[…] Bellicosi guerrieri, leggendari navigatori e abili scultori: ecco chi erano i maori prima dell’arrivo dei bianchi.
[…] I maori credono che la scultura sia un’invenzione divina: era sconosciuta agli uomini fino al momento in cui Tangaroa, divinità del mare, rapì il figlio dell’eroe Rua. Partito alla ricerca del bambino, Rua entrò nella dimora del dio, dove fra i tesori scoprì immagini scolpite che portò via con sé. Così gli uomini dei Mari del Sud impararono a lavorare il legno e la pietra per raffigurare dei e antenati: per dare alle statue la forza che incarna lo spirito dell’avo o delle divinità.
Al di là della leggenda, per un popolo che non conosceva la scrittura, scolpire era il mezzo per tramandare la propria storia: le travi delle marae raccontano l’origine del clan, le prue delle canoe il lungo viaggio attraverso il Pacifico. I maori hanno lavorato ogni materiale reperibile nelle due isole: legno, osso, conchiglie, nefrite e giada. Gli attrezzi di pietra, osso e conchiglia usati tradizionalmente per scolpire sono stati sostituiti da ceselli, pialle e seghetti elettrici. Al posto dell’ocra, con cui venivano dipinte le sculture, si usa la vernice rossa. L’effetto tridimensionale è reso attraverso la diversa profondità del taglio per creare giochi di luce e di ombre.
[…] Se per molti clan i disegni cutanei sono oggi il frutto di riflessioni culturali e spirituali, per i loro antenati avevano una funzione decorativa, non denotavano il rango della persona, né erano prova di coraggio. I motivi curvilinei usati per tatuare erano simili a quelli raffigurati nelle sculture. Intricatissime decorazioni artistiche che non avevano pari nel mondo, a eccezione degli indigeni delle Isole Marchesi. Il tatuaggio è un costume di origine polinesiana.
Marco Moretti
Nudo rosso, acrilico su tavola - Gianluca Salvati - 1996 |