Quest'uomo e questa donna non sono degli oggetti, poiché ci vedono; ma non fanno nulla per sfidarci, per sedurci, per convincerei o farci intravedere una qualche interiorità che non ci sentiremmo più di giudicare. Scoprono la nostra presenza meno di quanto non si offrano tranquillamente agli occhi della gente: la nostra presenza è accettata come naturale, e loro stessi si trovano naturali: sono ciò che siamo, e gli sguardi si scambiano a livello di parità sul piano di un valore comune.
Quest'umanità greco-romana a lungo è stata classica; era qualcosa di naturale, non era datata, concedeva ampio respiro. Il padre di famiglia e la moglie non si mettono in posa e non ricorono alla mimica; il loro abbigliamento non ostenta distintivi sociali o simboli politici, l'abito non fa la persona; lo scenario è vuoto: davanti a questo sfondo neutro l'individuo è se stesso e sarebbe lo stesso ovunque, altrove. Verità, universalità, urnanità. La donna ha riposto la sua eleganza nell'acconciatura; non porta gioielli.
Oggi noi crediamo piuttosto al carattere arbitrario dei costumi, al tempo della storia, al finito. Per ridestarci dal sogno umanistico in cui sono immersi basta un primo argomento, ancora esteriore: quest'uomo e questa donna erano abbastanza ricchi da farsi dipingere. Dopo tutto solo in apparenza sono degli individui qualsiasi; questo ritratto, che si scambierebbe con un'istantanea, come per caso, ha fissato la loro identità a un'età canonica: quando si è smesso di crescere e ancora non si è cominciato a invecchiare. Non sono esseri in carne e ossa, colti in un momento qualunque della loro vita, ma i tipi individualizzati di una società che vuoI essere al tempo stesso naturale e ideale. L'istante coincide con una verità senza età e l'individuo è un'essenza.
Marito e moglie tengono in mano gli attributi meno contestabili e più personali della loro superiorità sociale; non quelli borsa e spada - della ricchezza e del potere, ma un libro, delle tavolette per scrivere e uno stilo. Si tratta di un ideale naturale di cultura: il libro e lo stilo sono visibilmente per loro strumenti familiari di cui non fanno pompa. Cosa abbastanza rara nell'arte antica, poco amante dei gesti abituali, l'uomo appoggia, come in attesa, il mento sulla sommità del suo libro (in forma di rotolo) e la donna porta pensosamente alle labbra lo stilo; va in cerca di un verso: la poesia era anche un'arte delle signore. Michelangelo amerà i gesti «autistici» (il suo Mosè si accarezza distrattamente la barba), essi rivelano in lui l'ombra di un dubbio o di un sogno. Ma qui non si sogna: si medita e si è sicuri di sé, perché il gesto autistico prova l'intimità della cultura; non sono dei privilegiati: tengono in mano dei libri perché queste sono le cose che amano. La sottigliezza e la naturalezza di queste belle menzogne fanno la grandezza del mondo greco-romano che stiamo per visitare. Borghesi o signori? Gente raffinata. Se l'amicizia ed il lutto hanno dei diritti, mi si permetterà di dedicare le pagine che seguono alla memoria di Michel Foucault: tanto forte egli era che a star con lui si provava lo stesso piacere che dà la vicinanza di una montagna. Si è perduta una fonte di energia.
It is a strange courage
You give me, ancient star.
Shine alone in the sunrise
Toward which you lend no part.
Paul Veyne
La vita privata dall'Impero romano all'anno Mille - Philippe Ariès, Georges Duby