Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
Visualizzazione post con etichetta catto-fascisti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta catto-fascisti. Mostra tutti i post

domenica 11 novembre 2012

Bruno Teodori e la capra, dirigente Mae al Codazzi prima di Anna Grazia Greco

Ogni qual volta ci si lamentava della pessima gestione della scuola Agustin Codazzi di Caracas, il pensiero andava a Bruno Teodori. Alcuni colleghi, me compreso, non avevano conosciuto il dirigente Mae Bruno Teodori, ma non era necessario perché la fama della sua equanimità persisteva: era un dato acquisito e tangibile. Quando invece c'era Anna Grazia Greco, già primadonna al liceo Cicognini di Prato, le cose hanno preso tutt'altra piega...
Non è una questione di genere, ovviamente, ma di capacità. Anna Grazia Greco era inadatta per quel ruolo, mi domando tutt'oggi chi ce l'abbia piazzata lì. Quella fuorilegge...


Ad ogni modo, noialtri sembravamo tanti figli orfani, orfani e  nostalgici, di Bruno Teodori. Ora, non sono in grado di stabilire cosa sia successo in quel 2004, quando il dirigente è venuto a mancare, ma, col senno di poi, quella vicenda mi risulta più torbida di tante altre accadute in quell'ambientino di serpenti a sonagli. Sulla scorta di quell'esperienza, sarei tentato dal dire che le persone veramente valide rappresentano un problema per il regime
Non di questo ha bisogno il potere, specie se si tratta di un potere tutto chiacchiere e distintivo. In tal caso, una persona valida rappresenta indubbiamente un intralcio: il regime predilige di fatto le capre agli elementi validi. 

Analisi comparativa fra un buon dirigente e una capra

Una capra non fa domande. Non ragiona. Nel caso ragionasse, si tratterebbe di pensieri molto elementari e schematici. Insomma il regime non ha bisogno di menti capaci di pensiero autonomo bensì di meri esecutori: meno sale in zucca hanno e meglio sono...
Povera Italia...

giovedì 16 agosto 2012

La combriccola di imbranati del Codazzi: "Gli amici degli amici" | Piero Armenti - Servi di regime: Paolo Scartozzoni e la commissione Mae

Esame superato
Caracas- E’ quasi fatta. La scuola Codazzi, unica scuola italiana in Venezuela, sicuramente otterrá il riconoscimento della ” paritá scolastica” dopo la visita di una commissione interministeriale composta da Ornella Scarpellini, Donatella Angioni, e di cui era capodelegazione Paolo Scartozzoni, funzionario del Ministero degli Affari Esteri. Un riconoscimento, quello della “paritá”, reso necessario dalla introduzione delle riforma Moratti (ultimo governo Berlusconi) con la quale si è cercato di fare chiarezza nella intricata giungla delle scuole private . La Codazzi fino ad ora aveva ottenuto la paritá “con riserva”, da sciogliersi dopo una verifica ministeriale che, purtroppo, è stata fatta con grande ritardo. Alla fine peró la verifica è arrivata. E la nostra scuola ha aperto le porte alla delegazione. Paolo Scartozzoni, funzionario del Ministero degli Affari Esteri, nonostante i vaticini delle cassandre che non si stancano di lanciare tam tam allarmanti sulla salute e sul futuro della Scuola Codazzi, ha commentato: “In Venezuela la Codazzi ci ha lasciati soddisfatti, dal punto di vista didattico e anche dal punto di vista amministrativo. Certo ci sono da fare piccole correzioni, abbiamo dato alcuni consigli, ma il giudizio è positivo. Queste stesse verifiche le stiamo facendo anche in altre parti del mondo: Brasile, Colombia, Perú.”. Esame passato, quindi! Arriveranno anche i consueti finanziamenti statali, utilizzati da sempre per mantenere alta la qualitá didattica di un Istituto che gode di grande prestigio a Caracas . Ancora aperta, invece, la querelle sull’equivalenza del titolo di studio. Cerchiamo di sintetizzare: chi si diploma alla Codazzi, nella sezione didattica italiana, non puó accedere alle universitá venezuelane, a meno che l’ultimo anno di studi non sostenga oltre all’esame finale italiano, anche quello integrativo venezuelano. Un doppio lavoro, un impiccio che scoraggia molti a iscriversi.


