Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
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sabato 8 ottobre 2016

Il figlio di Bin Laden e i siti porno

Come ho già scritto, nel periodo dopo l'avvento della Commissione interministeriale capitanata dal guitto di regime, Paolo Scartozzoni, cominciai a sentirmi piuttosto incomodo. Ero stato l'unico a muovere delle critiche nei confronti di quegli stura-cessi nati della cricca Codazzi, agli ordini della Greco. Il mio finto amico, il collega che aveva sostenuto le stesse rimostranze, era rientrato in Italia, senza alcun particolare motivo. Ed io mi sentivo sempre molto "osservato". Ovunque andassi nella scuola, vedevo teste che si giravano, neanche fossi stato il figlio di Bin Laden, che a quei tempi era piuttosto popolare.

Mi dicevo che me la stavano facendo pagare per via delle mie osservazioni alla commissione interministeriale e avevo ragione soltanto a metà.

Avevo rimosso troppo rapidamente quanto mi era accaduto nel dicembre del 2004 quando, una volta in piedi, avevo voluto credere alla patetica storiella che mi avevano propinato alla Clinica Sanitas di Plaza Altamira. Una storia che faceva acqua da tutte le parti e appena ho provato a verificarla si è disciolta come neve al sole: avevo avuto un dengue emorragico. Non c'era una sola affermazione valida in quelle chiacchiere.

Anche la pagliacciata della commissione ministeriale - da attribuirsi principalmente al pagliaccio di Stato, Paolo Scartozzoni, perché le altre persone rimasero al loro posto - era l’ennesimo tentativo di intorbidire ulteriormente le acque.

Fortunatamente la proverbiale stupidità della gente per cui lavoravo, universalmente riconosciuta anche fuori dai confini nazionali, mi risollevò da quella penosa situazione. Dopo un paio di mesi di "trattamento", accadde un fatto talmente eclatante che smisi automaticamente di essere il centro dell'attenzione.

Era venuto in mio aiuto, si fa per dire, il fidanzato della Greco (Anna Grazia, fuorilegge per passione), il prof di informatica che teneva corsi per tutte le classi. Il tipo, tale Fabrizio, era l'unico prof  proveniente dall'Italia a vantare un contratto. E che contratto, prevedeva alloggio in hotel di lusso e viaggi aerei spesati mensilmente! Neanche fosse stato un nababbo arabo! Noialtri, invece, si lavorava in nero, malgrado avessimo fatto presente l'irregolarità contrattuale alla commissione ministeriale guidata dal pagliaccio di regime, Paolo Scartozzoni, nel marzo del 2005.

Tornando al Fabrizio, l'amichetto della Greco, quello dal mega-contratto, accadde che, durante le sue ore, un bambino di 4ª elementare aveva preso  navigare su siti porno. Per questo motivo si era  organizzato portandosi un'intera lista di siti da visitare, come riportato dalla collega.

Il sig. Fabrizio era uso, quando lavorava, starsene seduto ad un computer pensando agli affari propri, ma non dopo aver distribuito giochini per tutti.

Dunque, se notò qualcosa, non lo diede a vedere. Né si sentì in dovere di intervenire quando una bambina gli disse del compagno che guardava siti vietati. Il prof le rispose senza scomporsi: "Se vuol mettersi quelle cose in testa...", come se la cosa non lo riguardasse.
E in effetti, il sig. Fabrizio da privilegiato qual era, si preoccupava unicamente di salvaguardare i propri interessi, impegnandosi meno del necessario.

Il giorno dopo ci fu una sollevazione di genitori. Lo scontento durò qualche giorno dopodiché fu messo tutto a tacere.

Da quel giorno però, magicamente, smisi di essere il figlio di Bin Laden per ridiventare un semplice cittadino. Quando passavo io, le teste non si giravano più: evidentemente c'erano problemi più seri a cui pensare...


Das Bin Laden Sohn, 2013 - penna su carta

venerdì 13 marzo 2015

Un esposto al "porto delle nebbie" | Paolo Scartozzoni, pagliaccio di regime

Sono passati 10 anni dalla visita della commissione interministeriale (esteri ed istruzione) alla scuola "Agustin Codazzi" di Caracas. Non sono uno che dimentica facilmente, specie se i fatti hanno una loro gravità intrinseca che merita di essere divulgata.
Il seguente brano è estratto dall'esposto inviato nel luglio del 2009 al Tribunale di Roma, già "porto delle nebbie" da tempo immemore (ovvero da più di 50 anni: molto prima che nascessi...).

