Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
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martedì 18 ottobre 2016

Silvestro Carusone e il gruppo degli anarchici


Questo scritto indaga la vita dell’illustre pittore, già maresciallo dell’Aeronautica Militare, Silvestro Carusone. Il Carusone, proviene da un paese di Terra di Lavoro (Ce), ovvero lo stesso pueblo della signora Maria, spettabile moglie di Franco Chirico.
Dopo aver militato all’aeroporto militare di Grazzanise, il Carusone ha deciso di dedicare la sua intera esistenza all’arte pittorica figurativa. Figuratevi che dal 1994 al 1999 il pittore si reca regolarmente all’accademia di Belle Arti di Napoli per seguire i corsi di disegno con la modella, Lory. L’accademia di Belle Arti di Napoli dista da casa sua una cinquantina di chilometri. Cosicché ogni qual volta il Carusone Silvestro abbia voglia di disegnare la modella Lory, macina un centinaio di chilometri. Se non è spirito di dedizione questo?
Che forse nel casertano l’arte non va di moda?
Da quelle parti non esistono studi di pittori e corsi di disegno?
Può darsi, intanto è vero che quella provincia ha una vocazione particolarmente fascistoide: ci sono più caserme che esseri umani...
Detto ciò, bisogna pur ricordare che in quel periodo, cioè dal ‘94, il corso frequentato dal Carusone viene definito da qualcuno il “gruppo degli anarchici”...
Un personaggio che insiste particolarmente su questa definizione, oggi si beccherebbe come minimo una denuncia, è il professore di pittura dell’Accademia, Luigi Pierno, su cui torneremo con calma...
Per quanto riguarda l’aspetto stilistico, il Carusone, riesce a metter su, con disegno lento e ponderato, le linee principali della fisionomia di Lory. Ma il migliore apporto il pittore lo esprime nella coloritura. Quando lo cogli con il pennello in mano, ti accorgi che il suo sguardo diviene meno ponderato e smaccatamente pratico. Le sue campiture, per lo più a base di colori terrosi,  ricoprono progressivamente la figura a partire dai margini... Dopo un po’ non capisci se hai a che fare con dei nudi o delle larve...
Questo stile rientra a pieno titolo nelle innumerevoli tecniche dell’Insabbiamento Aulico, appreso dal Carusone in anni e anni di dura disciplina.
Ma vediamo come il Maestro Silvestro definisce la propria arte.

“ Il suo stile NAIF accompagnato dagli studi pratici sulla modella “Lory” fatti nell’accademia di belle arti di Napoli, gli permettono di dipingere nelle sue tele soggetti di grande forza espressiva ,sia nelle forme che nel colore. Nelle  sue esperienze nel campo dell’estemporanee e l’amore per i grandi spazi lo portano a girare l’Italia ed a immortalare nelle sue tele luoghi di grande fascino...

Un disegno di Silvestro Carusone, tecnica  dell'Insabbiamento Aulico


lunedì 5 ottobre 2015

Disegno, forma e colore: pittura e scienza

Tutte queste testimonianze sottolineano quell'aspetto dell'intelligenza spaziale che in precedenza ho chiamato sensibilità alla composizione. Forse, una volta che si sia concepito un interesse profondo per la pittura, acquistano in effetti importanza suprema i problemi di disegno, di colore e di forma, e il particolare soggetto diventa un semplice punto di partenza. A sostegno di questa speculazione, Picasso sottolinea l'elemento formale presente in ogni arte grafica e dichiara: "Il disegno, la composizione e il colore sono intesi e praticati dal cubismo nello spirito e nel modo in cui sono intesi e praticati in tutte le altre scuole". In ultima analisi, nella creazione artistica c'è una logica ben precisa, che la separa dall'imitazione della natura e la avvicina ad altre aree di investigazione rigorosa. Quasi due secoli fa, il pittore inglese John Constable dichiarò: "La pittura è una scienza, e dovrebbe essere perseguita nello stesso modo di una ricerca sulle leggi della natura. Perché, quindi, il paesaggio non potrebbe essere considerato una branca della filosofia naturale, di cui i quadri non sono altro che esperimenti?"
Howard Gardner, Formae mentis - Saggio sulla pluralità dell'intelligenza

