (dic. 2004)
Ora, quel contratto non è mai arrivato, né una parvenza di regolarizzazione, come hanno dimostrato le sentenze del Tribunale di Caracas. Né mi risulta una presa di posizione in mio favore da parte dell'Istituzione da cui ero stato convocato. Al contrario, nel 2008, alcuni infami di quella stessa istituzione normalmente chiamata Farnesina, hanno osato mettere in dubbio il mio equilibrio psichico.
Da che base partisse questa diffamazione istituzionale, non è dato saperlo. Mistero al ministero.
Credevo che questi sistemi fossero propri dei regimi reazionari, le tristemente rinomate dittature, ma ho avuto tempo e modo per ricredermi.

Anche se ritengo di aver subito delle vere e proprie ingiustizie, voglio essere superiore e lanciare un messaggio di distensione a questa gentaglia.
In fin dei conti, come hanno cercato di convincermi gli indottrinatori al catechismo, bisogna amare i propri nemici come se stessi, o qualche minchiata simile.
E allora voglio dire a quegli inservienti di regime al soldo del Ministero degli Esteri e a qualche mummia in avanzato stato di decomposizione che li ha diretti:

"... y todavia, todos ustedes me lo chuparon..."

Gianluca Salvati 

Una risata vi seppellirà, olio su tela 1996


Extranjero - E 82.360.383, cedula de identitad (tarocca)
Documento ottenuto illegalmente, dopo più di un mese
di clandestinità, tramite corruzione di Pubblico Ufficiale
e in assenza di registrazione alla Camera del Lavoro.
Per non parlare delle difficoltà affrontate in Italia per
ottenere il riconoscimento del punteggio maturato e
 dell'affannosa quanto inutile ricerca dei legittimi contributi
maturati in quegli anni di lavoro al limite dello sfruttamento.

gianluca salvati

gianluca salvati
Gianluca Salvati - Lotta di cani

Lettori fissi