Uomo che saluta - olio su tela 1996

Uomo che saluta - olio su tela 1996
Esposto nel 1997 (c'era quel coniglio di Piero Golia) - coll. Franco Chirico

Saul Bellow 1997: funzione dell'arte

Io non propongo assolutamente niente. Il mio unico compito è descrivere. I problemi sollevati sono di ordine psicologico, religioso e - pesantemente - politico. Se noi non fossimo un pubblico mediatico governato da politici mediatici, il volume della distrazione forse potrebbe in qualche modo diminuire. Non spetta a scrittori o pittori salvare la civiltà, ed è uno sciocco errore il supporre che essi possano o debbano fare alcunché di diverso da ciò che riesce loro meglio di ogni altra cosa. […] Lo scrittore non può fermare nel cielo il sole della distrazione, né dividere i suoi mari, né colpire la roccia finché ne zampilli acqua. Può però, in determinati casi, interporsi tra i folli distratti e le loro distrazioni, e può farlo spalancando un altro mondo davanti ai loro occhi; perché compito dell’arte è la creazione di un nuovo mondo.

lunedì 3 maggio 2010

Max Mauro - Un pittore napoletano a Caracas - La Voce d'Italia

CARACAS– Che ci fa un pittore napoletano a Caracas? E’ la prima domanda che il cronista si pone incontrando Gianluca Salvati, artista figurativo con alle spalle diverse mostre collettive e una personale nella città di origine, che da due anni risiede nella capitale venezolana.
Sono arrivato come insegnante della scuola italiana Codazzi”, risponde con un sorriso aperto e il tipico accento della sua terra di origine questo giovane che non dimostra i suoi 38 anni. “A un certo punto della mia vita mi sono trovato di fronte a una scelta: vivere di pittura facendo delle opere commerciali oppure trovarmi un lavoro che mi consentisse di continuare a dipingere ciò che più mi piace, senza badare al mercato. Così ho rispolverato il diploma magistrale che ho conseguito prima di compiere gli studi all’accademia dell’arte di Napoli e mi sono immerso nell’insegnamento”. Prima di arrivare in Venezuela, Gianluca ha vissuto per un anno a Casablanca, in Marocco, lavorando sempre come insegnante di italiano. Sembra che la sua vita sia legata all’incontro con altre culture, allo spaesamento di chi decide di vivere lontano da casa. Un emigrante moderno o un artista alla ricerca di stimoli?
Mi piace entrare in contatto con altre culture, ma non è stata una decisione programmata quella di venire in Venezuela o andare in Marocco. Si è presentata l’occasione e l’ho colta, tutto qua. E’ chiaro che tutto quello che vedo e assorbo nei luoghi i cui vado mi trasmette qualcosa che in un modo o nell’altro poi traspongo nei quadri”. Nel suo periodo venezolano ha creato sette opere, sette quadri di forte impatto emotivo, perché tutti hanno per protagonisti figure umane, ritratte in posizione distesa, viste di fronte. “Una delle prime cose che mi hanno colpito a Caracas erano le persone distese in strada, mendicanti e barboni. Vedevo qui corpi e mi veniva istintivo di raccogliere degli schizzi o di fotografarli. Non l’ho fatto, per pudore o rispetto, ma poi, quando ho sentito il bisogno di dipingere, ho affittato uno studio e il risultato del mio lavoro sono questi quadri”.
Il rapporto di Gianluca con la pittura è molto intenso, ammette che è la cosa che gli piace più fare nella vita, ma trascorre lungo periodi senza dipingere. “Fin da piccolo ho avuto la passione per i colori e il disegno. La mia è una famiglia di musicisti: la nonna, il babbo, i miei due fratelli, tutti musicisti. Io sono l’unico che si dedica alla pittura, però passo dei lunghi periodi in cui non mi avvicino alla tela. Per dipingere serve tranquillità e in certi momenti devi lasciare maturare le sensazioni che vuoi trasmettere dipingendo, devi studiare, ricercare”.
Nei primi tempi non riusciva ad abituarsi al clima dei Caraibi e soprattutto all’assenza delle stagioni come si vivono in Italia, ma ora si è affezionato al paese. “Ci sono dei paesaggi spettacolari e il ritmo della vita è più rilassato, meno stressante. E poi stando in America Latina ho avuto modo di conoscere le opere di grandi artisti come il venezolano Jesus Soto o il messicano Rufino Tamayo. Mi piace molto anche l’artigianato indigeno, i lavori fatti a mano”, dice.
Chiusa l’esperienza alla scuola italiana, Gianluca sta ora seguendo un corso di grafica, altra sua passione, e programma il rientro in Europa. Prima di partire deve tuttavia prendere una decisione: che fare dei quadri realizzati in Venezuela? “Al principio non mi piacevano, poi ho cambiato idea e forse alcuni li porterò con me, anche se non è facile svolgere la tela, rischi di rovinarli. Insomma, non ho ancora ben chiaro che farne, forse li regalerò. Venderli? Non li ho pensati per questo”.
Pubblicato il 08 maggio 2006 da Max Mauro-9/5/06