[...] Il tempo passava ma di contratto neanche a parlarne. Coi professori provenienti dall'Italia provammo a sollecitare una risposta con una lettera.
La Giunta Direttiva del Codazzi non si prese neanche la briga di rispondere con due parole alla richiesta scritta. Il motivo di questo comportamento anomalo rimaneva oscuro.
Nel mese di Marzo (2005) venne a Caracas una commissione ministeriale presieduta da Paolo Scartozzoni per confermare la paritarietà alla scuola. Dopo il discorso sulla presentazione dei futuri progetti della Cooperazione del Ministero degli Esteri, venne fuori che noi professori eravamo ancora sprovvisti di contratto.
La dott.ssa Scarpellini rispose che non spettava a lei redimere tali questioni. 
Mi alzai per chiederle se il "diritto" non facesse parte della "cultura" (vai a sapere, magari rientrava fra gli obiettivi del loro prestigioso ministero).
La dott.ssa Scarpellini mi rispose candidamente: "No, il diritto non è cultura".
Dopo un po' contestai Paolo Scartozzoni perché cominciò a dire cose che, a mio avviso, non stavano né in cielo, né in terra. A quel punto il console si sentì in dovere di prendere le parti dei suoi ospiti e di mettermi a posto, dicendo che mi avevano risposto due persone importanti e che lui era la terza: avrei dovuto essere soddisfatto.
Gli risposi chiedendogli se chi mi aveva chiamato a quelle condizioni non meritasse una denuncia penale (mi riferivo proprio ad Anna Grazia Greco, una fuorilegge per disperazione, che era lì presente ed in quel momento reagì come chi riceve una batosta...  evento colto da diversi presenti). 

Come avevo intuito, ed ho in seguito capito, l'obiettivo di quella gentaglia, Anna Grazia Greco, Paolo Scartozzoni ed affiliati, era proprio quello di farmi litigare col console, che era all'oscuro della situazione ed era tra le persone decenti che ho trovato a Caracas.



mercoledì 30 gennaio 2013

Fascismi vecchi e nuovi | Il Codazzi e il conto cifrato su banca svizzera: Credit Suisse, filiale di Lugano | Mirko Tremaglia, Paolo Scartozzoni & Guido Brigli: due degni compari - Colegio Agustin Codazzi Caracas

Nella lettera spedita al ministro Mirko Tremaglia (omissis, 07/2004), dopo una breve campagna mediatica allarmistica al limite dell'isteria, Guido Brigli auspica una maggiore attenzione (bussando a denari) all'allora ministro responsabile degli Italiani all'estero Mirko Tremaglia.

Immagino che per diventare ministri sia richiesta una buona dose di marpionaggine, sia congenita che acquisita, qualità che non credo mancasse all'onorevole Mirko Tremaglia dato il suo corposo curriculum, eppure, non so perché, ma paragonato all'ex figlio di papà Guido Brigli,  Mirko Tremaglia sembra uno sprovveduto. Poco più che un ingenuo.

Guido Brigli e Paolo Scartozzoni da piccoli
Di fatto, è più facile diffidare di qualcuno con un passato discutibile, che non di un figlio di papà di mezza età come Guido Brigli. 
Lungi da me voler sdoganare l'ultimo fascismo del ventennio, ma ho il sentore che ci sia un fascismo ben più subdolo da cui guardarsi, oltre a quello folkloristico che ben conosciamo.

Cricca Codazzi: Paolo Scartozzoni, Guido Brigli e Anna Grazia Greco

lunedì 17 dicembre 2012

Fascismi vecchi e nuovi: Mirko Tremaglia, Guido Brigli & Paolo Scartozzoni - omissis | Anna Grazia Greco - Piero Armenti | Franco Chirico & Kiko Arguello

Nei primi mesi del 2004, è partita una campagna allarmistica sullo stato della democrazia in Venezuela. Gli articoli in questione hanno avuto un picco tra maggio e giugno del 2004, quando dalla stessa testata si domandava a gran voce cosa accadesse in Venezuela.


La campagna è culminata con una lettera di Guido Brigli, tramite Daniele Marconcini, al ministro (per gli italiani all'estero) Mirko Tremaglia.
La lettera comincia con un italianissimo omissis, che è tutto un programma di opacità e mala fede.

Non entro nel vivo delle questioni sollevate, perché conoscendo il personaggio (Guido Brigli)  e chi rappresenta (l'associazione “Agustin Codazzi”), direi che il 98% dei contenuti della lettera sono fumo, il resto è cenere. Ma vorrei fare un paio di considerazioni sul contesto e su alcuni attori di questa farsa.

