L'articolo che segue, a firma Marisa Bafile, risponde ad una sottile "provocazione intellettuale" della vecchia cariatide, ex dipendente del Consolato Generale di Caracas. Quel vecchio puttanon, infatti, alla data dell'articolo, aveva decisamente rimosso lo scandalo e gli sprechi derivanti dalla pessima gestione della scuola da parte della dirigente Anna Grazia Greco, nonostante risalissero a pochi mesi prima.
Quando si parla a sproposito di privilegi...
I cavalieri inesistenti” della Scuola Codazzi
Sono
loro quelli che ogni mattina ricevono nelle aule centinaia e centinaia
di ragazzi, sono loro quelli che hanno il compito di trasmettere la
cultura e la lingua italiana, sono loro quelli che hanno l’enorme
responsabilità di seguire i nostri figli nel difficile cammino della
crescita. Eppure i professori della scuola Agostino Codazzi, assunti in
loco contano tanto poco per l’Italia che con un’ironia amara sono stati
paragonati al “cavaliere inesistente” di Italo Calvino.
E
la remunerazione che ricevono per le ore che trascorrono nelle nostre
aule avvicina il loro lavoro ad un’opera di volontariato. Gli unici
contributi che arrivano dal governo sono finalizzati al pagamento di
lauti stipendi per pochissimi professori che vengono dall’Italia mentre
tutti gli altri, quelli che davvero hanno a cuore la scuola, quelli che
hanno preparato generazioni di studenti e sono per tutti noi amati punti
di riferimento, ecco, quelli hanno diritto a guadagni tre o quattro
volte inferiori.
In
numerose occasioni è stato posto il problema alle autorità competenti.
Inutilmente. Un silenzio che ha il sapore amaro dell’indifferenza è
stata la risposta alle varie proposte presentate con la speranza di
trovare una strada per restituire giusta dignità all’operato del corpo
docente locale.
La
scuola puó accedere ad ulteriori finanziamenti solo per progetti
specifici. Nella pratica questo si traduce nel pagamento della persona
inviata ad hoc dall’Italia. Per i professori locali non é previsto
nessun apporto. Eppure dovrebbe essere piú importante offrire condizioni
di lavoro degne ai docenti piuttosto che avviare specifici progetti
che, seppur importanti, non sono essenziali per la formazione degli
studenti.
Ma
ciò che fa ancora più male è che questi professori vengono snobbati
come se fossero docenti di serie B, come se non sapessero parlare
l’italiano, come se non avessero le carte in regola per l’insegnamento.
Ed invece sono tutti laureati, hanno l’abilitazione, sono italiani,
anzi, alcuni hanno esclusivamente il passaporto italiano e, soprattutto,
possono vantare anni di esperienza. Se consideriamo che insegnare
dovrebbe essere qualcosa di più del semplice atto di inserire qualche
dato nella memoria dei ragazzi, possiamo facilmente capire che un
“nostro” insegnante può seguire molto meglio i figli degli
italo-venezuelani perchè conosce la cultura sia dell’Italia che del
Venezuela, perchè ama sia l’Italia che il Venezuela, perchè a sua volta é
genitore di ragazzi che studiano e crescono in questa città. Compito
meno facile per chi arriva dall’Italia senza conoscere nè la cultura nè
la lingua del paese e il più delle volte senza esperienza di
insegnamento.
Sarebbe
tutto più semplice se i funzionari che hanno il compito di aiutare a
crescere la scuola Codazzi cercassero davvero di capirla, amarla e
valorizzarla. Sarebbe piú facile se decidessero lavorare insieme al
corpo docente, se si preoccupassero di conoscerne capacitá e
potenzialitá. In quel caso, ne siamo certi, si riuscirebbe tutti insieme
a trovare qualche soluzione. Purtroppo invece la Codazzi,
pur essendo l’unica scuola realmente italiana, l’unica che fa capo ad
un’associazione civile senza fini di lucro, l’unica riconosciuta
dall’Italia che ne ha riconfermato la parità l’anno scorso dopo una
ennesima ispezione del Ministero, é penalizzata rispetto ad altre scuole
che invece sono venezuelane, sono private e si limitano a impartire
corsi di italiano.
Ma se é vero che la Codazzi é una delle piú importanti istituzioni della collettivitá, che gli insegnanti locali sono un patrimonio di tutti perché é a loro che affidiamo, con fiducia, la preparazione e formazione dei nostri figli, allora non possiamo aspettare che gli aiuti ci piovano dal cielo. Tocca a noi assumerne le difese.