Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
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sabato 28 febbraio 2015

Conferenza di Vittorio Sgarbi all'hotel Vesuvio

Un mese prima della visita a Perugia organizzata dal prof Massimo Bignardi, c'era stata una conferenza di Vittorio Sgarbi all'hotel Vesuvio. Ero venuto a conoscenza dell'evento da una signora, piuttosto esaltata a dire la verità, che frequentava la chiesa dove, da ragazzino, avevo fatto il chierichetto (ero ancora giovane e incosciente). 
Quella signora viveva la religione in maniera totalizzante e, fondamentalmente distorta. Tanto per fare un esempio, una volta eravamo appena giunti in macchina sotto al suo palazzo, il tempo di uscire e qualcuno lanciò una busta d'acqua sull'auto. L'impatto improvviso del sacchetto sulla carrozzeria ci fece saltare. La signora colse l'occasione per dire che era stato il diavolo a lanciare quel sacchetto poiché aveva ascoltato i nostri (i suoi) discorsi. L'argomento di quei discorsi, ovviamente, era monotematico. Dio, religione, preti, conventi, ecc. 
Ad ogni modo ci disse di fare il pernacchietto al diavolo, indicando verso la busta bianca sul tettuccio della macchina. Mio fratello subito l'accontentò. 
Io non solo non seguii il consiglio, ma ne approfittati per tirare le somme su quella bigotta: doveva aver perso diverse rotelle per la via...
La signora abitava poco distante da casa mia ed era sposata ad un pittore di quadri tradizionali (per lo più paesaggi) e il loro figlio si era dato alla politica, come seguace della lista di Vittorio Sgarbi; a sentire la bigotta, suo figlio andava con Sgarbi... 
Il noto storico dell'arte, già personaggio televisivo (da Canale 5 del gruppo Mediaset) lanciato dal giornalista Maurizio Costanzo (Tessera di adesione alla P2 n.° 626), a quei tempi era anche onorevole e si proponeva come fondatore di un nuovo movimento politico. 
Durante la conferenza spiegò perché non aderiva al movimento politico di Forza Italia, guidato da Silvio Berlusconi (Tessera di adesione alla P2 n.° 625), in quanto il solo nome, Forza Italia, gli ricordava la pubblicità dell'olio per i motori. 
Il sommo critico prese a parlare di arte e di mezzogiorno, affermando che le mostre che si facevano a Napoli, per esempio sui caravaggeschi, erano di alto tenore, cosa che al nord si sognavano...
Prese a interrogare il pubblico, qualcuno voleva intervenire? Silenzio in sala.
Io sapevo che quelle affermazioni erano quantomeno azzardate, infatti mi spostavo già da due anni per andare a vedere mostre di arte contemporanea (non di sola arte antica si vive...) che a Napoli erano rare e riguardavano solitamente artisti locali. Ma non mi interessavo di politica, né mi interessava contraddirlo: non sia mai, se Sgarbi si inalberava poi chi lo fermava più...
Prima dell'intervento di Sgarbi aveva parlato un politico napoletano, uno piuttosto giovane e segaligno, costui aveva fatto una tirata assai infuocata sul partito comunista italiano, che spesso citava come partito comunista bulgaro italiano. La causa di tutti i mali. 
Come ho già detto, la politica non mi interessava, ero lì con un blocchetto di foto dei miei quadri che volevo consegnare a Sgarbi, e l'avrei fatto, anche a costo di sorbirmi cazzate simili.
L'amico che mi aveva accompagnato era stato perentorio: "...quelle foto devi dargliele..."

Avevo già letto Sciascia, e quello che lo scrittore riportava su Pasolini nel libro L'affaire Moro. Secondo PPP il fascismo in Italia non aveva mai lasciato il potere, proseguendo di fatto nella Democrazia Cristiana. Ma, questa citazione storica, ai tempi l'avevo anche dimenticata. 
Oggi so che Pasolini si sbagliava, per difetto, il fascismo esisteva anche prima del ventennio, solo che aveva un altro nome. Più o meno come uno che cambi abito. 
Per questo motivo le parole di quel politico erano ancora più fuori luogo.

Vicino a me c'era un signore dell'età di mio padre con gli occhiali e dei pantaloni assai sgargianti, sembrava una vecchia checca se non fosse che era accompagnato da un ragazzo e una ragazza che parevano i suoi figli. Ad un certo punto Sgarbi aveva avuto uno scambio con lui parlando di una terza persona non presente lì.
Quando la conferenza finalmente ebbe termine, mi avvicinai all'oratore. C'era una certa ressa, alcuni gli chiedevano gli autografi. Dovetti lottare per almeno cinque minuti per avvicinarmi a Sgarbi, che visto in televisione sembra più alto di 15 centimetri buoni (è proprio vero che la tv ingigantisce tutto...). 
Gli detti il blocchetto di foto e lui lo buttò sopra i suoi libri, quasi seccato. Me ne andai soddisfatto.
Buttando un'ultima occhiata alla sala notai una cosa: quei ragazzi che prima non mi facevano passare erano ancora lì, solo che ora non facevano ressa. Che strano.

E poi, dov'era il figlio dell'esaltata, quello che... andava con Sgarbi
Una volta l'avevo intravisto alla galleria dove esponeva suo padre, ma quel giorno non c'era nessuno che gli somigliasse.
Col mio amico facemmo una passeggiata sul lungomare di Mergellina (era un sabato mattina alquanto grigio) favoleggiando su quell'incontro del destino.
Si era ancora troppo giovani e inesperti per capire come va il mondo.

A casa i miei volevano sapere come era andata la conferenza. Non gli dissi niente. 
La moglie del pittore e madre del politico che andava con Sgarbi, il giorno prima aveva telefonato almeno due volte per fare pubblicità all'evento. 
Al telefono aveva detto che suo figlio ci avrebbe presentato Sgarbi. Ad ogni telefonata, l'esaltata aveva insistito affinché portassimo nostro padre. Mio fratello che aveva risposto ad una telefonata e non gli aveva dato alcuna importanza. Per me, che avevo intercettato l'ultima chiamata, mi pareva una chance da non perdere, così avevo chiesto a mio padre di accompagnarmi. 
Ma mio padre non era voluto venire: non è uno che si faccia tirare per la giacca da chiunque e devo dire, col senno di poi, che fece benissimo.


Il pernacchietto, olio su tela - Gianluca Salvati fecit 1995

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Gianluca Salvati - Lotta di cani

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