Caracas, maggio 2004
  •  Anna Grazia Greco è dirigente della scuola “Agustin Codazzi”, essendo venuto a mancare, nello stesso anno, il dirigente incaricato dal Mae, il professor Bruno Teodori. Da tempo Anna Grazia Greco volteggiava su Caracas come un samuro (avvoltoio locale ndr.) per tenervi non meglio precisate "conferenze"
  • Piero Armenti è appena giunto a Caracas a fare pratica di giornalismo. Vive da sua zia, poco lontano dall'appartamento che affaccia su Sabana Grande, dove avrà per vicina, molto casualmente ma molto opportunamente, M.
  • Io insegno in Marocco, dove ho già detto che non sarei ritornato a lavorare per il successivo anno scolastico; inoltre, nel dicembre del 2003 è giunta una telefonata a casa mia a Napoli, da parte di una scuola argentina: c'è un posto di insegnante per me. Dunque metto in conto, avendone l'opportunità, di andare a lavorare in America latina
  • Franco Chirico, responsabile della comunità di catecumeni frequentata dei miei genitori da più di 20 anni, ha la famiglia a Caracas, curiosamente a poche centinaia di metri dove troverò casa. I nipoti di Franco Chirico hanno frequentato la scuola Agustin Codazzi, ovvero dove sono stato chiamato ad insegnare. Ciò significa che hanno frequentato quegli ambienti, almeno per 15 anni: la scuola "Agustin Codazzi" di Caracas, infatti, ha classi dalla materna alle superiori. Ma, molto casualmente, il sant'uomo non ne ha mai fatto cenno.
Nulla dies sine linea: Guido Brigli e Paolo Scartozzoni

giovedì 20 settembre 2012

Paolo Scartozzoni & los escualidos del Codazzi: la finta emergenza sanitaria in Venezuela e l'emergenza legalità in Italia | Escuela Agustin Codazzi, Caracas - Anna Grazia Greco

Poco tempo dopo, alcuni organi d'informazione di stampo imperialista, che lì a Caracas erano all'opposizione sotto il nome di los escualidos, hanno cominciato a tambureggiare sui media nientemeno che un'emergenza sanitaria a livello nazionale. Una roba fantascientifica. E molto casualmente, quando mi sono ripreso dal pernicioso avvelenamento, nella clinica dell'azienda sanitaria Sanitas, hanno provato a convincermi che avevo avuto un dengue emorragico
Al momento sono anche riusciti a farmelo credere: ero convinto che quell'emergenza sanitaria esistesse davvero. Emergenza dengue, dunque.

Paolo Scartozzoni, funzionario Mae in visita a Caracas

Il contratto con la Sanitas l'avevo firmato dietro indicazione della "Giunta Direttiva" del Codazzi ed è anche l'unico contratto legale che possa vantare dopo ben 2 anni di lavoro con quella gentaglia. Si noti bene: convocato dal Ministero degli Esteri, tramite Anna Grazia Greco, che aveva preso il posto del dirigente Bruno Teodori.
Avevo dimenticato di aggiungere che, nel dicembre 2004, mentre stavo morendo, scaduto il visto turistico, ero diventato anche clandestino. Il che all'atto pratico vuol dire che un qualsiasi figlio di puttana, tipo quel cornuto figlio di troia dell'attuale capo della "Giunta Direttiva" del Codazzi, Adriano Giovenco, avrebbe tranquillamente potuto affermare che "loro" a me non mi conoscevano, dunque io ero andato fin lì per sport... 

Queste non sono speculazioni, né dietrologia, ma la banalissima realtà dei fatti. Nel 2006, infatti, in un tribunale, quei signori hanno fatto queste precise affermazioni. False. Con la piccola differenza che, essendo sopravvissuto, li ho potuti non solo contraddire, ma anche sputtanare con le loro stesse menzogne. Punto.


