Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.

venerdì 10 dicembre 2010

Consorterie: la cricca del Codazzi | Consolato Generale di Caracas – Anna Grazia Greco & la señora Baffone

Data la situazione poco amichevole che trovai in quei giorni, decisi di anticipare la partenza per l'Italia. Così, dopo aver provato senza successo alla sede dell'Alitalia, mi recai al Consolato Generale d'Italia, reame di Anna Grazia Greco.
Era un mercoledì mattina verso le 8, dunque il consolato non era aperto al pubblico. Alle 10 avevo appuntamento con una ex-collega in un bar di Chacao: lo stesso quartiere dove si trova il consolato. Per puro caso, recandomi al consolato, avevo assistito dal taxi a una scenetta molto istruttiva: la conoscente che dovevo incontrare parlava con una personcina di mia conoscenza la señora Baffone con la sua tirapiedi. La señora Baffone era la cognata di Minerva Valletta (vd. post Poco più di un megafono) ed era tra quegli avvocati del Codazzi che davanti al giudice avevano affermato di non conoscermi...
 

La foto qui allegata, appunto, dimostra invece, casomai ce ne fosse bisogno, che io la conoscevo bene.

la señora Baffone
Per l'animosità che dimostravano la señora Baffone e la mia ex collega, non lasciavano molti dubbi sul tipo di sorpresa che avrei ricevuto in quel bar di Chacao quella mattina: ad occhio e croce avrei detto che stessero studiando il modo migliore per farmelo andare di traverso, quel caffé...


In portineria chiesi della dott.ssa Greco. Il custode sembrò disponibile, chiese il mio nome e parlò al citofono. Mi rispose che la dottoressa era impegnata al telefono e dovevo attendere il carabiniere per il mio caso. Tradotto in italiano: la dottoressa Anna Grazia Greco non voleva vedermi.
Quando giunse il carabiniere in consolato, col suo scooter, sembrava il console in persona per com'era rilassato. Appena parlò col custode, però, gli si stravolse la faccia. Potei cogliere la sua espressione in pieno, perché, dandomi le spalle, in quel momento si era girato per guardarmi.
Il carabiniere salì in consolato. Quando tornò, impettito, in uniforme, si diresse verso di me che attendevo fuori dal cancello.
Mi presentai, gli spiegai della causa vinta contro la Giunta del Codazzi e delle situazioni che mi stavano accadendo in quei giorni. Gli dissi che volevo anticipare il rientro in Italia. L'appuntato, dopo avermi ascoltato, mi rispose che non avevo elementi per le mie affermazioni. Secondo lui, avrei dovuto riportare qualche segno tangibile, come ferite o altro... Disse che lui stesso era stato attraccato (=rapinato) diverse volte perché “... è il paese che è pericoloso...”. Inoltre, aggiunse che il consolato non è un'agenzia di viaggi, dove potevo cambiare le date dei voli a mio piacimento. 
Allora gli dissi: “...e se questi figli di puttana mi stanno preparando uno scherzetto?”, riferendomi a quei farabutti della Giunta del Codazzi, gli si stravolse nuovamente la faccia e questa reazione fu più eloquente di quanto potesse immaginare.
Chiesi della Greco. Mi disse che era in riunione col console (questa scusa la conoscevo già).
Certo, non potevo obbligarla a ricevermi, anche se costei mi aveva chiamato personalmente (settembre 2004) per insegnare al Codazzi. E non si era mai preoccupata per i professori: l'unico professore proveniente dall'Italia a vantare un contratto nel primo anno di insegnamento era un suo amico. In quel momento, quel mercoledì mattina, non pretendevo niente, potevo ben capire la sua frustrazione: non si aspettava che mi presentassi in consolato, sapendo che dovevo andare in quel bar di Chacao... Non a caso.
Non è necessario scaldare la poltrona di un ufficio diplomatico per elaborare correttamente le informazioni: che ci fosse il suo zampino dietro quell'incontro lo sapevo dalla sera prima, quando la mia ex-collega mi diede l'appuntamento. Ora ne ricevevo la conferma. Punto.
Gianluca Salvati

p.s. Non andai all'appuntamento in quel bar, ma avvisai comunque la mia conoscente

gianluca salvati

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Gianluca Salvati - Lotta di cani

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