Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
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lunedì 11 febbraio 2013

"La caduta", olio su tela di Gianluca Salvati | Franco Chirico & Kiko Arguello - Piero Golia

Nel dicembre del 1995 ero convalescente da un intervento chirurgico dovuto a peritonite e avevo ricominciato a dipingere. Il primo quadro cui misi mano fu un lavoro nuovo, la cui novità consisteva nell'utilizzare tre tele di diverso formato dislocate a distanze tali da comprendere l'immagine dinamica a cui facevo riferimento. L'immagine era la solita foto di calciatori presa dal giornale del lunedì, ma quella foto aveva un suo epos... 
Il quadro iniziato in quel dicembre del 1995, dopo l'intervento di peritonite, era La caduta.
Dopo un paio di mesi il quadro era bell'e terminato. Lo portai giù e lo attaccai alla parete dell'ingresso. Mi pareva che funzionasse, aveva un nonsoché...


In quel periodo, i miei genitori tennero un incontro con alcuni fratelli della comunità di neocatecumeni. Franco Chirico era il responsabile di quella comunità di cammino neocatecumenale, ma lì, quella sera, non c'era. In tutto c'erano sei o sette persone, compresi i miei genitori. Quando tornai da fuori incassai i complimenti entusiasti di un loro fratello di comunità. Quel signore si era talmente incantato davanti al quadro La caduta che, stando al racconto dei miei genitori, aveva seguito le letture distrattamente. Dissi a quel signore che, qualora avessi partecipato ad una mostra, gli avrei fatto pervenire l'invito.
Franco Chirico, oltre ad essere il responsabile di quella comunità neocatecumentale è anche il principale editore di quel movimento fondato da Kiko Arguello. Per intenderci, Franco Chirico conosce Kiko Arguello personalmente.

Quando ebbi pronti un po' di lavori, nella primavera del 1996, li fotografai e li portai a vedere in accademia. Era il primo anno che Piero Golia frequentava il corso del Libero Nudo, dunque il lavoro lo mostrai anche a lui e non solo ai colleghi "storici" dell'accedemia. Nel complesso quel quadro La caduta riscontrava un certo favore, in particolare tra le persone del cui giudizio mi fidavo. Eppure, quando si trattò di propormi per una personale, nel giugno 1996, il prof dell'accademia scartò a priori quel quadro dall'esposizione. Senza dare spiegazioni, cosicché non mi capacitai del perché di quella scelta.
Il critico Arcangelo Izzo, quel gran testone, aveva addirittura messo in dubbio l'artisticità di quel mio lavoro: “Che significa?”, mi aveva chiesto. Ma era altrettanto vero che tutte le previsioni del suddetto capoccione si erano dimostrate meno consistenti di una bolla di sapone in una assolata giornata estiva: il riscontro della mia personale del 1996 non lasciava dubbi. Ciononostante il quadro La caduta è l'opera che non ho mai esposto.



martedì 22 gennaio 2013

"Franco Chirico, ritratto a la Jacques Chirac"

Alla mia personale del 1999 portai un quadro su Jacques Chirac. Il lavoro era tratto da una foto del presidente francese presa per strada. Lo scatto era piuttosto insolito, il soggetto era in cammino e procedeva trascinando un braccio, quello sinistro, come per inerzia, mentre il torso era proiettato in avanti. La posa suggeriva che il presidente andava di fretta ma non voleva scontentare il fotografo, o piuttosto, non voleva perdere l'occasione di dispensare una buona immagine di sé. Il gesto del braccio trascinato, a mezz'aria, lo riprendevo in un altro quadro della stessa esposizione, il discobolo. Ma, a parte questo particolare, i due soggetti erano costruiti in maniera completamente diversa. Per il Franco Chirico a la Jacques Chirac, mi ero attenuto alle indicazioni della foto senza troppe novità, con qualche libertà nel trattare la testa. Il discobolo, invece, era inventato fin dal disegno. 



