Pubblicato il 21 novembre 2012 da redazione
CARACAS – Prendete un nutrito gruppo di genitori infuriati, un
Console dai mille propositi, una giunta direttiva apparentemente acefala
e un rappresentante dell’Ambasciata forse eccessivamente discreto.
Aggiungete un Comites che finalmente decide di fare il suo lavoro e
l’entrata in scena improvvisa del governo venezuelano nelle vesti di due
funzionari del ‘Ministero de Educación’. Condite tutto con denunce,
lamentele, attacchi e tentennanti difese, ed eccovi servita la “riunione
informativa” che ieri avrebbe dovuto risolvere i tanti problemi della
scuola privata italiana A. Codazzi di Caracas ma che, nei fatti, non ha
portato a nulla. Tutto è stato rinviato ad un nuovo incontro il 29
novembre.
Scoppia il ‘caso Codazzi’
Nonostante le polemiche e le lunghe discussioni, la situazione non ha
ancora i contorni ben definiti e i punti interrogativi sono tuttora
molti. Quel che è certo è che, dopo una traiettoria di più di mezzo
secolo ed anni di contributi governativi (dai 140 mila euro del 2007 ai
17 mila dell’anno scorso), la storica istituzione scolastica della
capitale si dice al limite della bancarotta e minaccia di chiudere i
battenti.
La crisi, che si trascinava da tempo, scoppia a settembre, quando a
due settimane dall’inizio dell’anno scolastico la giunta direttiva
convoca le famiglie degli alunni per comunicare un aumento delle tariffe
scolastiche improvviso quanto esagerato: le rette mensili passano da
1.830 bolivares a 3.500, le quote d’iscrizione per i nuovi arrivati da
3.500 a famiglia a 5.000 ad alunno e quelle per i già immatricolati da
1830 a famiglia a 3.500 ad allievo. Secondo la scuola, solo un rincaro
di tali proporzioni avrebbe permesso di coprire sia i buchi causati
dalle famiglie morose sia l’aumento del salario del personale
scolastico. L’aumento, però, è illegale, in quanto la legge venezuelana
permette di alzare le quote ad un massimo del 10% l’anno e con previo
consenso unanime dell’assemblea dei genitori.
Le famiglie dei ‘codazzini’ non accettano il rincaro e neppure
l’atteggiamento dell’attuale giunta direttiva che preferisce imporsi con
decisioni già prese che dialogare con i diretti interessati. “Siamo qui
per informare, non per discutere o negoziare” avrebbe detto la seconda
vicepresidente della giunta, Gladys Burgazzi, ai genitori che chiedevano
spiegazioni (giustificando ieri le sue parole con un risibile “non
avevamo il microfono”). Le famiglie in protesta presentano quindi
denuncia presso l’Indepabis (Istituto per la Difesa delle Persone
nell’Accesso ai Beni e Servizi) e annunciano la costituzione di una
‘Società di Genitori e Rappresentanti’ che possa ricevere donazioni da
destinare alla scuola, realizzare le riparazioni necessarie, chiedere un
rendiconto finanziario e la presentazione di fatture. Non è solo una
questione di soldi: i genitori si dicono disposti a pagare, ma solo se,
in cambio, viene offerta ai loro figli un’educazione di qualità in una
struttura di qualità. È ufficialmente scoppiato il ‘caso Codazzi’.
Una proposta ignorata
Tra settembre ed ottobre si susseguono gli incontri incrociati tra le
parti: l’ufficio del Console Davoli si apre e si chiude ad ogni battito
di ciglia, il Comites è invitato a cena da esponenti della Collettività
per cercare soluzioni, le famiglie discutono tra loro e si organizzano
ed entra in ballo anche l’Ambasciata. L’esito delle discussioni è la
riunione di ieri e la proposta avanzata dal Console, presentata come
unica soluzione all’empasse della scuola: pagamento delle morosità,
rette mensili a quota 2.900 bolivares e borse di studio da parte del
governo italiano per chi non può pagare più di 1.830 bolivares.
I genitori, però, anche questa volta reagiscono mettendosi sul piede
di guerra e per tutta la durata della riunione scagliano contro la
giunta direttiva una serie di attacchi e critiche, ignorando di fatto la
proposta del Console (definita “fenomenale” dal presidente del Comites,
Michele Buscemi) che in pochi minuti finisce purtroppo nel
dimenticatoio.