Natura morta, Giorgio Morandi
 

sabato 9 novembre 2013

Pittura figurativa contemporanea - colore e luce

Colorismo: (agg. colorista) in pittura, tendenza a far prevalere il colore sul disegno e sulla linea; effetto stilistico basato sul colore più che sulla composizione o che mette in risalto le qualità del colore. Nell'arte rina­scimentale si può trovare un esempio di pittura coloristi­ca in Tiziano , nelle cui composizioni le qualità tonali del colore assumono un'importanza fondamentale. Nella pittura moderna, Delacroix e gli lmpressionisti ci offrono due esempi di prevalenze del colore sulla linea. Delacroix, in polemica con la tenden­za di Ingres ad «esagerare i contorni», fa una pittura ba­sata su forti contrasti di colore, poiché solo il colore, che è luce, può dare spessore, e quindi vita, alle forme. Anche per gli Impressionisti le forme non possono essere ottenute con le linee, ma con i colori, che vengono stesi con rapidi colpi di pennello per suggerire l'impressione della mutevolezza e transito­rietà dell'immagine.
Scrittori e opere, Marchese/Grillini


1997, olio su tela - Gianluca Salvati

venerdì 18 gennaio 2013

Il viaggio a New York di Piero Golia: corso accellerato di aggiornamento sull'arte yankee a stelle e strisce

Nei primi mesi del 1997, Piero Golia si recò a New York per un viaggio di acculturazione sull'arte a stelle e strisce. Quando ritornò in Accademia, disse che aveva visto un quadro simile al mio Sassofonista in una galleria di New York. Mosso da curiosità per la coincidenza, Piero Golia aveva chiesto il prezzo del quadro, perché, aggiunse, "in America anche chi veste come uno straccione, può essere un ricco in incognito..."

Ebbene, Piero Golia disse che quel quadro così simile al mio Sassofonista costava $10.000. Diecimila dollari! Però... 

Sassofonista, quadro simile a quello visto da Piero Golia


venerdì 12 novembre 2010

Massoneria, il caso Codazzi: associazione culturale senza fini di lucro | Piero Armenti & il signor Bagordo - Premio Italia (Caracas 2005)

Nel mese di giugno si inaugurò la mostra collettiva dei vincitori del "Premio Italia". Il premio era bandito dall'ambasciata italiana di Caracas con il nobile intento di divulgare l'ingegno italiano nel mondo, ecc. ecc...
Avevo inviato un lavoro per partecipare alle selezioni. La tela era Le Pharaon, autoritratto da moribondo. 
Oggi so che non potevo fare scelta migliore...

Storia di un quadro

Dopo il natale del 2004, causa un avvelenamento, stavo per tirare le cuoia proprio lì, a Caracas. Il quadro l'avevo dipinto qualche mese dopo, in piena convalescenza.

Le Pharaon, olio su tela 2005

Il mio lavoro era stato scartato e non sarebbe stato esposto alla collettiva. 
La decisione della giuria era insindacabile ed io avevo abbastanza esperienza per comprendere i significati occulti di un'iniziativa a nome di un Paese notoriamente anti-meritorio come l'Italia. 
Ma, anche se non c'erano motivi che mi portassero a credere a una prospettiva diversa lì a Caracas, mi recai all'inaugurazione sgomberando la mente da pregiudizi: magari mi apprestavo a scoprire dei veri talenti dell'arte...

Autorizzazione dell'Istituto Italiano di Cultura

All'evento c'era tutta la gente che contava, parlo dei connazionali, tutta un'Italia da esportazione. Anna Grazia Greco faceva gli onori di casa essendo la principale burattinaia di quel concorso... 
Non a caso, la selezione degli artisti del premio era piuttosto deprimente: una vomitevole pastetta. Quella esposizione diceva tanto sia sul livello culturale, sia sugli intrallazzi di chi selezionava. Eppure non mi sarei sognato di spendere una sola parola sul modo in cui certa gente sperpera il denaro pubblico: non sono affari miei. Ho una regola molto semplice, ma efficace: vivi e lascia vivere. Per questo stesso motivo divento intrattabile quando mi si pestano i piedi.