Franco Chirico, ritratto a la Jacques Chirac - 1999


Alla mostra personale avevo invitato l'editore Franco Chirico, responsabile della comunità neocatecumenale presso la parrocchia del quartiere, ma Franco Chirico all'inaugurazione non si era visto. Quando mia madre gli aveva commentato l'esposizione, aveva aggiunto che "c'era anche il suo ritratto...", riferendosi al quadro Franco Chirico ritratto a la Jacques Chirac. L'affermazione non era esatta, ma dovetti ammettere che c'era un fondo di verità: volto e capelli arruffati erano più del Chirico che dello Chirac... Dopo essermi attenuto fedelmente alle informazioni della foto, infatti, avevo perso la pazienza e mi ero dato alla libera interpretazione del volto. A quadro terminato ne risultava il Chirico sul fisico dinoccolato dello Chirac.
Che connessioni c'erano tra il presidente francese (di destra) e il responsabile della comunità dei neo-catecumeni dei miei genitori, Franco Chirico? 
Boh? La questione non mi riguardava più di tanto... A quei tempi non mi ponevo troppe domande, limitandomi a scandagliare gli imperscrutabili disegni della realtà con gli affilati strumenti dell'arte. 
Franco Chirico è anche il principale editore del movimento neocatecumenale. Franco Chirico conosce personalmente Kiko Arguello, leader e santino ante litteram di quella setta cattolica.
Comunque, nonostante il quasi-ritratto a la Chirac, Franco Chirico non si fece vivo, in compenso, vennero a vedere l'esposizione alcuni amici di suo figlio, Fernando Maria Chirico.


"La pittura è soltanto un mezzo che mi permette di portare alla luce un pensiero grazie all'utilizzo di elementi presi al mondo visibile"
René Magritte

martedì 25 settembre 2012

Consorterie: Lucia Veronesi e la camarilla del Codazzi - Escuela Agustin Codazzi, Caracas

Nel maggio del 2005, non pensavo che sarei più tornato a lavorare a Caracas, principalmente per la concezione "arcaica" del lavoro espressa dai superiori, dalla dirigente Anna Grazia Greco ai gregari della Giunta direttiva del Codazzi
Nei loro modi di fare era implicita una completa mancanza di fiducia, per quanto non fosse facile comprenderne i motivi. Ovviamente la disistima era reciproca, quegli inetti erano capaci solo di creare dissidi e caos. Inoltre, la mancanza di chiarezza da parte di quella gente era diventato un cliché, altro che trasparenza nella Pubblica Amministrazione, sembravano la congrega dei frati neri e, a dirla tutta, ne sono successe di cose strane in quella scuola e non soltanto a me.
Premesso ciò, fu una vera sorpresa sentirsi dire dalla preside Lucia Veronesi, di presentare domanda per insegnare l'anno successivo, perché "i genitori sono contenti del lavoro che ha fatto"
Anche in quella istituzione educativa, c'era tanta gente a posto. Era il 16 maggio del 2005.


Consorterie | Lucia Veronesi e la camarilla del Codazzi

Consorterie | Lucia Veronesi e la cricca del Codazzi

giovedì 20 settembre 2012

Consorterie: Anna Grazia Greco, Antonio Nazzaro e Kyong Mazzaro | Bruno Teodori, dirigente Mae

Quando lavoravo alla scuola "A. Codazzi" di Caracas, ho avuto modo di conoscere, per interposta persona, il prof Bruno Teodori. Ciò accadeva specialmente quando, parlando della penosa gestione della scuola con qualche collega, si passava a ragionare sugli esempi più recenti. Nel 2004 e negli anni successivi, la pietra di paragone era la gestione del dirigente Bruno Teodori. Tutti i colleghi, venezuelani e italiani, concordavano sul fatto che la sua dirigenza faceva funzionare bene la scuola. I vari elementi della Giunta Direttiva, infatti, con il dirigente Teodori rimanevano al loro posto. Non si allargavano, come hanno fatto in seguito. E gli insegnanti non avevano bisogno di elemosinare i propri diritti. 
Da quel che ascoltavo, il prof Bruno Teodori era l'italiano più rimpianto di Caracas...