La ragione di tanta aggressività è in primo luogo la assoluta
mancanza di fiducia delle famiglie nei confronti di una Giunta direttiva
considerata illegittima, inefficiente e, per alcuni, furbetta per
quanto riguarda l’amministrazione del denaro. Quando un genitore da voce
a questo malcontento senza troppi giri di parole, scoppia un fragoroso e
lungo applauso che ammutolisce tutto il palco: il preside Gianfranco
Incerpi, il vicepresidente della Giunta Giudo Brigli, la seconda
vicepresidente Gladys Borgazzi, il Console generale Giovanni Davoli, il
membro del Comites Michele Buscemi, il primo Consigliere d’Ambasciata
Paolo Mari. Non il Presidente della Giunta direttiva della Codazzi,
Adriano Giovenco, che ha stupito tutti non presentandosi all’incontro.
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Cricca Codazzi nel mirino, collage e tecnica mista 2004-2016 |
Illegittima, inefficace, furbetta
Illegittima, si diceva. Lo statuto dell’associazione civile senza
fini di lucro che regge la Codazzi stabilisce che la Giunta debba essere
rinnovata ogni biennio ma l’attuale direzione non mette a disposizione
le sue poltrone da più di otto anni. Ai genitori che chiedono le ragioni
di questo sistema antidemocratico, la Giunta risponde con un sonoro
silenzio. L’unico passo avanti è stato l’impegno del Vicepresidente a
convocare un’assemblea dei soci per il mese di febbraio.
Per quanto riguarda l’inefficienza, stando a quanto denunciato dai
genitori da qualche anno a questa parte le strutture sono in degrado, la
manutenzione scarsa, le infiltrazioni costanti. Manca la carta
igienica, i bagni non funzionano, l’auditorium e il ‘salón maternal’
sono chiusi, il laboratorio di fisica è inattivo, il bar è sprovvisto di
tutto ciò che non abbia la forma di una ‘empanada’ fritta. Secondo una
mamma, “non vale la pena pagare un solo bolivar per un’educazione che
non risponde neppure ad un minimo livello di salubrità”. Per un’altra,
invece, è legittimo iniziare a pretendere un contratto scritto che
impegni la scuola in investimenti mirati nel miglioramento dell’Istituto
per ogni nuovo apporto delle famiglie. “Nessuno paghi un solo bolivar
se non ci dicono dove finiscono questi soldi”.
Alla qualità delle strutture si affianca quella dell’insegnamento. Un
tema delicato che si è toccato quando una mamma del Comitato genitori
ha chiesto come il Console, nelle vesti di Procuratore agli Studi,
avesse potuto firmare e quindi certificare la pagella di sua figlia
contenente i voti di inglese e musica, materie che questa non aveva
frequentato per quasi tutto l’anno a causa dell’assenza di professori.
La donna ha parlato di “falsificazione di documenti pubblici”.
Si è chiamata in causa la questione del ‘corpo docenti’. “Io non
voglio elemosina – ha dichiarato una mamma riferendosi alle borse di
studio proposte dal Console -. Io pago se ho la garanzia di non vedere
un professore diverso ogni due settimane”.
Perché tanti problemi con i professori? Una delle cause pare sia la
contrattazione in nero. Esemplare il caso di Gianluca Salvati,
professore alla Codazzi dal 2004 al 2006: chiamato a prestare servizio
dalla Dirigente scolastica Anna Greco in persona, dopo aver lasciato il
suo posto di lavoro Salvati è arrivato a porgere denuncia in Tribunale
al fine di ottenere dalla scuola la legittima liquidazione che questa
voleva negargli. La Codazzi, come si legge negli atti del processo, per
non dover sborsare quattrini ha addirittura negato in aula “l’esistenza
di una relazione lavorativa tra le parti” e quindi qualsiasi
obbligazione economica nei confronti del professore (cose che succedono,
quando non si ha dalla propria parte un contratto). Fortunatamente, e
in tempi brevi, la giustizia venezuelana ha dato ragione al giovane
insegnante ed ha obbligato la scuola a pagare l’importo dovuto. Sul suo
blog, Salvati ha pubblicato gli atti del processo e l’assegno relativo
al pagamento della sua liquidazione, oltre ad una copia della sua carta
d’identità venezuelana (numero E.82.360.383), precisando che è un
documento falso, comprato, “ottenuto illegalmente, dopo più di un mese
di clandestinità, tramite corruzione di Pubblico Ufficiale e in assenza
di registrazione alla Camera del Lavoro”. Parla poi delle “difficoltà
affrontate in Italia per ottenere il riconoscimento del punteggio
maturato e dell’affannosa quanto inutile ricerca dei legittimi
contributi maturati in quegli anni di lavoro al limite dello
sfruttamento”.
