19 Settembre 2008
Nella serata di giovedì 18 settembre, il governo venezuelano ha decretato l’espulsione dal paese di José Miguel Vivanco, l’avvocato cileno direttore della sezione America latina di Human Rights Watch.
La
sua colpa: avere tenuto, nel pomeriggio di quello stesso giorno, una
conferenza stampa in cui denunciava come, dal fallito golpe del 2002 ad
oggi, la situazione dei diritti umani in Venezuela sia andata
deteriorandosi.
Poche
ore dopo – come ha raccontato lo stesso ministro degli Esteri
venezuelano, Nicolas Maduro – Vivanco e il collaboratore che lo
accompagnava venivano accompagnati all’aeroporto, messi su un aereo e
espulsi dal paese, con la proibizione di tornarci in futuro. Vivanco –
recita un comunicato governativo firmato da Maduro e dal suo collega
degli Interni, Tarek El Aissami – “ha violentato la Costituzione e le
leggi della Repubblica Bolivariana del Venezuela, aggredendo le
istituzioni della democrazia venezuelana e immischiandosi illegalmente
negli interessi del paese”. Maduro ha poi dichiarato che il direttore di
HRW (Human Rights Watch) ha contravvenuto alle norme che regolano il
transito attraverso il Venezuela di cittadini stranieri in condizione di
turista, presentando “in maniera abusiva e volgare” una conferenza
stampa “dove ha vilipeso le istituzioni della democrazia venezuelana,
dove ha ferito la dignità delle nostre istituzioni, del nostro popolo,
della nostra democrazia”. L'“aggressione” di HRW “risponde – continua la
nota – a interessi vincolati e finanziati dal governo degli Stati Uniti
d’America, che dietro la maschera di difensori dei diritti umani
dispiegano una strategia di aggressione inaccettabile per il nostro
popolo”. Per rendere ancor più chiaro quest’ultimo concetto, Maduro ha
dichiarato: “Sono sicuro che dietro questa imboscata mediatica ci sono
quelli di sempre, i padroni dei mezzi di comunicazione legati agli
interessi dell’impero e quei gruppetti che, proclamandosi difensori dei
diritti umani, ricevono soldi da Washington”.
Enrico De Simone, L'Occidentale
Enrico De Simone La Voce d'Italia (Caracas) - L'Occidentale, Roma |
L'articolo è molto più lungo e argomentativo, ma la vicenda in sé ha molti spunti di riflessione.
Dal
mio modesto osservatorio, di chi ha vissuto per quasi 2 anni a Caracas e
si è trovato spesso a lottare per i propri diritti, l'occasione non
poteva essere più ghiotta. Ho letto il rapporto di José Miguel Vivanco,
direttore della sezione per l'America latina di HRW, sgradito al regime
di Hugo Chavéz.
Questa denuncia è un'accozzaglia di luoghi comuni e di falsità in linea col metodo fascista adoperato dal Vivanco per declamare le sue “verità”. Per non parlare dell'effetto focalizzazione magicamente creato da una (finta) pluralità di mezzi di comunicazione (il cosiddetto soft power), radio, tv e giornali.
Questa denuncia è un'accozzaglia di luoghi comuni e di falsità in linea col metodo fascista adoperato dal Vivanco per declamare le sue “verità”. Per non parlare dell'effetto focalizzazione magicamente creato da una (finta) pluralità di mezzi di comunicazione (il cosiddetto soft power), radio, tv e giornali.
Qualche mese prima che Enrico De Simone giungesse a Caracas, avevo domandato ad una rappresentante del Ministero degli Esteri (italiano): “il diritto non è cultura ?” (Auditorium della scuola “Agustin Codazzi” - 10/03/2005). La funzionaria che aveva appena esposto le linee guida del suo ministero, mi aveva candidamente risposto: “No, il diritto non è cultura.”
Fax Art - Caracas, marzo 2006 - Gianluca Salvati |
La platea accolse silenziosamente l'asserzione.
La mia domanda era necessariamente provocatoria, ma la risposta era da medio evo, se non peggio, da età della pietra.
