Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.

mercoledì 15 dicembre 2010

Diritti e doveri | Como, 6 ottobre 2010: Mariastella Gelmini - Franco Frattini

Gianluca Salvati  | via ...... - 22100 Como  |  cell. .........  |  email: ........
Ministero degli Esteri
Palazzo della Farnesina
Roma
e.p.c. Ministero dell'Istruzione


Spett.le ministro, mi chiamo Gianluca Salvati sono un maestro di scuola primaria che ha insegnato all'estero. Ho lavorato dal 2003 al 2004 a Casablanca (Marocco) e dal 2004 al 2006 a Caracas (Venezuela). Essendo stato chiamato da funzionari del suo ministero mi piacerebbe avere chiarimenti in merito ad alcune vicende:


·   Vorrei sapere dove sono i contributi di quei 3 anni di insegnamento, dato che NON HO AUTORIZZATO NESSUNO A DERUBARMI.
· Come mai il 29/08/2008, all'ambasciata italiana di Caracas, mi è stato riservato un trattamento da PERSONA NON GRADITA? Non ho mai commesso reati e pago regolarmente le tasse!
· Per quale motivo, nei giorni successivi al 30/08/2008, impiegati della Farnesina contattati dai miei familiari, hanno osato mettere in dubbio il mio equilibrio psichico ?


Distinti saluti
Como, 06/10/2010
Gianluca Salvati

on. Franco Frattini, ex  ministro degli Affari Esteri





venerdì 10 dicembre 2010

Consorterie: la cricca del Codazzi | Consolato Generale di Caracas – Anna Grazia Greco & la señora Baffone

Data la situazione poco amichevole che trovai in quei giorni, decisi di anticipare la partenza per l'Italia. Così, dopo aver provato senza successo alla sede dell'Alitalia, mi recai al Consolato Generale d'Italia, reame di Anna Grazia Greco.
Era un mercoledì mattina verso le 8, dunque il consolato non era aperto al pubblico. Alle 10 avevo appuntamento con una ex-collega in un bar di Chacao: lo stesso quartiere dove si trova il consolato. Per puro caso, recandomi al consolato, avevo assistito dal taxi a una scenetta molto istruttiva: la conoscente che dovevo incontrare parlava con una personcina di mia conoscenza la señora Baffone con la sua tirapiedi. La señora Baffone era la cognata di Minerva Valletta (vd. post Poco più di un megafono) ed era tra quegli avvocati del Codazzi che davanti al giudice avevano affermato di non conoscermi...
 

La foto qui allegata, appunto, dimostra invece, casomai ce ne fosse bisogno, che io la conoscevo bene.

la señora Baffone
Per l'animosità che dimostravano la señora Baffone e la mia ex collega, non lasciavano molti dubbi sul tipo di sorpresa che avrei ricevuto in quel bar di Chacao quella mattina: ad occhio e croce avrei detto che stessero studiando il modo migliore per farmelo andare di traverso, quel caffé...


In portineria chiesi della dott.ssa Greco. Il custode sembrò disponibile, chiese il mio nome e parlò al citofono. Mi rispose che la dottoressa era impegnata al telefono e dovevo attendere il carabiniere per il mio caso. Tradotto in italiano: la dottoressa Anna Grazia Greco non voleva vedermi.
Quando giunse il carabiniere in consolato, col suo scooter, sembrava il console in persona per com'era rilassato. Appena parlò col custode, però, gli si stravolse la faccia. Potei cogliere la sua espressione in pieno, perché, dandomi le spalle, in quel momento si era girato per guardarmi.
Il carabiniere salì in consolato. Quando tornò, impettito, in uniforme, si diresse verso di me che attendevo fuori dal cancello.
Mi presentai, gli spiegai della causa vinta contro la Giunta del Codazzi e delle situazioni che mi stavano accadendo in quei giorni. Gli dissi che volevo anticipare il rientro in Italia. L'appuntato, dopo avermi ascoltato, mi rispose che non avevo elementi per le mie affermazioni. Secondo lui, avrei dovuto riportare qualche segno tangibile, come ferite o altro... Disse che lui stesso era stato attraccato (=rapinato) diverse volte perché “... è il paese che è pericoloso...”. Inoltre, aggiunse che il consolato non è un'agenzia di viaggi, dove potevo cambiare le date dei voli a mio piacimento. 
Allora gli dissi: “...e se questi figli di puttana mi stanno preparando uno scherzetto?”, riferendomi a quei farabutti della Giunta del Codazzi, gli si stravolse nuovamente la faccia e questa reazione fu più eloquente di quanto potesse immaginare.
Chiesi della Greco. Mi disse che era in riunione col console (questa scusa la conoscevo già).
Certo, non potevo obbligarla a ricevermi, anche se costei mi aveva chiamato personalmente (settembre 2004) per insegnare al Codazzi. E non si era mai preoccupata per i professori: l'unico professore proveniente dall'Italia a vantare un contratto nel primo anno di insegnamento era un suo amico. In quel momento, quel mercoledì mattina, non pretendevo niente, potevo ben capire la sua frustrazione: non si aspettava che mi presentassi in consolato, sapendo che dovevo andare in quel bar di Chacao... Non a caso.
Non è necessario scaldare la poltrona di un ufficio diplomatico per elaborare correttamente le informazioni: che ci fosse il suo zampino dietro quell'incontro lo sapevo dalla sera prima, quando la mia ex-collega mi diede l'appuntamento. Ora ne ricevevo la conferma. Punto.
Gianluca Salvati

