Una sera del 1979 sentimmo un gran boato. Proveniva dalla zona alta del quartiere.
Il giorno dopo, quando ci recammo a scuola, non ci fecero entrare: era stata fatta esplodere una bomba al suo interno. Insomma, il fracasso del giorno prima proveniva proprio da lì.
Lo spiazzo antistante l'entrata della scuola era cosparso di schegge di vetro. Era la scuola media Sogliano, dei Colli Aminei, oggi Tribunale dei minori.
Non ho mai capito gran che della dinamica dell'attentato e dei suoi perché. Si disse che era stato realizzato da una cellula di Prima Linea. Le poche notizie confuse che ho trovato sul web, hanno già dimenticato che si trattava di una scuola pubblica. La Sogliano, la mia scuola.
Il giorno dopo rientrammo nelle aule: i riflessi smaglianti dei nuovi vetri delle finestre richiamarono la mia attenzione per qualche tempo.
Dopo, anche il muro sbrecciato dalla bomba fu assorbito dalla routine che tutto avvolge. E tutto dimentica. Perché colpire una scuola pubblica?
Per anni ho creduto che Prima Linea fosse un gruppo eversivo di destra.
Invece no, era opera di proletari o presunti tali... questi “compagni che sbagliavano”, a volte erano proprio imperdonabili: l'attentato sembrava commissionato dalla peggiore destra. Quando si dice che gli estremi si toccano, si ribadisce una grande verità. Bisognava essere molto ingenui per non vedere dietro quell’evento la manina del regime infame.
Dicevo che non era chiara la dinamica, anche perché l'attentato fu sventato dal custode. I terroristi gli spararono ad una gamba, ma il fatto di essere stati scoperti pare abbia fatto saltare i loro piani, limitando i danni alle strutture dell’edificio. Ricordo quell'uomo, il custode, così lo chiamavo tra me e me. Non era un bidello, era evidente: avevo notato che vigilava già prima della bomba. Ricordo la sua foto apparsa sul Mattino nel letto d'ospedale nei giorni successivi l'attentato. E lo ricordo quando rientrò a scuola, claudicante ma sempre vigile: una presenza tanto preziosa quanto discreta.
La scuola si chiamava "Antonio Sogliano", aveva la succursale nei pressi di piazza Garibaldi, piuttosto lontana, l'anno dopo cambiò nome, diventò la scuola media "Gaetano Salvemini", l’apostolo delle plebi meridionali.
Il giorno dopo, quando ci recammo a scuola, non ci fecero entrare: era stata fatta esplodere una bomba al suo interno. Insomma, il fracasso del giorno prima proveniva proprio da lì.
Lo spiazzo antistante l'entrata della scuola era cosparso di schegge di vetro. Era la scuola media Sogliano, dei Colli Aminei, oggi Tribunale dei minori.
Non ho mai capito gran che della dinamica dell'attentato e dei suoi perché. Si disse che era stato realizzato da una cellula di Prima Linea. Le poche notizie confuse che ho trovato sul web, hanno già dimenticato che si trattava di una scuola pubblica. La Sogliano, la mia scuola.
Il giorno dopo rientrammo nelle aule: i riflessi smaglianti dei nuovi vetri delle finestre richiamarono la mia attenzione per qualche tempo.
Specchio, 2012 - Gianluca Salvati (all the fucking rigths are reserved) |
Per anni ho creduto che Prima Linea fosse un gruppo eversivo di destra.
Invece no, era opera di proletari o presunti tali... questi “compagni che sbagliavano”, a volte erano proprio imperdonabili: l'attentato sembrava commissionato dalla peggiore destra. Quando si dice che gli estremi si toccano, si ribadisce una grande verità. Bisognava essere molto ingenui per non vedere dietro quell’evento la manina del regime infame.
Dicevo che non era chiara la dinamica, anche perché l'attentato fu sventato dal custode. I terroristi gli spararono ad una gamba, ma il fatto di essere stati scoperti pare abbia fatto saltare i loro piani, limitando i danni alle strutture dell’edificio. Ricordo quell'uomo, il custode, così lo chiamavo tra me e me. Non era un bidello, era evidente: avevo notato che vigilava già prima della bomba. Ricordo la sua foto apparsa sul Mattino nel letto d'ospedale nei giorni successivi l'attentato. E lo ricordo quando rientrò a scuola, claudicante ma sempre vigile: una presenza tanto preziosa quanto discreta.
La scuola si chiamava "Antonio Sogliano", aveva la succursale nei pressi di piazza Garibaldi, piuttosto lontana, l'anno dopo cambiò nome, diventò la scuola media "Gaetano Salvemini", l’apostolo delle plebi meridionali.