Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.
Visualizzazione post con etichetta immagine. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta immagine. Mostra tutti i post

venerdì 5 dicembre 2014

La scienza della pittura e la filosofia naturale | Leonardo da Vinci e l'arte plastica

"Sel pittore vuol vedere bellezze che lo innamorino, egli n'è signore di generarle; se vuol vedere cose mostruose che spaventino, o che sieno buffonesche e risibili, o veramente compassionevoli, ei n'è signore e creatore; e se vol generare siti e deserti, lochi ombrosi o freschi ne' tempi caldi, esso li figura e così lochi caldi ne' tempi freddi... et in effetto ciò ch'è nell'universo per essenzia, frequenzia o immaginazione, esso l'ha prima nella mente e poi nelle mani" (dal Codice Urbinate). 
Mai il compito del pittore era stato tanto alto, né mosso da simile tensione titanica. Per Leonardo la pittura, suprema arte della figura superiore alla scultura, alla musica e alla poesia e summa di ogni conoscenza concessa all'uomo, è equiparata alla filosofia naturale, che indaga l'apparenza delle cose e le cause dietro ad esse celate. La sfera del rappresentabile si è allargata a ogni campo della realtà e dell'immaginazione; l'arte ha pienamente conquistato la sua liberalità.
Leonardo da Vinci - ArtBooK

Il cartone della Sant'Anna, Leonardo da Vinci

martedì 11 novembre 2014

Pittura figurativa contemporanea - Weltanschauung, influenza e formazione | Storia dell'arte di Piero Adorno

La parola "influenza", tanto usata dagli storici dell'arte, non deve infatti essere intesa nel senso esteriore, come qualcosa che condiziona la volontà dell'artista, ma come componente della sua formazione culturale. Ciascuno di noi è quello che è per gli infiniti e continui contatti con il mondo che lo circonda, per gli scambi di idee, le letture, le visioni di oggetti, di opere d'arte, e così via: tutto resta a sedimentare, formandoci e trasformandoci, fino a determinare il nostro modo di pensare, che non è la "somma" meccanica di tante conoscenze; è, al contrario, la nostra interpretazione della società, completamente personale, completamente autonoma; è, per usare un termine tedesco che esprime perfettamente questa idea, la nostra Weltanschauung, la nostra "concezione del mondo".
L'arte italiana vol. I, Piero Adorno


Tennista, olio su tela - Gianluca Salvati 1999


lunedì 27 ottobre 2014

Storia di un quadro | #Khalil Gibran - Stencil art, elefante in cammino

Credo che la massima aspirazione di ogni pittore sia dipingere sui muri. Non so quanto possa essere valida per gli altri pittori, ma lo è sicuramente per me che disegnavo sui muri prima di imparare a scrivere.
Da alcuni anni assistiamo sconcertati a forme di espressione quali i graffiti di strada che non hanno altra valenza se non l'atto vandalico in sé. Specie quando si prendono di mira edifici storici o monumenti.
Nonostante ciò, da quando mi sono occupato di pittura ho avuto una costante curiosità per i "segni di strada". Curiosità costantemente delusa, dato che raramente ho trovato qualcosa che valesse la pena guardare. Almeno qui in Italia.
Mi sarebbe piaciuto confrontarmi con i colleghi delle bombolette, ma troppi aspetti del loro lavoro non mi piacevano. Per esempio il fatto di dover lavorare rapidamente e in condizioni di stress. Per questo se avessi deciso di dedicarmi a questa forma di street art avrei optato per una tecnica più rapida, usando delle maschere: gli stencil.

Nel 1999 ero intenzionato a provare questa tecnica en plein aire, ma non volevo vandalizzare muri, per quanto brutti e anonimi.
La soluzione mi venne al ritorno da una passeggiata al bosco di Capodimonte (sede dell'omonimo museo). C'era un pezzo di tronco d'albero abbattuto del diametro di un metro e mezzo circa. Faceva al mio caso, ma dovevo muovermi perché prima o poi l'avrebbero portato via.
Tornato a casa disegnai un elefante su un cartoncino, l'immagine proveniva da una rivista. Era un po' piccola ma ben fatta. Mi dava le informazioni essenziali sull'anatomia dell'animale. E poi era in cammino. Funzionava.
Volendo decorare il disegno di scritte, adoperai una poesia da un libro di Gibran, Sabbia e schiuma. Scelsi la prima che mi piacque, essendo un autore che non avevo mai letto. Completai lo stencil col mio nome e cognome, l'anno e il tipo di spray adoperato. Avevo una bomboletta blu già adoperata per altri usi più prosaici. Ritagliai le lettere e i segni col trincetto.
Il lavoro era pronto.
Ritornato una sera al bosco, attesi l'orario di chiusura. Volevo lavorare con calma come mia abitudine.
Mentre aspettavo che facesse buio, si era tra fine agosto e i primi di settembre, il cane era con me, notai una ragazza poco lontano da me. Anche lei lì, distesa sull'erba ad attendere.
Che ci faceva una ragazza lì, a quell'ora, con tutti i maniaci che ci sono in circolazione?
Dato che non se ne andava e non pareva avere grandi preoccupazioni, mi domandai se era il caso di rimandare la mia "azione artistica". Essendo troppo pigro per cambiare idea, decisi di andare a verificare di persona. Mi avvicinai e presi a conversare con lei. Scese la notte e la tipa non accennava ad andarsene, neanche, che so, un gesto di nervosismo: avrei giurato che dovesse passare la notte lì. Così le spiegai cosa ero andato a fare quella sera al bosco. La giovincella si dimostrò divertita. Raggiungemmo il tronco che era poco distante da lì e, col suo aiuto, realizzai lo stencil art #Khalil Gibran.