Ma non è un problema insolvibile. Lo hanno già risolto varie altre scuole italiane in America Latina, recentemente anche quella di Montevideo. Non resta che augurarsi che anche in Venezuela le nostre autorità diplomatiche riescano a chiudere le trattative (giá aperte da tempo) con le autoritá venezuelane, portando a casa la tanto attesa equivalenza del titolo (niente doppio esame, quindi). Sará un vero e proprio toccasana, la soluzione di un problema che si trascina da tempo, risolto in passato con il passaggio di almeno un anno in un’università italiana, passaggio che oggi per la gran maggioranza degli studenti appare un’utopia. In altri casi l’ostacolo è stato aggirato con i titoli “comprati”. Una strada che appariva una facile alternativa viste la difficoltà che richiede studiare parallelamente per ottenere il diploma italiano e quello venezuelano. Eppure la maggioranza di questi studenti aveva un’ottima preparazione e lo dimostravano i buoni risultati ottenuti negli esami di ammissione alle università. Ma ovviamente titoli acquisiti irregolarmente non sono una soluzione e per alcuni giovani sono diventati un boomerang che ha bloccato i loro studi all’interno delle università locali. L’equivalenza diventa un diritto, una necessità di non poco conto ed è necessario che le autorità scolastiche e diplomatiche facciano tutti i passi necessari per ottenere l’ok dei due governi, quello italiano e quello venezuelano. C’è chi si chiede cosa vorranno in cambio le autoritá venezuelane nell’ inevitabile do ut des della politica. Per il momento su questo punto c’è stretto riserbo, girano alcune voci (come quello di una scambio in tecnologia, visto che controlli sul merito della didattica italiana da parte venezuelana non sarebbero ben graditi), ma appunto sono voci, e naturaliter dubbie. Comunque a giudizio della commissione ministeriale, che pur non si è occupata in prima persona di questo,le trattative sono a buon punto, manca poco. Ce lo auguriamo tutti.


Un ultimo appunto. La Codazzi sará (è) una scuola paritaria, quindi una scuola privata “pareggiata” ad una pubblica italiana, con la stessa funzione pubblica, per sintetizzare. E’ il caso di chiedersi se non sia opportuno attivare un sistema di finanziamenti, tramite borse di studio, che permettano a una quota di studenti italiani, che non possono pagarsi la retta, di avere ugualmente accesso alle sue aule.

lunedì 28 maggio 2012

Tabù istituzionali | Los escualidos dell'ass. "Agustin Codazzi" e il conto cifrato su banca svizzera, (Credit Suisse – filiale di Lugano)

Le gemelline dell'intrigo sono le factotum di quelle specie di latrine stagnanti che vanno sotto la sigla di associazione culturale senza scopo di lucro Agustin Codazzi di Caracas, cui va doverosamente aggiunto, con conto cifrato su banca svizzera: Credit Suisse - filiale di Lugano.  
Cosa se ne fanno di un conto cifrato quei quattro imbranati del Codazzi? 
Presumibilmente lo adoperano per ripulire denaro sporco, proveniente da attività illecite, traffico di droga e via dicendo o anche per finanziare attività illecite, ladrocini vari e operazioni sotto copertura... Conto cifrato significa che è impossibile risalire ai movimenti di soldi, al nominativo del conto bancario e finanche al nome della banca presso cui i soldi sono depositati.
Nulla dies sine linea, motto massonico dell'ass. Agustin Codazzi di Caracas

venerdì 9 settembre 2011

Consorterie: la congrega nera del Codazzi | Piero Armenti, l'apprendista e lo strano caso dell'appartamento di M

Una sera del febbraio 2006, ci ritrovammo a casa di M.
Era con noi un altro collega del Codazzi, G., meglio conosciuto come el hombre negro. Dopo un po' ci raggiunse Piero Armenti con la sua ragazza venezuelana. 