Chissà cosa avrebbe risposto il signor Vivanco a quell'affermazione. Come se non bastasse, i rappresentanti istituzionali si proclamarono impotenti rispetto a quei delinquenti in grisaglia della giunta del Codazzi, nonostante il ministero elargisse un lauto assegno ogni anno al Codazzi.
Chissà cosa avrebbe risposto il signor Vivanco a quell'affermazione. Come se non bastasse, i rappresentanti istituzionali si proclamarono impotenti rispetto a quei delinquenti in grisaglia della giunta del Codazzi, nonostante il ministero elargisse un lauto assegno ogni anno al Codazzi.
Come ho già scritto eravamo senza contratto (a tempo determinato). Io avevo rischiato la pelle per un avvelenamento, che a quei tempi (ero ancora ingenuo) pensavo fosse stato un accidente.
Il giorno dopo mi assentai, avevo una reazione di schifo verso quella gente.
Che strumenti avevo per far valere i miei diritti?
Qualcuno nel mondo ha inventato le associazioni per i diritti umani, tipo questa di Human Rights Watch,
non so esattamente cosa siano né come operino, ma verrebbe automatico
rivolgersi a loro. Mi pare di aver capito che, rispetto alle questioni,
si pongano in questo modo: “dato
che noi siamo più civili (e di certo migliori) di voi, queste sono le
giuste ricette per elevarvi dal vostro stato di abiezione al nostro di
onniscienza...”
Alla tv si parla spesso di loro, specie se di matrice yankee e non governativa, che oggi fa tanto figo... Immagino che costoro abbiano avuto un bel da fare in America latina, con tutti quei dittatori...
Come
alternativa colta alle associazioni per i diritti umani, c'è la
possibilità di rivolgersi ai tribunali di giustizia. Già, i tribunali
del Venezuela, il rapporto di Human Rights Watch li descrive come
asserviti alla politica. Sarà per questo che non ho mai sentito Chavéz
scagliarsi contro i giudici e le loro sentenze ?
Hugo Chavez, el comandante |
Ero assetato di vendetta, decisi per la seconda opzione. Feci causa a quegli idioti infami
dell'onorata associazione delinquenziale “A. Codazzi” di Caracas e, nel
giro di un paio di anni ho avuto giustizia, quella stessa giustizia
che, a detta degli eminenti funzionari della Farnesina, nota istituzione ex-prestigiosa del mio democratico paese, avrei dovuto attendere in un'altra vita...
Tornando alla causa civile contro quei venduti del Codazzi (degni figli di infami taglia-gole),
mi ha sconvolto la brevità dei tempi: appena due anni. In Italia, nella
progredita Italia, quei tempi ce li sogniamo. Ma anche questo non è
casuale. La colpa di ciò è da ascriversi unicamente alla cattiva
politica troppo spesso parente stretta dell'illegalità diffusa e del
crimine organizzato.
La verità e che qui si predilige l'impunità a scapito della legalità.
Per tutti questi motivi quel rapporto HRW mi è parso particolarmente falso e pretestuoso: una vera merdata.
Qualcuno potrebbe obiettare che la mia è un'esperienza unica. Errato.
Negli anni 2006-2007, quei gaglioffi dell'associazione senza scopo di lucro con conto cifrato su banca svizzera (Credìt Suisse – sede di Lugano), hanno collezionato ben 4 cause da parte di insegnanti italiani, tutte puntualmente perse dal Codazzi.
Cause che, con un po' di buona volontà avrebbero potuto essere molte di più...
Negli anni 2006-2007, quei gaglioffi dell'associazione senza scopo di lucro con conto cifrato su banca svizzera (Credìt Suisse – sede di Lugano), hanno collezionato ben 4 cause da parte di insegnanti italiani, tutte puntualmente perse dal Codazzi.
Cause che, con un po' di buona volontà avrebbero potuto essere molte di più...
Gianluca Salvati
Per
chi voglia chiarirsi le idee sulle violazioni dei diritti umani in
America latina e sulle effettive responsabilità, rimando alla raccolta
di articoli di R. Kapuscinski, Cristo con il fucile in spalla (ed. Feltrinelli).Enrico Cajati, olio su tela |