Storia di un quadro: autorizzazione

Il primo premio andò a un tipo che avrei definito un tappezziere pop. Costui si atteggiava a divo, pavoneggiandosi nel soprabito di pelle alla Matrix (lì, ai tropici...). 
I suoi lavori non erano dissimili da come egli stesso si presentava: una sorta di cuscini in similpelle con disegni manga. Cose trite e ritrite, ma il personaggio gongolava nel suo ruolo e si godeva i suoi 5 minuti di notorietà.
Allora non lo sapevo, ma nella smorfia della mia famiglia, il tappezziere ha un posto di rilievo. Richiama la vicenda del giornalista-tappezziere Eduardo Giacchetti finito in carcere per aver denunciato le malefatte di un noto politico-delinquente, l'onorevole Gennaro Aliberti.

Poco prima della presentazione dell'evento, il console e l'ambasciatore comunicavano fra loro piuttosto preoccupati, sembrava si stessero confessando... Non passò molto tempo che mi si oscurò la luce: un bestione di buttafuori locale mi si parò davanti. Mi parve un evento surreale...

Tempo addietro avevo criticato sia la delegazione ministeriale italiana giunta a Caracas, sia il console, nell'auditorium del Codazzi, la scuola dove insegnavo. In quell'occasione avevo mosso delle precise accuse e molta della rabbia mi derivava dall'accidente che mi stava stroncando pochi mesi prima. Non c'è dubbio che fu la voce della verità a parlare per me. Sono certo che allora nessuno di loro lo ignorasse. Intendo dire nessuno della maggioranza dei rappresentanti istituzionali. 
Quando ritornai a scuola nel gennaio 2005, ero bianco come un lenzuolo (parole di chi mi vide), avevo avuto la maggior parte dei valori ematici vicini allo zero. O giù di lì, comunque sfasati. La scuola era un autentico formicaio, con quattro ordini di studio, dalla materna alle superiori: centinaia di persone poterono constatare le mie condizioni di salute durante l'usuale alzabandiera del mattino. 
Eppure, quando mossi le mie critiche a quei signori, non tirai in ballo l'avvelenamento, pensando che fosse stato un incidente privato ed ignoto agli altri. Ma quel trattamento, tra l'insolente e lo strafottente, da parte della gente per cui lavoravo, non lo riuscivo a digerire in nessun modo. Mentre la commissione si compiaceva di compartire la stessa visione del mondo di quell'onorata associazione del Codazzi: quattro delinquenti patentati. Per questo motivo gli dissi un po' di cose. Senza trascendere, dato che sono un signore. 
Ad ogni modo, all'inaugurazione del premio Italia, quella questione era per me bella e chiusa da tempo.
Ero lì come semplice visitatore e la presenza intimidatoria di quel buttafuori era completamente fuori luogo... Di fatto qualcuno mi stava comunicando di avere la coda di paglia... 
Le soluzioni sbirresche sono spesso dei boomerang, specialmente quando sono così sproporzionate e sfacciatamente immotivate. Tante persone per bene stavano assistendo ad un pessimo spettacolo di abuso di potere, senza un casus che potesse giustificarlo. 
Anche la politica più bieca e infame deve fare i conti con questa realtà, specialmente quando cerca di darsi una patina di rispettabilità. Il bestione dovette ragionare in fretta e, dopo un rapido sguardo a me, si rivolse ad un barbone che si trovava in compagnia di una ragazza, poco distante da me, quasi alle mie spalle. 