mercoledì 28 aprile 2010

Le vie dell'arte: pittura e massoneria | Il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci

Alcuni mesi fa ho avuto il piacere di ammirare, per la prima volta, il San Giovanni battista di Leonardo da Vinci. Il quadro era esposto a Milano ed era visibile gratuitamente grazie allo sponsor dell'iniziativa, la multinazionale Eni
Al termine della visita ho posto qualche domanda a una delle guide. Volevo sapere se quel dipinto avesse un particolare significato per i massoni. L'addetta non ha saputo rispondermi, ma si è prontamente inserito un suo collega per contraddirmi, come se la mia curiosità fosse un pretesto per creare fastidi. La mia domanda non era gratuita: la fondazione della massoneria risale al giorno di San Giovanni battista, per questo, sul momento, ho trovato delle attinenze con il quadro di Leonardo da Vinci. Di fatto, sia le guide che alcuni visitatori si sono premurati di affermare che quel quadro di Leonardo è un quadro religioso: “c'è anche la croce...”, ha aggiunto una signora.
Evidentemente devo avere la testa dura, perché non mi tornavano i conti. Ma la versione bigotta di Leonardo, malgrado il parere di preti e politici, mi sembrava una vera e propria minchiata. Un artista del suo calibro, genio universale, non poteva essere così naif da credere a tali favolette. Uno che ha sperimentato in prima persona l'ambiente insidioso della corte papale, dove lo si accusava di stregoneria, doveva aver ben chiara la differenza che c'è tra il fare e il predicare. A Roma, Leonardo non solo non ha avuto la possibilità di lavorare, ma poco ci mancava che lo nominassero buffone di corte. Per questo motivo, accettò l'invito del re di Francia a lavorare presso di lui. La fuga di cervelli dall'Italia è cominciata proprio con Leonardo da Vinci. Un genio che il mondo intero ci invidia, in fuga da un potere retrogrado e bigotto.


San Giovanni Battista, part. olio su tela - Leonardo da Vinci

Pochi giorni dopo, il dubbio mi si è risolto, complice un fascicolo allegato alla rivista Art e dossier sul disegno di Leonardo (autore Carlo Pedretti), al cui interno c'è un disegno molto eloquente, poco dissimile dal San Giovanni battista visto a Milano. La differenza consiste nella simbologia: anziché la croce e i simboli dell'eremita, il protagonista, nudo, mostra un'erezione. Dunque: Leonardo da Vinci ha tenuto con sé per tutta la vita il quadro di un suo amante. Un'immagine paganeggiante, benché travestita di simboli cristiani.

A quel punto i conti mi sono ritornati. Ho capito che certa gente non perderà mai il vizio di mistificare la realtà e manipolare le masse: sarà per questo che sono molto orgoglioso del mio relativismo.
Gianluca Salvati

Non credo in niente, non ho paura di niente: sono libero.
Nikos Katantzakis


San Giovanni Battista è stato utilizzato entro una certa linea d'interpretazione della storia della Massoneria come una prova della sua stretta affinità con società esoteriche attive molto prima del 1700 e del suo accesso ai relativi segreti. Il Santo infatti godeva di particolare venerazione da parte dei Templari (in questa linea interpretativa sopravvissuti alla loro soppressione ufficiale) e dei Rosa-Croce.

La Massoneria – Il vincolo fraterno che gioca con la storia. Edizioni Giunti
 

 

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Gianluca Salvati - Lotta di cani

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