Un
mattino dell’aprile del 1999, alla mia personale presso Spazio Arte di
via Costantinopoli, si presentarono l’editore Tullio Pironti con un
accompagnatore. Sapevo chi era Pironti, personaggio piuttosto noto della
scena artistica napoletana, ma non avrei immaginato di vederlo alla mia
personale. Il tipo, in verità, fece di tutto per far sembrare la sua
presenza lì un puro caso...
Un accidente, dagli inevitabili risvolti comici, va detto.
Non
è così scontato essere un attore buono per tutte le occasioni. Per
queste ed altre incongruenze la sua “casuale visita” suscitò diverse
domande, benché non fosse scontato trovarne le risposte
nell’immediato...
Altrettanto
strana, fu la mancata venuta di Franco Chirico, editore di punta del
Cammino Neocatecumenale, oltre che guida spirituale dei miei genitori,
(pensate un po’ in che mani erano i miei...). Mia madre gli aveva detto,
ad un incontro del CN, che io alla mostra avevo esposto anche un suo
ritratto (cosa decisamente vera, benché non intenzionale da parte mia).
Ciononostante lui non si vide... E dire che alla mostra collettiva cui
avevo preso parte 2 anni prima all’accademia di Belle Arti, il Chirico
non solo venne a vederla, ma comprò anche 2 dei miei quadri...
Il
primo dipinto che acquistò, come già detto diffusamente, è “Uomo che
saluta”, su cui il Chirico trovò il modo di fare alcune congetture
sibilline... Ma quel quadro era stato molto ammirato durante la mostra:
diverse persone avevano espresso il proprio sincero apprezzamento. La
cosa non mi meravigliava, era un quadro decisamente riuscito. Un’ottima
risposta al deprezzamento programmato commissionato da qualche fottuto
massone al critico Arcangelo Izzo appena un anno prima.
Non
ho ancora parlato invece dell’altro lavoro acquistato dal Chirico nel
‘97. Il quadretto era un cartone non molto grande ma davvero intenso ed
interessante. Il quadretto in questione è quello in alto a destra sulla
foto che vede immortalato un giovane Piero Golia, artista concettuale di
primo pelo, lievemente a disagio...
Il cartone nasceva come studio sulla retinatura tipografica. Ed è realizzato ad olio.
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