Cosicché, tra tante barbe finte, ecco spuntare una barba vera. Una barba incolta memore di un certo tipo di intellettuale di sinistra degli anni '70. Ma il tipo, a parte la barba, aveva il resto del look assolutamente destrorso. Il bisonte gli ringhiò qualcosa e lui gli rispose con un ringhio simile. Non mi preoccupai di sapere cosa si stessero comunicando, in fin dei conti parlavano la stessa lingua. Dopo questo scambio, il bestione si andò a parcheggiare altrove e la serata continuò con lo stesso senso di inutilità con cui era cominciata, ma senza ulteriori intermezzi.
Prima di andar via incontrai il marito di Minerva Valletta, rappresentante di classe e madre di un mio alunno
Il signor Bagordo non era lì per caso: era l'autista dell'Ambasciata italiana di Caracas. 
Mi fermai a parlare un poco con lui, notando che i modi untuosi del signor Bagordo fosse più servili del solito...

La sera successiva una collega con cui avevamo appuntamento al Vic's di Plaza Altamira, si tirava dietro quel barbone e ce lo presentò. Costui era Piero Armenti, un aspirante giornalista che si trovava in Venezuela da circa un anno per fare pratica. La nostra collega, M., era venuta in Venezuela nel mese di febbraio del 2005, quando la dirigente, a metà anno scolastico, casualmente, si era resa conto che la scuola aveva bisogno di un'altra insegnante. Per pura coincidenza (aveva una possibilità su 3 milioni), M. si trovò ad abitare proprio vicino a questo giornalista. M. aveva avuto difficoltà a trovare casa: tutti i locatari da lei contattati, al momento di formalizzare i contratti, svanivano con delle scuse banali. Un bel mistero. 
A proposito del Vic's, dove ho avuto appuntamenti da diversi italiani del Codazzi, si trova appunto vicino a Plaza Altamira, dove ha abitato (o abita tuttora) il noto faccendiere Aldo Miccichè, ex-DC, referente della 'ndrangheta e di Marcello Dell'Utri. 

Piero Armenti, periodista

Piero Armenti aveva conosciuto un' amica italiana di M. che aveva lavorato tempo addietro per il consolato e poi era rientrata in Italia. Fu questa amica a spingere M. a fare domanda, tramite il consolato, alla scuola "Agustin Codazzi" di Caracas... Insomma, mi trovavo nel paese delle coincidenze misteriose: cominciavo a capire perché il realismo magico andasse per la maggiore in america latina.
Piero Armenti mi spiegò cos'era successo la sera prima col bestione. Mi disse che gli era stato mandato perché aveva criticato l'ambasciatore durante il discorso di presentazione del premio. Strano, non ricordavo di aver sentito qualcuno lamentarsi di qualcosa, né tanto meno lui. E poi, prima di parlare con lui, il bisonte si era fermato davanti a me. Ma, non avendo motivo per non credergli, accettai la sua versione dei fatti. 
Certo, se l'Armenti avesse avuto la decenza di aggiungere che era l'autore di quell'articolo, diciamo così, piuttosto adulatorio, nei confronti della commissione ministeriale, capitanata dal guitto di regime Paolo Scartozzoni, commissione che avevo contestato a marzo. Se avessi saputo che lui era l'autore di quell'articolo, credo che avrei valutato diversamente le sue affermazioni.


Nell'articolo in questione non si diceva che i professori provenienti dall'Italia erano senza contratto e che questa fu l'unica osservazione sensata fatta dalla platea alle fantasmagorie decantate dalla relatrice ministeriale: una cosa è la fantapolitica, altro sono i fatti. A volte le persone tendono a fare confusione tra le chiacchiere e i fatti, ovvero a prendere per vera non la realtà, bensì la sua rappresentazione. L'esempio classico è quello della televisione, dai tg alle telenovelas, di cui non si dirà mai a sufficienza che è meglio tenerla spenta.
Tornando al giovane giornalista, Piero Armenti, egli era liberissimo di scrivere e prendere le parti di chi voleva, ma nessuno lo autorizzava a spacciarsi per novello Che Guevara....
Gianluca Salvati




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Gianluca Salvati - Lotta di cani

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