Caballero buscando a Kyong Mazzaro

Per sfortuna, il prof Bruno Teodori era venuto a mancare, se ben ricordo, a causa di un ictus nel 2004. 
Dai racconti, mi ero fatto l'idea di un uomo abbastanza avanti con gli anni, diciamo sopra la sessantina, tipo 65 portati male... E invece, appena ho provato a verificare le mie valutazioni, mi sono reso conto che mi ero sbagliato alla grande: in questi giorni ho scoperto che, quando il prof Teodori è scomparso, era poco più che quarantenne, aveva 43 anni. Dunque era nel fiore degli anni ed era anche uno sportivo.
A volte si è superficiali senza volerlo. Avrei dovuto spendere qualche dubbio in più su quella morte. Come ho fatto, in seguito, sul mio avvelenamento del 2004 a Caracas. 
Avevo 36 anni e se fossi morto, quella scuola sarebbe stata statisticamente un'eccezione alla media nazionale che è di 79 anni per ciascun individuo (e non di 79 anni divisi, più o meno, in 2).

Omaggio a Bruno Teodori

lunedì 28 maggio 2012

Donne di mafia - Le gemelline dell'intrigo: Minerva Valletta & la señora Baffone

In realtà non sono parenti, anche se nella sostanza sono speculari l'una all'altra, per questo le chiamo le gemelline dell'intrigo. La prima è la Minerva Valletta, moglie del signor Bagordo, autista dell'ambasciata italiana di Caracas.
Minerva Valletta è anche la cugina del cantante neomelodico Franco de Vita, già commendatore del lavoro nel 2010, che nel 2004 pubblicava il Cd Stop.


Stop, Franco de Vita
 Il 2004 è anche l'anno in cui ho cominciato a lavorare per il Ministero degli Affari Esteri alla scuola Agustin Codazzi di Caracas. In quella scuola ho conosciuto le due piantagrane, sempre sopra le righe, di Minerva Valletta e Adline Borges 


Minerva Valletta, moglie dell'autista dell'ambasciata sig. Bagordo
 La seconda è la señora Baffone, Adline Borges, avvocato ed ex moglie del signor Baffone, il quale dal 2006 è al Cairo (Egitto) per lavoro. Di cosa si occupi costui non ne ho idea, ma, data la genia, credo nulla di buono.

Consorterie: i gaglioffi del Codazzi e il Ministero Affari Esteri | Anna Grazia Greco: la truffa della "chiamata diretta"

Quando nel settembre 2004 fui chiamato dalla dirigente Mae (Ministero Affari Esteri) Anna Grazia Greco, dirigente scolastico presso il Consolato Generale di Caracas, per lavorare in nero come insegnante della scuola dell'associazione "Agustin Codazzi" (associazione senza scopo di lucro con conto cifrato su banca svizzera: Credit Suisse, filiale di Lugano), mi fu affidata la classe 2ª dove c'erano i figli delle gemelline dell'intrigo: Minerva Valletta e la señora Baffone. Per dirla in breve quelle due le ho avute costantemente fra i piedi, dal primo momento. 
Che fossero due piantagrane mi è stato chiaro fin da subito. La señora Baffone, per esempio, non ha avuto scrupoli nell'affermare in tribunale, insieme ad altri avvocati lestofanti, che la cricca Codazzi a me non mi conosceva. 
Per fortuna non tutti quelli dell'associazione Agustin Codazzi erano dei lestofanti, ma c'erano persone a posto che a suo tempo hanno saputo da che parte stare, come la preside Lucia Veronesi.


Nulla dies sine linea, motto massonico dell'ass. Agustin Codazzi - Anna Grazia Greco

gianluca salvati

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Gianluca Salvati - Lotta di cani

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