Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
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giovedì 7 novembre 2013

Arte maori | Le forme del mito e i tatuaggi

[…] Bellicosi guerrieri, leggendari navigatori e abili scultori: ecco chi erano i maori prima dell’arrivo dei bianchi.
[…]  I maori credono che la scultura sia un’invenzione divina: era sconosciuta agli uomini fino al momento in cui Tangaroa, divinità del mare, rapì il figlio dell’eroe Rua.  Partito alla ricerca del bambino, Rua entrò nella dimora del dio, dove fra i tesori scoprì immagini scolpite che portò via con sé.  Così gli uomini dei Mari del Sud impararono a lavorare il legno e la pietra per raffigurare dei e antenati: per dare alle statue la forza che incarna lo spirito dell’avo o delle divinità.
Al di là della leggenda, per un popolo che non conosceva la scrittura, scolpire era il mezzo per tramandare la propria storia: le travi delle marae raccontano l’origine del clan, le prue delle canoe il lungo viaggio attraverso il Pacifico. I maori hanno lavorato ogni materiale reperibile nelle due isole: legno, osso, conchiglie, nefrite e giada. Gli attrezzi di pietra, osso e conchiglia usati tradizionalmente per scolpire sono stati sostituiti da ceselli, pialle e seghetti elettrici.  Al posto dell’ocra, con cui venivano dipinte le sculture, si usa la vernice rossa. L’effetto tridimensionale è reso attraverso la diversa profondità del taglio per creare giochi di luce e di ombre.
[…]  Se per molti clan i disegni cutanei sono oggi il frutto di riflessioni culturali e spirituali, per i loro antenati avevano una funzione decorativa, non denotavano il rango della persona, né erano prova di coraggio.  I motivi curvilinei usati per tatuare erano simili a quelli raffigurati nelle sculture. Intricatissime decorazioni artistiche che non avevano pari nel mondo, a eccezione degli indigeni delle Isole Marchesi.  Il tatuaggio è un costume di origine polinesiana.
Marco Moretti

Nudo rosso, acrilico su tavola - Gianluca Salvati - 1996

domenica 30 giugno 2013

Storia di un quadro | Saggio di pittura anarchica: "Theresè", acrilici su tavola (Piero Golia c'era...)

Dopo aver sperimentato le tavole dell'accademia come supporto alle mie opere, nel lavoro a pastelli, "Bianca", presi a lavorare con la pittura. Il primo dipinto su tavola lo dedicai ad una compagna di corso, molto brava e divertente, con cui mi confrontavo spesso. Questo lavoro, infatti, lo realizzai tra una battuta e l'altra, dato che Teresa era presente quel giorno: mi ero talmente divertito che in seguito non avrei scommesso sul risultato. 
E invece, mostrandolo in giro, il quadro Theresé ha suscitato spesso pareri favorevoli.
Si era nel 1996, dunque era il primo anno che Piero Golia frequentava il corso di nudo, anche se in quel periodo aveva ragionevolmente smesso di disegnare la modella e per lo più e ne andava in giro a parlare con qualcuno e a guardarsi intorno. 
Per questo motivo il quadro Theresé, rientra nella serie: "Piero Golia c'era".  

Theresé - Piero Golia c'era - acrilici su tavola 1996 - Gianluca Salvati

lunedì 3 giugno 2013

Storia di un quadro: "Bianca", pastelli su tavola 1996 | Gli anarchici del Nudo e Piero Golia

La pittura, come la intendo io, è principalmente materia e stratificazione. In tal modo, anche se la pittura si svolge nello spazio, rende bene sia l'idea del tempo, sia della memoria. Così, nel 1996, cominciai ad interessarmi alle tavole che utilizzavamo per i disegni all'accademia. Queste tavole erano in legno, materiale che risponde benissimo alla pittura materica, inoltre avevano superfici decisamente vissute: segnate dai colori e patinate dal tempo. Il primo lavoro che tirai fuori fu Bianca, uno studio a pastelli della modella.

Piero Golia c'era... era infatti il primo anno che Piero Golia si era aggiunto al gruppo "storico" , ovvero a coloro che lavoravano da qualche anno al corso di nudo dell'accademia di belle arti di Napoli. Quel nucleo era noto ai piani alti dell'accademia, come "gli anarchici"
Così si era definiti dagli studenti e dai prof dei corsi ufficiali: pittura, scultura, decorazione e scenografia. Dal 1994, però, il gruppo degli anarchici aveva cominciato a far parlare di sé, infatti quell'aggregato di personalità e percorsi tanto diversi, me compreso, cominciava a dare i suoi frutti...

Tornando alle tavole, dopo quel primo esperimento a pastelli, cominciai a dargli dentro con la pittura, imbrattando buona parte delle tavole disponibili. 
La pacchia durò finché il prof non mi disse di smetterla. Al che risposi: "Obbedisco!"

Bianca, gessetti su tavola 1996  - Gianluca Salvati



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Gianluca Salvati - Lotta di cani

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