Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
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domenica 5 ottobre 2014

Augusto Perez e Paolo La Motta | Il maestro e l'allievo

Alla mostra collettiva del '99 venne anche Augusto Perez, uno degli scultori figurativi più interessanti degli ultimi anni. Il maestro era stato insegnante di scultura di Paolo La Motta all'accademia di Belle Arti. Augusto Perez era siciliano, stimatissimo da Guttuso che lo voleva a Roma, dove avrebbe avuto ben altri riscontri. Ma lui aveva scelto Napoli perché era la città più vicina alla sua sensibilità.
Paolo La Motta era stato suo allievo, come già detto, e quando si dice dell'allievo che supera il maestro... ecco: quella metafora non fa al caso nostro. 
Non solo, ma sfortunatamente per Paolo La Motta, l'allievo non è arrivato neanche ad eguagliare il maestro. Neanche molto alla lontana. 
Diciamo che quella distanza iniziale, tra l'allievo e il maestro, è rimasta invariata.
 
L'ultima volta che ho fatto visita alla casa-studio di Paolo La Motta, nell'aprile del 2008, mi si è confermata un'idea che già avevo sulla sua produzione e su di lui. Paolo La Motta brancola nel buio, letteralmente, non sapendo che stile, filone, via, sentiero (per quanto scosceso), o scorciatoia seguire, e a chi accodarsi per giustificare il proprio "essere artista".

Un dusegno di Augusto Perez, grafite su formica

Del grande Augusto Perez ricordo una fenomenale mostra al Palazzo Reale di Napoli nel 1992. Una mostra bella da togliere il fiato. Tutto il resto è patetica decorazione.

domenica 6 luglio 2014

Gianluca Salvati: mostra personale - Spazio Arte

Gianluca Salvati, mostra personale 1999

È ammirevole, in Gianluca Salvati, la lunga e tenace preparazione con cui egli è giunto a questa sua prima mostra personale. Un percorso di affinamento non strettamente codificato (benché abbia frequentato per qualche anno la Scuola Libera del Nudo all'Accademia di Belle Arti di Napoli), ma sempre teso al miglioramento espressivo, con un peculiare interesse di ricerca per il colore. 

 Dal punto di vista stilistico Salvati ha trovato certamente dei legami con una linea figurativa che ha manifestato il suo rigoglio in Germania specialmente negli anni ottanta, pur connotandosi come fenomeno internazionale, e di cui nel corso di quest'ultimo decennio si sono avute riprese e sviluppi, anche in Italia. 

Tuttavia la velocità deformante del racconto - che è propria di questo filone - non preclude nel nostro giovane pittore, come dicevamo, un'attenzione meditata al colore, qui indagato nelle potenzialità espressive di una gamma ridotta, e l'interesse - non scevro riteniamo, delle suggestioni inglesi di un Peter Howson - a chiudere in maniera plastica e monumentale la figura, sovente presentata in attitudini atletiche, quasi titaneggianti. 

 Un risultato compiuto (ma, naturalmente non conclusivo) si ha dunque in queste opere esposte, in cui l'artista si rivela come temperamento espressionista vigoroso.

Paolo Mamone Capria

gianluca salvati

gianluca salvati
Gianluca Salvati - Lotta di cani

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