p.s. Non andai all'appuntamento in quel bar, ma avvisai comunque la mia conoscente

martedì 7 dicembre 2010

Massoneria filo-yankee: la cricca del Codazzi | Ambasciata italiana di Caracas 29/08/2008 - PERSONA NON GRADITA | Antonio Nazzaro, Andrea Dorato, Kyong Mazzaro

Non erano neanche le 8 di mattina, ma non volendo passare per l'hotel, mi recai direttamente all'ambasciata. Diciamo che, grazie ad Antonio Nazzaro, a quella troia di Kyong Mazzaro e al fascistello Andrea Dorato, avevo cominciato a farmi un'idea delle persone, per lo più italiani, che conoscevo dal 2005. Il quadro che ne veniva fuori non era affatto edificante: avevo cominciato a capire diverse situazioni strane che mi erano capitate. 

Enza Mejias, segretaria della scuola Agustin Codazzi
Conoscevo la zona in cui si trovava l'ambasciata, ma non l'edificio poiché non c'ero mai stato, così chiesi informazioni per strada.
Giù all'ingresso controllarono il passaporto, fui registrato e salii. All'ultimo piano, dove c'è l'ambasciata italiana, non c'era un anima. Parlai col carabiniere che era all'interno di una guardiola e teneva la cornetta del telefono all'orecchio. Mi disse di attendere.

Alla sinistra dell'ambasciata italiana, c'è l'ambasciata del Sudafrica, in quel momento erano presenti 3 o 4 dipendenti. Il carabiniere continuava a parlare al telefono. Ad un certo punto si presentò un'impiegata venezuelana. Mi accodai a lei per entrare. Il sottufficiale mi gridò che non potevo entrare: dovevo rimanere fuori. Attesi ancora, mentre la conversazione telefonica del carabiniere proseguiva intensa. Chissà con chi stava parlando. Forse qualche personcina di mia conoscenza... tipo quella capra fascista di Anna Grazia Greco... Quando ne ebbi abbastanza, mi avvicinai al vetro per sollecitare una risposta. Il carabiniere, evidentemente, non aspettava altro. Lo vidi spingersi in avanti: anche se non vedevo le sue mani, immaginai che avesse premuto qualche pulsante. In pochi attimi, dal lato opposto del pianerottolo, sbucò un energumeno di militare venezuelano: armato, corazzato e nervoso. Non mi lasciai impressionare, avevo comunque dei testimoni... ma non feci in tempo a feci in tempo a formulare questo pensiero che i dipendenti dell'ambasciata sudafricana, uno ad uno, andarono silenziosamente via, nelle stanze interne della loro istituzione, lasciando sedie e sportelli vuoti. "Che gioco è questo?", mi dissi. Per evitare malintesi tirai fuori il passaporto e rimasi con le mani in vista.

Il militare si avvicinò alla guardiola del carabiniere con una busta gialla da lettera, formato A4 o giù di lì, domandando se la doveva consegnare. La risposta era che quella busta non andava consegnata, ma pareva che i due militi stentassero a intendersi. Seguii quella pantomima tranquillamente. Il carabiniere sudava freddo. L'altro sembrava molto a suo agio. Il balletto andò avanti per un po', dopodiché il militare venezuelano sparì da dove era venuto. La lettera non era stata consegnata.