Ule, Escuela Agustin Codazzi Caracas - stencil art 2006

La camarilla del Codazzi: complotto fascista | Daniele Marconcini a Caracas

Paolo Scartozzoni, funzionario Mae e guitto, a Caracas
Tornando all'emergenza sanitaria, quella tanto strombazzata da los escualidos, nel febbraio del 2005, il signor Daniele Marconcini, si è sentito in dovere di aggiungere la sua voce alla confusione de los escualidos. Col risultato che l'allora ambasciatore ha dovuto smentirlo: "Di che parla costui?", si dev'essere domandato. 
Stranamente, ero clandestino da più di un mese, ma proprio in quei giorni, quando il signor Marconcini era a Caracas (7-12/02/2012), a me e ad altri colleghi hanno finalmente fatto fare i documenti (11/02/2005) per circolare nel Paese. In realtà, documento è un termine improprio: la causa che ho intentato al Codazzi, ha dimostrato che quella gentaglia non mi ha mai regolarizzato. Per farlo avrebbe dovuto: 
  • registrarmi alla Camera del Lavoro venezuelana 
  • col contratto di lavoro, farmi avere i documenti 
Quegli ebeti della Giunta Direttiva del Codazzi, quell'ammasso di dementi, non hanno fatto né l'una, né l'altra procedura e, passato un certo periodo non l'avrebbero potuto più fare. Non senza autodenunciarsi, beninteso. Il risultato fu che per farmi avere la cedula, la carta d'identità, hanno dovuto corrompere un Pubblico Ufficiale. La mia cedula  aveva l'aspetto del documento coi timbri e tutto il resto ma non ne aveva la sostanza.
Quando ho provato a far rinnovare quel documento, nel 2006, all'Alcadia, nessuno voleva metterci le mani.  
Ovviamente.

Paolo Scartozzoni e Guido Brigli - acqua + terra = FANGO

lunedì 27 agosto 2012

Piero Armenti - l'emergenza sanitaria e l'emergenza legalità | Massoneria e disinformazione

In Venezuela esiste una grandissima emergenza sanitaria

Le Pharaon, olio su tela 2005 Caracas - Gianluca Salvati

La Lombardia è pronta a dare il suo aiuto, ma è necessario fare un censimento per capire la vera portata del problema sanitario, includendo anche gli italiani senza cittadinanza.
di Piero Armenti - La Voce d´Italia -

CARACAS- Ë durata solo pochi giorni (dal 7 al 12 febbraio) la visita di Daniele Marconcini a Caracas, ma sono stati giorni intensissimi, di incontri fitti con esponenti della diplomazia italiana (si sottolinea il pranzo a casa del Console Generale Fabrizio Colaceci), con imprenditori, e con esponenti delle varie associazioni della comunitá italo-venezoelana. Una full immersion, per portare a termine una missione che Marconcini stesso definisce "semplicemente esplorativa", in cui è riuscito a confermare le proprie sensazioni: la comunitá italiana in Venezuela è una comunitá preoccupata ed in parte scontenta. Daniele Marconcini, Presidente dell’Associazione Mantovani nel Mondo, non è sicuramente uno alle prime armi, ha trascorso una vita impegnandosi nel mondo dell’emigrazione e della politica (come dirigente prima nel PCI e poi nei DS), emigrazione e politica, dicevamo : un binomio strano, pericoloso se i rappresentanti di questi due pianeti inseguono obiettivi diversi, ma che appaiono coincidenti a parole. Daniele Marconcini questo lo sa, e qui in Venezuela è venuto nella sua doppia veste, come rappresentante del mondo dell’emigrazione in generale, ma soprattutto come delegato della Regione Lombardia ( piú precisamente rappresenta la Consulta dell’Emigrazione del Consiglio Regionale lombardo). E’arrivato su invito di Gianni Cappellin, presidente dell’Associazione dei Lombardi in Venezuela, per mandare innanzitutto un messaggio ben preciso: la Lombardia è pronta a rispondere ai bisogni degli italiani in Venezuela, e a farlo dall’alto della propria posizione privilegiata: è la regione d’Italia più ricca, un terzo del Prodotto interno Lordo ( Bruto) di tutto il "Bel Paese" proviene da lì.  Le sue parole sono intrise soprattutto di spirito pratico (tipico "lumbard"), né sofismi né giri di parole, è una lunghezza d’onda, la sua, ben chiara, su cui si sintonizza a perfezione la pragmaticità italovenezolana.