Piero Armenti, l'apprendista
Non che fosse stato invitato, ma lui non ne aveva bisogno, abitava casualmente affianco all'appartamento di M.  In quel periodo capitava che, quando ci si incontrava tra colleghi, prendevamo a discutere sulle mosse da adottare contro quegli accattoni della Giunta direttiva del Codazzi. Quella gente era un ammasso di pezzenti come non ne ho mai conosciuti, malgrado il loro conto cifrato su banca svizzera (Credit Suisse, filiale di Lugano) i rapporti privilegiati con le istituzioni italiane e tutto ciò che ne conseguiva.
Per chi non abbia idea di cosa sia un conto cifrato, quando arrivava il bonifico dello stipendio, l'unica informazione disponibile era: accredito da conto estero, o qualcosa di simile, per dirla in breve: trasparenza zero...
Quando venni in possesso di questa informazione, nell'ottobre del 2004, non gli diedi il peso che meritava, non essendo uno spione e non avendo motivi per lamentarmi di quelle persone che conoscevo appena, me ne dimenticai presto. In seguito, quando cominciai a capire con che specie di feccia avevo a che fare e grazie ai loro puerili tentativi di sviarmi dalla prima versione, capii che questa notizia era molto interessante.
Quando terminai di lavorare presso quei gentiluomini, gli feci causa e infine tornai in Italia, ricordo che spesso l'avvocato venezuelano mi chiedeva chi fossero questi signori che portavo in tribunale: “Chi è questa gente ?”. 
 L'avvocato cominciava a nutrire seri dubbi su quel tipo di gentaglia in completo grigio.

Ma in fin dei conti, chi erano questi personaggi ?
Per lo più italiani, immigrati di seconda generazione; in stretti rapporti con le istituzioni italiane; molto devoti (di facciata), al punto da pretendere la preghiera al mattino... Qualche insegnante li accontentava, magari per quieto vivere, ma con me, su questo punto, avevano trovato proprio la persona giusta: “Non siamo in chiesa”, fu la mia risposta. Questione conclusa. 
 
Tra tanti modi che ci sono per avvicinarsi alle religioni, questo di sicuro è quello errato. Ridurre la preghiera ad un'imposizione vuol dire semplicemente esercitare un potere col pretesto della religione. Non si tratta di indottrinamento, ma di vera e propria coercizione. Esercizio di potere fine a se stesso, caratteristica che spiega le affinità della Chiesa con la mafia, e viceversa.
Oltre ad essere dei pezzenti arricchiti, quegli infami senzadio erano anche dei maledetti bugiardi. Tanto per citarne una, quando si trovarono dinanzi al giudice per la mia causa, ebbero la faccia da culo di dire che loro a me non mi conoscevano ( vedi ).
Sapevo di essere un signor Nessuno, ma non fino a questo punto: secondo la loro versione, ero addirittura l'uomo invisibile...

Quando pubblicizzai la loro posizione presso alcuni genitori di miei ex-alunni, notai la meraviglia più completa. Non si capacitavano che degli adulti, responsabili, tra l'altro, di un'istituzione educativa (senza scopo di lucro ndr.), potessero mentire con tanta facilità e altrettanta idiozia.
Ora, c'è chi colleziona tappeti e chi colleziona lattine di birra, quei dementi della giunta del collegio “Agustin Codazzi” di Caracas, sotto il malgoverno di Anna Grazia Greco la fuorilegge, invece, collezionano figure di merda: il mondo è bello perché è vario... 
Tutto ciò con la benedizione del MAE, Ministero Affari Esteri.