Mi riavvicinai alla guardiola del carabiniere per chiedere quando potevo entrare. Il benemerito mi gridò, più isterico di prima, che l'ambasciata si occupa di questioni politiche e non di cose private (questa l'avevo già sentita).  
Patria, perché sei... regime?

Dopo questa lezione di alta diplomazia, me ne andai piuttosto frustrato. Quando arrivò l'ascensore, incrociai un uomo distinto, capelli e baffi bianchi, certamente italiano. Salutai, in italiano. Cordialmente mi rispose. Solo dopo, quando scesi, realizzai che quel signore doveva essere l'ambasciatore e che il balletto precedente era terminato proprio in virtù del suo arrivo.

In seguito
Una volta a Como, ho scoperto che mi era scomparso l'attestato di lavoro della scuola "Agustin Codazzi" (2004/2005), firmato da Anna Grazia Greco e col timbro del consolato. Inoltre, si era volatilizzata la radiografia panoramica dei miei denti.
Sia la radiografia che l'attestato del Codazzi, li avevo portati a Como, da Napoli, pochi giorni prima di partire per Caracas.
Il 19/09/2008 mio fratello mi aveva chiamato dalla Spagna sul mio cellulare. Il mio telefonino squillava, anche se era spento da circa un mese, avendolo lasciato a Como.

Tempo dopo, parlando di questa esperienza con un amico, mi sentii rispondere: "...credevano che tu fossi un terrorista...". Gli gridai che quella gente di me conosceva "vita, morte e miracoli..." e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Quelle accozzaglie di spioni che sono le sedi diplomatiche, sapevano chi ero ben prima che mettesi il naso fuori dall'Italia. Ragionandoci, il mio amico dovette ammettere che la mia analisi era corretta.


Sono certo che in quell'Ambasciata avessero tutte le informazioni utili sul mio conto. Lo posso affermare con sicurezza perché:
  1. Nel Maggio 2005 avevo ricevuto l'invito personale per una cena all'Ambasciata italiana (invito che declinai)
  2. Nell'anno scolastico 2004/05 c'era tra i miei alunni il figlio di un carabiniere dell'Ambasciata italiana
  3. Alla scuola Codazzi erano iscritti entrambi i figli dell'ambasciatore di allora
  4. Per la partecipazione al Premio Italia, avevo dovuto presentare copia del curriculum artistico (due partecipazioni, due curriculum)
  5. Volente o nolente la cerchia di colleghi italiani che frequentavo era assortita da personaggi del sottobosco diplomatico, sia del consolato, sia dell'ambasciata, i vari: Piero Armenti, Enrico De Simone, Carlo Fermi e Antonio Nazzaro
  6. Infine, ma non secondario, c'è il marito di Minerva Valletta, il signor Bagordo, autista, anch'egli dipendente dell'ambasciata italiana di Caracas
Per questo affermo che da quelle parti avessero materiale a sufficienza su di me per scrivere un libro. L'unica novità di quel 2008 rispetto al 2006 consisteva nell'aver vinto la causa contro quegli assassini legali del Codazzi. Questa era la piaga che avevo toccato con la mia denuncia, scoperchiando il fatto che quella gente si è dimostrata in malafede da subito. Quelli del Codazzi sono stati degli infami assassini e imbroglioni sin da prima che mi conoscessero: questa è l'unica verità che è saltata fuori, tutto il resto è volgarissimo insabbiamento, fatto per lo più da gente abituata a mentire ed a strumentalizzare le circostanze coi peggiori sotterfugi.
Gianluca Salvati



mercoledì 1 dicembre 2010

Poco più di un megafono - Anna Grazia Greco & Minerva Valletta

La mia collega al Codazzi, M, era una vera donna di mondo: viveva a casa lo stretto necessario, passando il resto del tempo in giro.