Qualche giorno dopo portai, "casualmente", la mia ragazza nei pressi di quel tronco. Quando lei vide l'opera cominciò a ridere e non la finiva più.

#Khalil Gibran, stencil art 1999 - Gianluca Salvati


ps  la foto sopra è una realizzazione successiva del medesimo stencil su tela (100x70): per tinteggiare il fondo ho impastato ocra rossa in pigmento (ossido di ferro), quella adoperata in edilizia, e acrilico bianco. 
L'elefante è realizzato con uno spray acrilico color tabacco. 
L'immagine rielaborata, è diventata il logo del blog storia di un quadro, che narra le vicende di un pittore che un giorno è andato a lavorare a Caracas

sabato 25 ottobre 2014

Enrico Cajati nel ricordo di Salvatore Vitagliano | Pittura figurativa contemporanea

Moderato al nutrirsi e a ogni altro avere che non fosse la sua parola, che spendeva sempre ovunque e volentieri per onor del vero e amore di giustizia, Enrico si concesse un’unica eccezione: qualche puntatina al lotto. Ma quelli erano esami preliminari, il settimanale confronto col fato: lui, uomo profeta, divinatore e mago, da buon napoletano, spendeva a volte qualche mille lire per verificare l’esattezza delle sue percezioni, e da assistito qual era, ebbe spesso a trarne vantaggio.

Untitled,  olio su tela - Gianluca Salvati 1996

[..] Basso, trasandato, brutto e perspicace, era capace di sorprendere chiunque e a tutti distribuiva fiammeggianti scintille del suo sapere. Gentile con l’onesto, forte coi forti, amico con gli amici, nemico coi nemici dell’arte, alla fine, quasi a consolar se stesso, fu sempre coi perdenti. Dell’animo degli umani nulla gli sfuggiva.  Ai curiosi perdigiorno, agli invadenti, ai troppo sicuri di sé, quando gli chiedevano di poter visitare il suo atelier, dava sempre un altro indirizzo che non era poi tanto distante da quello reale e in questo v’era forse uno scopo ben preciso: come i grandi maestri Zen, per entrare nel suo Tempio (i sottoscala di Santa Teresa), dovevi quantomeno superare delle prove e la prima e più importante era quella di trovare il luogo, e com’era difficile: quante volte in tanti ci hanno girato intorno, molti (i più pazienti) aspettarono anni prima di inoltrarsi in esso, altri, a meno che il destino non li guidasse o fossero dei fortunati, non lo trovarono mai.
Salvatore Vitagliano (artista)

lunedì 3 giugno 2013

Storia di un quadro: "Bianca", pastelli su tavola 1996 | Gli anarchici del Nudo e Piero Golia

La pittura, come la intendo io, è principalmente materia e stratificazione. In tal modo, anche se la pittura si svolge nello spazio, rende bene sia l'idea del tempo, sia della memoria. Così, nel 1996, cominciai ad interessarmi alle tavole che utilizzavamo per i disegni all'accademia. Queste tavole erano in legno, materiale che risponde benissimo alla pittura materica, inoltre avevano superfici decisamente vissute: segnate dai colori e patinate dal tempo. Il primo lavoro che tirai fuori fu Bianca, uno studio a pastelli della modella.

Piero Golia c'era... era infatti il primo anno che Piero Golia si era aggiunto al gruppo "storico" , ovvero a coloro che lavoravano da qualche anno al corso di nudo dell'accademia di belle arti di Napoli. Quel nucleo era noto ai piani alti dell'accademia, come "gli anarchici"
Così si era definiti dagli studenti e dai prof dei corsi ufficiali: pittura, scultura, decorazione e scenografia. Dal 1994, però, il gruppo degli anarchici aveva cominciato a far parlare di sé, infatti quell'aggregato di personalità e percorsi tanto diversi, me compreso, cominciava a dare i suoi frutti...

Tornando alle tavole, dopo quel primo esperimento a pastelli, cominciai a dargli dentro con la pittura, imbrattando buona parte delle tavole disponibili. 
La pacchia durò finché il prof non mi disse di smetterla. Al che risposi: "Obbedisco!"

