A raccontarla sembra una
storia incredibile. Per fortuna, ciò che affermo lo posso anche
documentare con ben tre sentenze dei tribunali del Venezuela, dato
che a suo tempo mi sono rivolto alla Giustizia di quel Paese. Così
ho appreso (ma l'ho scoperto in un secondo momento) di aver lavorato quasi due anni
senza essere formalmente regolarizzato alla normativa del lavoro del
Venezuela. Come risulta dalla prima sentenza, quei cornuti
dell'associazione di chiaviche del Codazzi, si erano presi la briga
di segnalare la relazione di lavoro presso gli organismi preposti
solo a fine rapporto, nel 2006.
Immagino che su quest'aspetto avrebbe
dovuto vigilare la dirigente della Pubblica Amministrazione, Anna Grazia Greco.
Cosa che non fece. Cosicché il contratto di lavoro era
diventato un miraggio, e sto parlando di un contratto annuale, da
precariato tout court.
I colleghi mi dicevano che, l'anno
precedente (2003/04), avevano ottenuto il contratto senza problemi. Già, ma
c'era un altro dirigente, il professor Bruno Teodori, che conosceva il
proprio mestiere e sapeva farsi rispettare da quella gentaglia.
Inoltre,
mi ripetevano i colleghi: “Vedrai che il contratto ce lo faranno
firmare prima di Natale...” Il contratto non giunse neanche per
quella data (dicembre 2004), in compenso a me, in quel periodo arrivò
l'accidente, un avvelenamento
che mi stava quasi stroncando.
Quando il 12 gennaio ritornai a scuola, ero clandestino a
tutti gli effetti: il visto turistico era scaduto da più di due mesi.
Dopo circa un mese
mi mandarono con altri colleghi a fare la cedula, la carta d'identità
venezuelana. Quando provai a rinnovarla, nel giugno dell'anno successivo,
scoprii che era pressoché impossibile: quelle latrine vaganti dell'ass. Agustin
Codazzi avevano corrotto un funzionario per omettere gli intrallazzi e le
irregolarità commesse. Come se l'idea di regolarizzarmi non fosse nei progetti di quella gentaglia neanche alla lontana. Dunque il mio rientro non era stato previsto e dovette risultare parecchio destabilizzante per quella feccia e per i loro padrini politici.
Tanto per avere un'idea del livello di insabbiamento adottati in favore di quelle specie di latrine stagnanti del Codazzi basta leggere l'articolo, molto parziale a dire il vero, scritto da Piero Armenti dopo la "visita ufficiale" della delegazione Mae.