Ovviamente questo era solo l'antipasto delle performance di quei mentecatti.
Da lì la domanda mi tornava spontanea: quale cultura ?
Che fossero massoni, non ci piove, lo hanno controfirmato in diverse occasioni. 
Ma, la massoneria, come associazione laica, di stampo progressista, gli era totalmente ignota: quell'aggregato di chiaviche, come ho potuto osservare, era decisamente impostata sul bigotto andante: dunque pura conservazione di un potere sclerotico ed ammuffito... erano una massoneria all'italiana, come evoluzione borghese delle associazioni di tipo mafioso.
Per l'appunto: figli di zoccola anziché figli della vedova...
 
Tornando alla nostra discussione, avremmo preferito dedicarci ad argomenti più lievi, ma quella gentaglia ce la metteva tutta per complicarci l'esistenza, per questo motivo iniziammo a ragionare, davanti a Piero Armenti e alla sua tipa, che non capiva un'acca d'italiano. Normalmente eravamo molto discreti nel trattare le problematiche relative al lavoro, ma Piero Armenti era considerato una persona di fiducia.
Poco dopo, Piero Armenti si eclissò. Si rintanò nel suo appartamento e chiuse la porta a chiave. Quando la sua tipa provò a raggiungerlo, trovò la porta chiusa. I due appartamenti erano ricavati da un'unica casa cosicché Piero Armenti e M. facevano vita in comune, o quasi, ma quel giorno di febbraio, per qualche inspiegabile ragione, il senso della comune hippy si era infranto. 

Lo scorpione della frode
In seguito, venni a sapere dalla sua ragazza che in quell'occasione Piero Armenti si era molto arrabbiato a causa della discussione, a casa di M., su quei dementi senzapatria del Codazzi.
Da cosa scaturisse quell'arrabbiatura, non era dato saperlo, intanto, quel puerile pretesto denotava un aspetto che doveva restare occulto, almeno per me, per diverso tempo ancora. Nondimeno trovai quella scusa una patetica balla: se aveva la necessità di rintanarsi, poteva farlo per tanti motivi, non era necessario giustificarsi con simili banalità...
Forse Piero Armenti, giovane apprendista folgorato sulla via dell'ispirazione, aveva deciso di mettersi all'opera senza distrazioni, a parte la nostra animata discussione che, volendo, poteva comodamente seguire dal suo appartamento...
Già, l'appartamento... a risentire la storia di come M. l'aveva trovato, ci sarebbe da ridere...
Quando M. venne in Venezuela, un anno prima, sapeva di doverlo ad una sua amica che chiamerò C.
C. era stata a Caracas nel 2004 ed aveva lavorato, tramite stage, al Consolato Generale italiano di Caracas (reame di Anna Grazia Greco Greco). Aveva conosciuto Piero Armenti, che lavorava al giornale, La Voce d'Italia, ma era di casa al consolato.
M, aveva fatto domanda al consolato italiano su indicazione di C. ed era stata chiamata a lavorare alla scuola Codazzi poco tempo dopo. Detto ciò, M. non poteva prevedere che in una capitale come Caracas, andasse ad abitare proprio a lato dell'unico contatto italiano che aveva.
In effetti aveva le stesse probabilità di chi, acquistando un biglietto del super-enalotto, vinca al primo tentativo: una possibilità su 3 milioni, o giù di lì. 
Con la differenza che M. non aveva vinto niente, ma si trovò ad abitare vicino a Piero Armenti, e non è certo che questo le abbia portato fortuna.
Di fatto, in quei giorni, (marzo 2005), la meraviglia di M. durò a lungo: non se ne capacitava in nessun modo. A scuola ripeteva: "com'è piccolo il mondo...", e cose simili, ma stentava a crederci lei stessa. 
 Appena pochi giorni prima, invece, quando ancora cercava un'abitazione, ricordo che si lamentava della poca serietà dei proprietari di casa: quando trovava un appartamento, prima le dicevano che lei andava bene come inquilina, poi, alla volta successiva, cambiavano idea senza un motivo. 
In tal modo, le probabilità di abitare vicino a Piero Armenti, l'apprendista, aumentavano in maniera esponenziale... 
Gianluca Salvati 

mercoledì 28 aprile 2010

Le vie dell'arte: pittura e massoneria | Il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci

Alcuni mesi fa ho avuto il piacere di ammirare, per la prima volta, il San Giovanni battista di Leonardo da Vinci. Il quadro era esposto a Milano ed era visibile gratuitamente grazie allo sponsor dell'iniziativa, la multinazionale Eni
Al termine della visita ho posto qualche domanda a una delle guide. Volevo sapere se quel dipinto avesse un particolare significato per i massoni. L'addetta non ha saputo rispondermi, ma si è prontamente inserito un suo collega per contraddirmi, come se la mia curiosità fosse un pretesto per creare fastidi. La mia domanda non era gratuita: la fondazione della massoneria risale al giorno di San Giovanni battista, per questo, sul momento, ho trovato delle attinenze con il quadro di Leonardo da Vinci. Di fatto, sia le guide che alcuni visitatori si sono premurati di affermare che quel quadro di Leonardo è un quadro religioso: “c'è anche la croce...”, ha aggiunto una signora.
Evidentemente devo avere la testa dura, perché non mi tornavano i conti. Ma la versione bigotta di Leonardo, malgrado il parere di preti e politici, mi sembrava una vera e propria minchiata. Un artista del suo calibro, genio universale, non poteva essere così naif da credere a tali favolette. Uno che ha sperimentato in prima persona l'ambiente insidioso della corte papale, dove lo si accusava di stregoneria, doveva aver ben chiara la differenza che c'è tra il fare e il predicare. A Roma, Leonardo non solo non ha avuto la possibilità di lavorare, ma poco ci mancava che lo nominassero buffone di corte. Per questo motivo, accettò l'invito del re di Francia a lavorare presso di lui. La fuga di cervelli dall'Italia è cominciata proprio con Leonardo da Vinci. Un genio che il mondo intero ci invidia, in fuga da un potere retrogrado e bigotto.


San Giovanni Battista, part. olio su tela - Leonardo da Vinci

Pochi giorni dopo, il dubbio mi si è risolto, complice un fascicolo allegato alla rivista Art e dossier sul disegno di Leonardo (autore Carlo Pedretti), al cui interno c'è un disegno molto eloquente, poco dissimile dal San Giovanni battista visto a Milano. La differenza consiste nella simbologia: anziché la croce e i simboli dell'eremita, il protagonista, nudo, mostra un'erezione. Dunque: Leonardo da Vinci ha tenuto con sé per tutta la vita il quadro di un suo amante. Un'immagine paganeggiante, benché travestita di simboli cristiani.

A quel punto i conti mi sono ritornati. Ho capito che certa gente non perderà mai il vizio di mistificare la realtà e manipolare le masse: sarà per questo che sono molto orgoglioso del mio relativismo.
Gianluca Salvati

Non credo in niente, non ho paura di niente: sono libero.
Nikos Katantzakis


San Giovanni Battista è stato utilizzato entro una certa linea d'interpretazione della storia della Massoneria come una prova della sua stretta affinità con società esoteriche attive molto prima del 1700 e del suo accesso ai relativi segreti. Il Santo infatti godeva di particolare venerazione da parte dei Templari (in questa linea interpretativa sopravvissuti alla loro soppressione ufficiale) e dei Rosa-Croce.

La Massoneria – Il vincolo fraterno che gioca con la storia. Edizioni Giunti
 

 

gianluca salvati

gianluca salvati
Gianluca Salvati - Lotta di cani

Lettori fissi