Bianca, gessetti su tavola 1996  - Gianluca Salvati



venerdì 15 febbraio 2013

"Ciclista" in bianco e nero. The biker man stronger | Piero Golia non c'era

Ho sempre amato la pittura densa e materica, e, da quando ho iniziato a imbrattare tele, ho prediletto le tempere agli acquarelli, la penna alla matita, e l'olio all'acrilico...
Avevo una certa curiosità di usare gli smalti, quelli industriali, così nel 1994, li sperimentai usando della pittura avanzata da lavori di tinteggiatura in casa.
Disegnavo costantemente da almeno 3 anni e avevo da poco cominciato ad abbozzare direttamente senza alcun disegno preliminare. Allo stesso modo in quel periodo cominciavo a costruire le figure senza riferimento iconografico: andavo a memoria.
Il Ciclista venne fuori così, smalti su cartone. 

Ciclista, smalti su cartone 1994 - Gianluca Salvati

Quando portai il quadretto in accademia ebbe un discreto riscontro. In seguito il prof mi disse di farlo incorniciare per esporlo alla mostra di fine corso. Nel 1994 ne tenemmo due, la prima fu allestita in una sede dell'università di medicina. In quella prima esposizione presentai un altro quadro. Dopodiché partii per Lugano: erano gli ultimi giorni della mostra di Emil Nolde, un pittore che adoravo e non volevo assolutamente perdermi. I miei compagni si preoccuparono di allestire i miei lavori alla seconda mostra al bar dell'Epoca in via Costantinopoli. 
Piero Golia non c'era, non ancora.

La mostra di Emil Nolde a Lugano faceva, a dir poco, pena, non perché avessi cambiato idea su quell'artista, ma perché la qualità dei lavori era estremamente bassa e commerciale. Capita, purtroppo che si adoperi un nome di richiamo lavorando sul battage pubblicitario da un lato, per poi presentare gli scarti di produzione di un autore. 
Per fortuna in quel periodo c'era la mostra di un altro pittore che ammiravo, Nicolas de Staël . La prospettiva di Nicolas de Staël si teneva nei pressi di Parma, ed era curata non bene, ma benissimo. La qualità dei lavori era molto alta. Cosicché fu un piacere acquistare il catalogo di quel pittore  così interessante e così attuale. 
In quegli stessi giorni avevo saputo da mio fratello che “...c'era una sorpresa...”. Cos'era successo? 
Un professore del conservatorio aveva visitato la nostra esposizione collettiva a Napoli ed era rimasto positivamente impressionato dal quadro Ciclista. Quel signore si era presentato diverse volte al bar chiedendo informazioni sul quadretto: dire che fosse molto motivato all'acquisto era un eufemismo. Il prof a un certo punto si era fatto scrupolo di far chiamare a casa per avvisare; la cosa era stata presa con nonchalance dai miei e il quadro restò invenduto. Nondimeno fu un bel riscontro per la mia prima uscita, in fin dei conti dipingevo seriamente da appena 2 anni.

venerdì 28 settembre 2012

Los escualidos e i media | Massoneria e manipolazione dell'opinione pubblica | Lucia Veronesi

Los escualidos, opposizione imperialista al governo Chavéz, dispongono di grandi risorse economiche e sono presenti su diversi media del Paese, dalla Tv alla radio, da internet ai quotidiani. Il colonialismo culturale, infatti, rappresenta una fetta importante della politica estera americana. I format televisivi e gli articoli sono ovunque gli stessi. 
Per farsene un'idea basta visionare i media che fanno capo al noto piduista Silvio Berlusconi, l'amerikano.  

Los escualidos infatti hanno tante disponibilità ma poca fantasia: sono ripetitivi fino alla noia. Ora, tra quella gentaglia per cui ho lavorato a Caracas, i rappresentanti della Giunta Direttiva del Codazzi, c'era un'alta concentrazione di escualidos. Squallidi e mariuoli. Per quanto molti di essi ostentassero ammirazione per Hugo Chavéz, erano di fatto legati mani e piedi all'opposizione imperialista. Qualcuno vantava anche una rete televisiva facente capo al network de los escualidos
Un vero e proprio branco di chiaviche!
Questo spiega come mai, nonostante la continua ostentazione di beni materiali: auto, abiti, e l'apparente internazionalismo, quella gentaglia vivesse praticamente reclusa dentro ville-bunker, inaccessibili luoghi di lavoro ed esclusivi club tematici... In sostanza, le loro infami vite all'apparenza così brillanti, si svolgevano tra una cerchia molto striminzita di persone a loro simili: la minoranza infame.
In realtà, queste osservazioni sugli affiliati dell'ACE "Agustin Codazzi" di Caracas sono la calzante metafora di tutti los escualidos del mondo: polli di batteria che si credono albatros.

Vita grama de los escualidos sotto la gestione di Anna Grazia Greco

gianluca salvati

gianluca salvati
Gianluca Salvati - Lotta di cani

Lettori fissi