La denuncia avanzata da Salvati non è un caso isolato, sono infatti
numerosi i docenti che si sono rivolti alla legge venezuelana per vedere
rispettati i loro diritti di lavoratori. Questo spiegherebbe un dato
presentato da una mamma ed estratto dai bilanci della scuola: 250 mila
bolivares a Simone Giovenco, avvocato della scuola ma soprattutto moglie
del presidente della Giunta. Una cifra che crea sospetti, così come
crea perplessità l’esistenza di un conto corrente aperto anni fa dalla
scuola in Svizzera. Un conto da anni inutilizzato dove finiscono i
finanziamenti del governo italiano ed in cui, si è difesa la Giunta, è
accumulato il denaro per i tfr degli insegnanti.
Il Console, avanzati dai genitori i primi dubbi sulla giusta
amministrazione economica della scuola, si è affrettato ad assicurare
l’esattezza dei bilanci presentati dalla giunta, comprovata da una
revisione effettuata in modo incrociato con l’Ambasciata d’Italia. Le
analisi confermerebbero l’esistenza di una “situazione di difficoltà” e
“nessuna prova di illeciti”. Ma il Comitato genitori, dal canto suo, non
è convinto: sostiene che i conti non sono trasparenti e che i numeri
presentati dalla scuola – numero di alunni, morosità, stipendi, spese –
sono falsi. A questo proposito ha costruito un contro-bilancio dal quale
si evince l’inesistenza di una situazione di passivo economico ed ha
chiesto di partecipare alla stesura dei rendiconti anche con i genitori
che non fanno parte del Comitato. Il documento è stato chiesto dal
Console per una valutazione ufficiale.
I genitori hanno accusato la Giunta direttiva di una serie di
manipolazioni della documentazione ma anche di una serie di irregolarità
nei confronti della legge venezuelana. “Sono andato al Ministero
dell’Educazione e mi hanno detto che c’erano due carrelli pieni di
fascicoli sulla Codazzi” denuncia un genitore. Una testimonianza
corroborata dall’intervento di Euridice Álvarez, Coordinatrice dei
plessi privati del Distretto Capitale, secondo cui l’Istituto Codazzi
“si trova illegale all’interno del Ministero dell’Educazione”, “non
compie con i 27 requisiti delle istituzioni scolastiche” ed è gestito da
una “giunta irresponsabile”. Giunta che, dal canto suo, non nega
qualche ‘problemino’: “Chi non ha mai avuto problemi con il ‘seguro
social’” si è difeso Brigli.
Il governo venezuelano, comunque, sembra appoggiare i genitori nella
loro lotta per il proseguimento e il buon funzionamento della scuola.
Noel Diaz, Capo del controllo e della valutazione studi del Ministero
dell’Educazione, ha ribadito che “siamo in Venezuela e qui non si
chiuderà né la parte italiana né la parte venezuelana” della Codazzi.
Una promessa che, visti i precedenti, sembrerebbe veritiera. Infatti in
passato è stato il Ministero venezuelano ad impedire la chiusura delle
sezioni venezuelane e della scuola materna italiana dell’Istituto. Ed
ora, per dare un’ulteriore spinta sulla buona strada, Diaz ha
consigliato di convocare alla prossima riunione anche i rappresentanti
della ‘Defensoria del Pueblo’, della Procura e della ‘Defensoria de
Niños, Niñas y Adolescentes’, ribadendo però che si tratterà solo di un
accompagnamento. “Senza pregiudicare nessuno, il Venezuela vi ha sempre
rispettati” ha dichiarato.
Ad alcuni sembra che da parte della Giunta direttiva manchi la
volontà di far funzionare la Codazzi. E’ stata denunciata l’esistenza di
un documento al Ministero de Educación secondo cui la seconda
vicepresidente Gladys Borgazzi “continua ad attendere la chiusura della
scuola”; ci sarebbero 37 bambini cui sarebbe stata impedita l’iscrizione
all’Istituto (lo stesso Istituto secondo cui una delle principali cause
dei problemi economici attraversati è la mancanza di nuove
immatricolazioni); aiuti e donazioni rifiutati (come quello dell’Eni,
che si sarebbe offerto a riparare l’auditorio ed a pitturare l’intera
struttura). Ci sarebbe poi una Giunta che negherebbe ai genitori la
possibilità di incontrarsi nella sala riunioni obbligandoli a discutere e
manifestare in strada; ci sarebbe la brutta esperienza dell’Istituto
Bolivar y Garibaldi non ancora dimenticata che crea incertezze e corrode
la fiducia nelle istituzioni italiane; ci sarebbe… E ci sono i
bambini.
http://voce.com.ve/2012/11/21/50314/riunione-alla-codazzi-giunta-direttiva-nel-mirino/
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"Agustin Codazzi" Giunta direttiva nel mirino |