Paolo Scartozzoni, mentre prova un esercizio circense

d- Cosa ha fatto in questi giorni?
- Sto incontrando tutti gli organismi che rappresentano la comunitá italiana, per cui ho incontrato l’Ambasciatore il Console, gli Imprenditori. Mi sto facendo un’idea su cosa possa fare la Lombardia e la prima cosa che ho notato è che in Venezuela esiste una grandissima emergenza sanitaria, quindi noi rispetto a questo riteniamo che si debba attuare urgentemente un censimento su tutti coloro che si trovano in uno stato di indigenza"

d- Eppure l’Ambasciatore non sembra dello stesso avviso, la Comunitá italiana sembra stare in ottima forma.
- Su questo non sono d’accordo. La veritá è che non ci sono dati affidabili. Abbiamo verificato che attualmente c’è un intervento di sostegno limitato alle persone di passaporto italiano, per cui secondo i nostri dati sono assistite solo 1000 persone, ma non abbiamo nessun dato sull’emergenza sanitaria che colpisce la comunitá dei discendenti. E’ evidente che l’impegno deve essere anche rispetto ai discendenti, visto che negli anni settanta molti italiani hanno perso la cittadinanza per poter lavorare qui in Venezuela, ma non per questo hanno smesso di essere italiani.

d- Non potrebbero essere riaperti i termini per riacquisire la cittadinanza?
- Per il momento non sembra esserci questa possibilitá. Proprio per capire allora quale è l’effettiva portata dell’emergenza bisognerebbe monitorarla, fare un censimento, capire magari anche quanti sono gli italiani che hanno perso la cittadinanza ma sono bisognosi di aiuti, è necessario che i rappresentanti del Venezuela nel CGIE chiedano che venga immediatamente attivato un fondo di sostegno socio-assitenziale per il Venezuela al quale potrebbero dare un loro apporto le regioni.

d- Quale potrebbe essere il contributo della Lombardia?
- La regione Lombardia, per esempio, patrocina gemellaggi, come quello appena firmato con l’ospedale di Rosario in Argentina. L’idea è quella di obiettivi nazionali a cui le regioni possono dare il proprio contributo

d- Che tipo di interventi nel settore sanitario potrebbero aiutare la comunitá italiana?
- Innanzitutto bisognerebbe verificare chi sono coloro che non possono pagarsi una assicurazione sanitaria, e poi studiare la possibilitá di appoggiare economicamente i progetti.

d- Ad esempio?
- Ad esempio nell’aria di Valencia c’è un progetto per costruire una clinica polifunzionale per italiani, nelle cui strutture potrebbe trovare accoglienza anche la popolazione venezuelana, un altro esempio: abbiamo un’altra fondazione chiamata Oasis che vuole creare una sede ambulatoriale. Basta guardare in profonditá, per vedere che ci sono una serie di iniziative ottime, che peró vengono svolte senza un coordinamento, e senza il sostegno delle autoritá italiane. Inoltre ho potuto appurare che allo stato attuale arrivano per le associazioni, a sostegno degli indigenti, contribuiti di circa di 120-130 mila euro: sono cifre inconsistenti rispetto all’emergenza.

d- Oltre problema sanitario,quali sono le altre prioritá?
- La seconda questione che bisogna analizzare è quella della salvaguardia dell’imprenditoria italiana qui presente, il 60% dell’imprenditoria locale é di origine italiane. Ho visto che, al di lá dei giudizi sul governo attuale, la comunitá italiana si sente pesantemente condizionata dall’attuale situazione politica, quindi le sue richieste sono chiare: garanzie dal governo venezuelano per mantenere la propria presenza sul territorio.

d- Le sembra che ci sia un particolare accanimento contro l’imprenditoria italiana?
- No, ma in generale vi è una profonda sfiducia per la propria sicurezza personale, e il governo italiano dovrebbe intervenire per verificare una maggior salvaguardia della comunitá italiana. Le stesse sedi diplomatiche dovrebbero cambiare atteggiamento: ritengono di poter svolgere la loro azione solo verso cittadini italiani, o imprese che hanno sede in Italia, noi riteniamo che dovrebbero essere ricomprese anche i cittadini italiani che hanno perso la cittadinanza.

d- In che modo il governo potrebbe essere d’aiuto?
Si dovrebbe aprire un tavolo di confronto tra le esigenze che pone il governo Chavez, legittimamente eletto , e le esigenze che pone la Comunitá italiana. Ci auguriamo che il Presidente Chavez prima o poi arrivi in Italia e che su un tavolo di governo si esamino le opportune ipotesi. Bisogna tener conto che qui la imprenditoria italiana è medio-piccola, ed é verso questa realtá che vanno concentrati gli sforzi istituzionali e diplomatici. Perché in fondo la imprenditoria italiana in Venezuela è la comunitá italiana stessa.
Piero Armenti//La Voce d´Italia


Copia della Lettera inviata dal Presidente Marconcini alla Regione Lombardia


Alla cortese attenzione del Presidente del consiglio Attilio Fontana
e p.c.
Al Presidente delegato della Consulta dell'Emigrazione Marcello Raimondi
All'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale Lombardo
Ai Gruppi Consiliari della Regione Lombardia