Fin dal suo arrivo a Caracas, nel febbraio 2005, era stata presa in consegna dalla dirigente, Anna Grazia Greco, di cui sembrava essere la dama di compagnia e da Minerva Valletta che nel primo mese di permanenza a Caracas mise a disposizione di M la casa dei propri genitori (o dei suoceri, non ricordo), senza chiedere neanche un minimo di affitto (il tempo per far trovare un appartamento a Piero Armenti, che al Consolato Generale di Caracas, regno di Anna Grazia Greco, la fuorilegge, era di casa: a costui serviva un appartamento da condividere con M, come si vedrà in seguito). 
Ovviamente M era una persona con la coscienza a posto, integra e leale; talmente socievole che parlava e frequentava tutti, dal delinquente di quartiere al diplomatico d'ambasciata. Era, come avrebbe detto Kipling, capace di parlare con il ladro e con il re. Per questo motivo rappresentava, a sua insaputa, un formidabile megafono per chi avesse voluto attingere ad un certo tipo di informazioni. A volte la prendevo in giro per le sue frequentazioni, per lo più gente che non mi andava a genio. Non mettevo in dubbio la sua buona fede, ma avevo il sentore che la sua mondanità potesse essere sfruttata per carpirle informazioni, per esempio sulle mosse che prendemmo durante il secondo anno scolastico (2005/2006) per contrastare le infami decisioni di quei pezzenti della Giunta del Codazzi. Così a volte mi informavo per verificare se qualcuno approfittasse di lei... 
Una volta, era presente una nostra conoscente, Daniela Corrieri, avevo chiesto a M se Minerva Valletta, della giunta del Codazzi (moglie del signor Bagordo, autista all'Ambasciata italiana di Caracas) una che con lei faceva l'amica, avesse fatto domande su di me. 
M rispose che se anche ne avesse fatte, lei avrebbe saputo come dribblarle. In quel momento si intromise Daniela, dicendo che se volevano farla parlare, l'avrebbero fatto, suo malgrado. La risposta spiazzò M, e, devo dire, anche me, ma la trovai più sensata di quanto le fosse consentito. Daniela Corrieri sapeva quel che diceva perché, nonostante fosse poco affidabile, aveva esperienza di queste cose. 
Era stata la compagna di uno che, a quei tempi (2006), faceva parte della scorta personale di Silvio Berlusconi. 

Minerva Valletta

Quando, tempo dopo, mi sono occupato ad apprendere i metodi utilizzati da infami di professione o, solo infami e basta, per estorcere informazioni ad una persona, ho scoperto che in Venezuela viene adoperata una sostanza, la burundanga. Questa droga proveniente dalla Colombia, viene usata, tra l'altro, come siero della verità. Per farla agire è sufficiente aggiungerla, ad esempio, ad una bibita. Anche in Venezuela il suo utilizzo è illegale, ciononostante è risaputo che viene utilizzata. Ne segnala l'utilizzo la guida Lonely Planet, sia quella del Venezuela, sia quella della Colombia. E non è escluso che la si usi anche in Italia, dato che dalla Colombia e dal Venezuela arrivano più note sostanze. Però, va detto: finora nessuna droga ha dimostrato potenzialità ipnotico-anestetiche e maggiore potere di istupidimento della televisione, in particolare quella commerciale...


A questo punto, vorrei spezzare una lancia a favore del Messico. Si parla spesso dei narcos messicani, e finché si fa riferimento al mercato di coca statunitense, il discorso ha un senso. Ma quando si parla dei carichi per il vecchio continente, non si capisce perché la coca debba fare tanti chilometri in più, andando su e giù per l'america centrale (con quello che costano oggi i carburanti, per giunta). Non si fa mai menzione al Venezuela, come se il Paese scomparisse dalle rotte della geografia criminale o da quelle dell'Interpol. E non è chiaro perché: si sa che la coca viene coltivata in Colombia, Hollywood ci ha bombardato di film sull'argomento, ma ci si dimentica di dire che il paese a forte presenza italiana nell'area è il Venezuela (950.000 persone) e che la frontiera di questo paese con la Colombia è estremamente permeabile causa la decennale guerriglia. Logica vuole che la coca europea, gestita dalla 'ndrangheta, parta proprio dal Venezuela, per garantire una logistica appropriata a dei carichi tanto preziosi quanto consistenti, dato il volume d'affari. 

Cricca Codazzi: Minerva Valletta & Anna Grazia Greco

Questo spiegherebbe la necessità di un conto cifrato su una banca svizzera, la Credit Suisse, da parte dell'onorata associazione senza scopo di lucro "Agustin Codazzi", associazione il cui motto è Nulla dies sine linea (da buona tradizione massonica). Tanto per ricordare che le logge infami, come la P2, vanno per la maggiore qui da noi...
Gianluca Salvati

gianluca salvati

gianluca salvati
Gianluca Salvati - Lotta di cani

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