Signor Presidente come puo' vedere dalla rassegna stampa, i problemi in Venezuela per la comunita' lombarda ed italiana sono seri e complessi. Questo dovrebbe portarci ad unire sempre più le forze come mondo lombardo ed italiano all'estero, rafforzando il loro rapporto con le istituzioni nazionali e regionali. La nostra comunità, considerata generalmente su posizioni antigovernative, ha una posizione critica sul Governo Chavez non in forma preconcetta ma basata su fatti concreti, soprattutto sulla eccessiva concentrazione del potere politico ed economico nelle mani del governo e sull'assenza di una vera e propria opposizione, la quale nonostante la protesta di piazza degli ultimi anni, non riesce ad esprimere ne' un leader ne' una seria alternativa al Chavez. Una situazione che sta creando elementi legislativi inquietanti sia sulla libertà d'impresa, sulla libertà di stampa che che sulla proprietà privata (non quella dei latifondi per intendersi). Questo con una militarizzazione evidente della società venezuelana con un modello di controllo sociale "cubano" (ben 26mila i cubani sono presenti nel paese nei Comitati di quartiere e di Circoscrizione) e una pressochè totale assenza dell'Europa e dell'Italia nei vari progetti di sviluppo del paese. Detto questo dobbiamo,a mio avviso, discutere principalmente sui fatti e sulle esigenze della comunità italiana e lombarda, evitando giudizi ideologici e semplicistici e su questi dare un parere. Può darsi che alla fine questo governo faccia bene ma per poterlo affermare, servono risposte positive ed urgenti che la comunità italiana non ha ancora avuto. Una comunità che vive nella paura,un dato di fatto anche questo indiscutibile. Una sindrome "libica" che si sta impadronendo dei nostri italiani preoccupati di perdere tutto da un giorno all'altro. Una situazione minimizzata dalle nostre rappresentanze diplomatiche nel paese con una prudenza che appare ai più, un'assenza ingiustificata nel rappresentare le esigenze della Comunità presso il Governo italiano. La comunità italiana rappresenta il 60% della piccola e media impresa venezuelana.  Un effetto certamente esasperato dallo scontro politico causato da tre anni di manifestazioni di piazza e dal referendum revocatorio indetto dall'opposizione per costringere alle dimissioni l'attuale Presidente della Repubblica Chavez. Fatto che, forse, non ha consentito gli approfondimenti democratici dovuti creando forme di autodifesa da parte del governo insediato che stanno ingessando la vita pubblica e sociale del paese. Ora però Chavez ha vinto il referendum e questo non può essere dimenticato. Egli può governare sino alla fine del suo mandato legittimamente. Per questo ora è arrivato il momento del dialogo e del confronto nelle sedi più appropriate che per quello che riguarda la nostra comunità non possono che essere istituzionali. Un approfondimento che non può più essere dilazionato da parte di tutti : istituzioni e componenti sociali. Le faccio presente nel concludere, la necessità di tutelare le imprese lombarde ed italiane presso il nostro Governo con un riconoscimento nel futuro Statuto della Regione della cosiddetta "mobilità lombarda nel mondo", elemento di recente novità radicatisi negli ultimi decenni che si aggiunge alla tradizionale emigrazione di fine secolo e degli anni '50. Una presenza importante che meriterebbe una specifica legislazione di sostegno, favorendo un rapporto sempre più stretto con l'imprenditoria lombarda.
Certo di un suo riscontro presso le sedi competenti,porgo i miei più cordiali saluti.

Daniele Marconcini
Presidente dell'AMM
Rappresentante del Consiglio Regionale Lombardo
nella Consulta dell'Emigrazione

In Italia esiste una grandissima emergenza legalità

Nonostante fossi stato convocato da una funzionaria del Ministero degli Esteri, Anna Grazia Greco, mi sono ritrovato stranamente senza contratto e in fin di vita (dic. 2004)
Ora, quel contratto non è mai arrivato, né una parvenza di regolarizzazione, come hanno dimostrato le sentenze del Tribunale di Caracas. Né mi risulta una presa di posizione in mio favore da parte dell'Istituzione da cui ero stato convocato. Al contrario, nel 2008, alcuni infami di quella stessa istituzione normalmente chiamata Farnesina, hanno osato mettere in dubbio il mio equilibrio psichico.
Da che base partisse questa diffamazione istituzionale, non è dato saperlo. Mistero al ministero.
Credevo che questi sistemi fossero propri dei regimi reazionari, le tristemente rinomate dittature, ma ho avuto tempo e modo per ricredermi.

Anche se ritengo di aver subito delle vere e proprie ingiustizie, voglio essere superiore e lanciare un messaggio di distensione a questa gentaglia.
In fin dei conti, come hanno cercato di convincermi gli indottrinatori al catechismo, bisogna amare i propri nemici come se stessi, o qualche minchiata simile.
E allora voglio dire a quegli inservienti di regime al soldo del Ministero degli Esteri e a qualche mummia in avanzato stato di decomposizione che li ha diretti:

"... y todavia, todos ustedes me lo chuparon..."

Gianluca Salvati 

Una risata vi seppellirà, olio su tela 1996


Extranjero - E 82.360.383, cedula de identitad (tarocca)
Documento ottenuto illegalmente, dopo più di un mese
di clandestinità, tramite corruzione di Pubblico Ufficiale
e in assenza di registrazione alla Camera del Lavoro.
Per non parlare delle difficoltà affrontate in Italia per
ottenere il riconoscimento del punteggio maturato e
 dell'affannosa quanto inutile ricerca dei legittimi contributi
maturati in quegli anni di lavoro al limite dello sfruttamento.

giovedì 16 agosto 2012

La combriccola di imbranati del Codazzi: "Gli amici degli amici" | Piero Armenti - Servi di regime: Paolo Scartozzoni e la commissione Mae

Esame superato
Caracas- E’ quasi fatta. La scuola Codazzi, unica scuola italiana in Venezuela, sicuramente otterrá il riconoscimento della ” paritá scolastica” dopo la visita di una commissione interministeriale composta da Ornella Scarpellini, Donatella Angioni, e di cui era capodelegazione Paolo Scartozzoni, funzionario del Ministero degli Affari Esteri. Un riconoscimento, quello della “paritá”, reso necessario dalla introduzione delle riforma Moratti (ultimo governo Berlusconi) con la quale si è cercato di fare chiarezza nella intricata giungla delle scuole private . La Codazzi fino ad ora aveva ottenuto la paritá “con riserva”, da sciogliersi dopo una verifica ministeriale che, purtroppo, è stata fatta con grande ritardo. Alla fine peró la verifica è arrivata. E la nostra scuola ha aperto le porte alla delegazione. Paolo Scartozzoni, funzionario del Ministero degli Affari Esteri, nonostante i vaticini delle cassandre che non si stancano di lanciare tam tam allarmanti sulla salute e sul futuro della Scuola Codazzi, ha commentato: “In Venezuela la Codazzi ci ha lasciati soddisfatti, dal punto di vista didattico e anche dal punto di vista amministrativo. Certo ci sono da fare piccole correzioni, abbiamo dato alcuni consigli, ma il giudizio è positivo. Queste stesse verifiche le stiamo facendo anche in altre parti del mondo: Brasile, Colombia, Perú.”. Esame passato, quindi! Arriveranno anche i consueti finanziamenti statali, utilizzati da sempre per mantenere alta la qualitá didattica di un Istituto che gode di grande prestigio a Caracas . Ancora aperta, invece, la querelle sull’equivalenza del titolo di studio. Cerchiamo di sintetizzare: chi si diploma alla Codazzi, nella sezione didattica italiana, non puó accedere alle universitá venezuelane, a meno che l’ultimo anno di studi non sostenga oltre all’esame finale italiano, anche quello integrativo venezuelano. Un doppio lavoro, un impiccio che scoraggia molti a iscriversi.


Ma non è un problema insolvibile. Lo hanno già risolto varie altre scuole italiane in America Latina, recentemente anche quella di Montevideo. Non resta che augurarsi che anche in Venezuela le nostre autorità diplomatiche riescano a chiudere le trattative (giá aperte da tempo) con le autoritá venezuelane, portando a casa la tanto attesa equivalenza del titolo (niente doppio esame, quindi). Sará un vero e proprio toccasana, la soluzione di un problema che si trascina da tempo, risolto in passato con il passaggio di almeno un anno in un’università italiana, passaggio che oggi per la gran maggioranza degli studenti appare un’utopia. In altri casi l’ostacolo è stato aggirato con i titoli “comprati”. Una strada che appariva una facile alternativa viste la difficoltà che richiede studiare parallelamente per ottenere il diploma italiano e quello venezuelano. Eppure la maggioranza di questi studenti aveva un’ottima preparazione e lo dimostravano i buoni risultati ottenuti negli esami di ammissione alle università. Ma ovviamente titoli acquisiti irregolarmente non sono una soluzione e per alcuni giovani sono diventati un boomerang che ha bloccato i loro studi all’interno delle università locali. L’equivalenza diventa un diritto, una necessità di non poco conto ed è necessario che le autorità scolastiche e diplomatiche facciano tutti i passi necessari per ottenere l’ok dei due governi, quello italiano e quello venezuelano. C’è chi si chiede cosa vorranno in cambio le autoritá venezuelane nell’ inevitabile do ut des della politica. Per il momento su questo punto c’è stretto riserbo, girano alcune voci (come quello di una scambio in tecnologia, visto che controlli sul merito della didattica italiana da parte venezuelana non sarebbero ben graditi), ma appunto sono voci, e naturaliter dubbie. Comunque a giudizio della commissione ministeriale, che pur non si è occupata in prima persona di questo,le trattative sono a buon punto, manca poco. Ce lo auguriamo tutti.


Un ultimo appunto. La Codazzi sará (è) una scuola paritaria, quindi una scuola privata “pareggiata” ad una pubblica italiana, con la stessa funzione pubblica, per sintetizzare. E’ il caso di chiedersi se non sia opportuno attivare un sistema di finanziamenti, tramite borse di studio, che permettano a una quota di studenti italiani, che non possono pagarsi la retta, di avere ugualmente accesso alle sue aule.

lunedì 28 maggio 2012

Consorterie: la cricca del Codazzi | Clandestino in Venezuela - Paolo Scartozzoni e la pagliacciata della commissione Mae - Bruno Teodori

A raccontarla sembra una storia incredibile. Per fortuna, ciò che affermo lo posso anche documentare con ben tre sentenze dei tribunali del Venezuela, dato che a suo tempo mi sono rivolto alla Giustizia di quel Paese. Così ho appreso (ma l'ho scoperto in un secondo momento) di aver lavorato quasi due anni senza essere formalmente regolarizzato alla normativa del lavoro del Venezuela. Come risulta dalla prima sentenza, quei cornuti dell'associazione di chiaviche del Codazzi, si erano presi la briga di segnalare la relazione di lavoro presso gli organismi preposti solo a fine rapporto, nel 2006. 
Immagino che su quest'aspetto avrebbe dovuto vigilare la dirigente della Pubblica Amministrazione, Anna Grazia Greco
Cosa che non fece. Cosicché il contratto di lavoro era diventato un miraggio, e sto parlando di un contratto annuale, da precariato tout court
I colleghi mi dicevano che, l'anno precedente (2003/04), avevano ottenuto il contratto senza problemi. Già, ma c'era un altro dirigente, il professor Bruno Teodori, che conosceva il proprio mestiere e sapeva farsi rispettare da quella gentaglia.

omaggio a Bruno Teodori, una persona onesta
 Inoltre, mi ripetevano i colleghi: “Vedrai che il contratto ce lo faranno firmare prima di Natale...” Il contratto non giunse neanche per quella data (dicembre 2004), in compenso a me, in quel periodo arrivò l'accidente, un avvelenamento che mi stava quasi stroncando.

Cedula de identitad, (fasulla), ottenuta dietro corruzione di Pubblico Ufficiale

Crcs05: all'attenzione di Paolo Scartozzoni, funzionario Mae
 
 Minerva Valletta, olio su tela 2005 Caracas - Gianluca Salvati
Quando il 12 gennaio ritornai a scuola, ero clandestino a tutti gli effetti: il visto turistico era scaduto  da più di due mesi
Dopo circa un mese mi mandarono con altri colleghi a fare la cedula, la carta d'identità venezuelana. Quando provai a rinnovarla, nel giugno dell'anno successivo, scoprii che era pressoché impossibile: quelle latrine vaganti dell'ass. Agustin Codazzi avevano corrotto un funzionario per omettere gli intrallazzi e le irregolarità commesse. Come se l'idea di regolarizzarmi non fosse nei progetti di quella gentaglia neanche alla lontana. Dunque il mio rientro non era stato previsto e dovette risultare parecchio destabilizzante per quella feccia e per i loro padrini politici.
Tanto per avere un'idea del livello di insabbiamento adottati in favore di quelle specie di latrine stagnanti del Codazzi basta leggere l'articolo, molto parziale a dire il vero, scritto da Piero Armenti dopo la "visita ufficiale" della delegazione Mae. 

gianluca salvati

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Gianluca Salvati - Lotta di cani

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